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02/11/2016

Come l’Unione Europea si prepara “agli anni delle cento guerre”

Le continue escalation imposte dalla competizione globale e il clima da “anni delle cento guerre” che si respira nel mondo, non lasciano affatto indifferenti né inerti le classi dominanti europee. E’ ormai da quando con la Brexit si è tolto di torno “l’impaccio britannico”, che i governi europei stanno accelerando sul processo di concentrazione e cooperazione sul piano militare.

La newsletter Affari Internazionali (espressione dell’Istituto Affari Internazionali), riferisce che:
“i ministri della Difesa di Francia, Germania, Italia e Spagna hanno recentemente presentato ai colleghi degli altri Paesi Ue un documento congiunto contenente alcune proposte, abbastanza concrete e ambiziose, per una maggiore cooperazione e integrazione europea nel campo della difesa”.
Come noto ci sono diversi stati europei ancora molto legati agli Usa (vedi i paesi dell’est e quelli baltici) e che, per conto del loro mandante, recalcitrano all’idea di un esercito europeo, magari coordinato con la Nato, ma autonomo dagli Usa.

La soluzione avanzata dal nucleo duro militarista (Germania, Francia, Italia, Spagna) è quella del Pesco (Permanent Structured Cooperation) ossia le cosiddette cooperazioni rafforzate fondate sul “chi ci sta, ci sta”, un po’ come avvenuto per l’adozione dell’euro. L’ancoraggio istituzionale europeo del documento dei quattro paesi è sancito sin dal suo incipit, con il riferimento forte alla attuazione della “EU Global Strategy” presentata dall’Alto Rappresentante Federica Mogherini lo scorso giugno.

E’ ancora Affari Internazionali a sottolineare come tra le quattro principali potenze europee vi siano già una serie di cooperazioni industriali strategiche incrociate, a partire dal consolidato asse franco-tedesco (vedasi Airbus, ma non solo), le cooperazioni bilaterali italo-francesi (ad esempio nell’aereospazial e nella cantieristica navale) e italo-tedesche. Vi sono anche importanti triangoli, come quello tra Germania, Italia e Spagna sul velivolo da combattimento Eurofighter (anche con la Gran Bretagna), o quello franco-germano-italiana sulla missilistica (con anche Londra parte di Mbda).

Il primo esempio di cooperazione militare e industriale che ha visto i quattro paesi in questione tutti insieme, e senza altri partner, si è concretizzato nel 2015-2016 con il progetto congiunto per sviluppare un drone europeo – il Male – entro il 2025. E’ la rivista specialistica Analisi Difesa a riferire che dall’inizio di settembre è iniziata una nuova fase per il Drone Europeo. Il contratto per lo studio di definizione del Drone Europeo (Male RPAS – Medium Altitude Long Endurance Remotely Piloted Aircraft System), assegnato a Leonardo-Finmeccanica, Airbus e Dassault Aviation, è stato ufficializzato nel corso di una riunione per l’avvio del progetto presieduta da OCCAR, l’Organizzazione Europea per la cooperazione in materia di armamenti. Presenti i rappresentanti delle industrie coinvolte e dei paesi partecipanti al programma: Italia, Francia, Germania e Spagna.

In pratica, e senza troppo clamore, da tempo è andato costituendosi un complesso militare-industriale europeo avanzato e competitivo anche verso il vecchio monopolio statunitense.
Quali sono le altre proposte concrete avanzate dal documento congiunto? Si propone di costituire a Bruxelles una “capacità permanente per pianificare e condurre” le missioni militari Ue, con i relativi “robusti meccanismi di finanziamento” per sostenere il “dispiegamento delle forze europee all’esterno dell’Ue”. Proprio in quest’ottica funzionalista si propone anche un “comando medico europeo” ed un “hub logistico europeo” per razionalizzare e rendere più efficienti i supporti logistici riducendo così duplicazioni e costi.

L’obiettivo di questa concentrazione è quella di “maggiore efficacia nel condurre missioni internazionali, alle economie di scala e al risparmio sulle duplicazioni inutili, alla possibilità di mantenere insieme come europei il (costoso) vantaggio tecnologico sugli avversari militari che nessun Paese Ue può permettersi più da solo”. Dunque le potenze europee – in particolare quelle con maggiori ambizioni militari come la Francia o economiche come la Germania – sono arrivate da tempo alla conclusione che anche sul piano militare devono costituirsi come polo, la sola dimensione nazionale non è più adeguata a reggere una competizione globale che potremmo ben definire interimperialista.

Non era stato proprio Helmut Khol ad affermare all'università di Lovanio prima e in una intervista al Corriere della Sera poi che "l'integrazione europea sarà una questione di pace o di guerra nel XXI Secolo"?

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