Anche – e a maggior ragione – fuori dall'Unione Europea, il Regno Unito resterà contrario a "ogni idea di un esercito europeo" perché la Nato deve restare "la pietra angolare della difesa dell'Europa" (segno che i due progetti sono alternativi, e non complementari): lo ha dichiarato oggi il ministro britannico della Difesa, Michael Fallon, al suo arrivo alla riunione con i colleghi dell'Unione europea a Bratislava.
"Siamo d'accordo sul fatto che l'Europa deve fare di più per rispondere alle sfide del terrorismo e dell'immigrazione, ma continueremo ad opporci a ogni idea di un esercito europeo o di un quartier generale per un esercito europeo, che semplicemente duplicherebbe e minerebbe la Nato", ha affermato il ministro britannico rivelando così la propria contrarietà alle aspirazioni all'indipendenza dell'Unione Europea anche sul fronte militare, contrastata per ovvi motivi anche dagli Stati Uniti.
Interpellato sulla possibilità per il Regno unito di opporre un veto all'esercito europeo prima della Brexit, Fallon ha risposto: "Qui non c'è alcuna maggioranza in favore dell'esercito europeo. C'è un certo numero di paesi che ritiene come noi che" questa ipotesi dell'esercito europeo rappresenta una "limitazione alla sovranità degli Stati nazionali".
In realtà già il Trattato di Lisbona permette ai paesi che guidano il processo di unificazione europeo di andare avanti per la loro strada e di imporre agli altri la propria volontà in un secondo tempo, attraverso le cosiddette 'cooperazioni rafforzate' e le 'cooperazioni strutturate permanenti', previste anche in campo militare.
Inoltre proprio il voto sulla Brexit ha accelerato il processo di rafforzamento dell'esercito europeo, ora che la voce in capitolo da parte di Londra, che ha sempre remato contro, è nettamente inferiore rispetto al passato: sul tavolo ci sono una proposta da parte di Federica Mogherini e un piano presentato da Francia e Germania – nove pagine intitolate "Una Europa forte in un mondo di incertezze" – che prevede la rapida costituzione di un quartier generale a Bruxelles che permetta una maggiore integrazione tra gli eserciti continentali e il rafforzamento del complesso militare-industriale europeo che può già contare su alcuni 'pezzi forti'.
Recentemente l'asse franco-tedesco ha impresso una notevole accelerazione alla creazione dell'esercito europeo, il maggiore dagli anni '90, anche se la fuoriuscita della Gran Bretagna dall'UE rappresenta anche un elemento problematico rispetto al progetto di difesa comune, vista la perdita del potenziale militare britannico, tra i principali nel continente insieme a quello francese.
I leader dell'Unione europea si sono riuniti senza la Gran Bretagna nella capitale slovacca lo scorso 16 settembre per discutere il futuro dell'Ue dopo il referendum sulla Brexit ed hanno convenuto su una tabella di marcia di sei mesi per creare una nuova "visione" per l'Ue, incluso un rafforzamento della cooperazione nel campo della difesa comune, a cui la Gran Bretagna però si è sempre opposta. Fallon ha insistito, tuttavia, che il Regno unito continuerà a contribuire alla difesa europea come membro della Nato. "Stiamo lasciando l'Unione europea, ma rimaniamo impegnati per la sicurezza dell'Europa e a mettere più truppe in Estonia o in Polonia il prossimo anno", ha confermato.
Da parte sua il segretario generale della Nato, il norvegese Jens Stoltenberg, ha glissato sul conflitto affermando che non esiste contraddizione tra Alleanza Atlantica ed esercito europeo, e che "l'uno rafforza l'altro". Ma ovviamente i piani statunitensi prevedono la supremazia dello strumento che Washington ha sempre utilizzato per impedire l'indipendenza militare europea.
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