Lunga vita e ricca di svolte. In molti stanno in queste ore cercando il Dario Fo che li tranquillizzava, il premio Nobel meno celebrato nel paese d'origine che si sia mai visto. In molti ci ammanniscono l'immagine di un anziano affabulatore col vezzo del grammelot e la passione per l'anticlericalismo.
Senza pretesa di completezza, ci sembra giusto ricordarlo per la sua opera meno tranquillizzante: "Morte accidentale di un anarchico". L'uccisione di Giuseppe Pinelli nell'ufficio del commissario Luigi Calabresi, allora capo della squadra politica della Questura di Milano.
Per chi non ricordasse chi era quel magistrato qui magistralmente "recensito", quello che si inventò il "malore attivo" – caso unico nella storia giudiziaria e clinica del pianeta, mai più ritirato in ballo – per giustificare la morte di Pinelli e il "non luogo a procedere" nei confronti dello stesso Calabresi e dei suoi uomini, sembra giusto fare sempre il nome: Gerardo D'Ambrosio, poi membro del pool di "Mani pulite" e quindi senatore per qualcuna delle mille trasformazioni del Pci in Pd...
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