Nuovo attentato in Turchia, questa volta davanti al palazzo di Giustizia di Smirne
e, come al solito, le notizie sono frammentarie, contraddittorie,
parziali. Ha senso cercare di capirci qualcosa con così pochi elementi?
Si ha senso, purché si sia prudenti.
Un lettore di questo blog mi ha rimproverato di aver scritto due pezzi
sugli attentati di Berlino, Istanbul ecc. sulla base di pochi elementi,
quel che, a suo avviso, avrebbe rappresentato un po’ un “buttarmi via”
non all’altezza (bontà sua) delle mie prestazioni in altre occasioni. Lo
ringrazio per l’apprezzamento, ma resto dell’idea che anche con poche
carte in mano si possa far qualcosa per capire quel che accade, anche se
si è costretti ad ipotesi appena abbozzate.
L’analisi della politica internazionale, per sua natura (data
l’estesa prassi del segreto di Stato e del suo simmetrico che è la
clandestinità dei terroristi) spinge a cercare elementi di conoscenze
per approssimazioni successive e, in qualche caso, attraverso passetti
di pochi centimetri. Ma anche quei pochi centimetri possono aiutare la
messa a fuoco della lente con cui leggeremo quel che segue.
E veniamo alla strage attuale di Smirne. Il governo
se la prende con il Pkk dei curdi. La fonte non è la più credibile
(capirai: la polizia di Erdogan!) ma, comunque è una pista da prendere
in considerazione. Vero è che, nella situazione attuale i curdi non
hanno molto da guadagnare da una azione del genere, ma, alla fine, una
guerra irregolare fra loro ed il governo centrale è in corso, al punto
che un quarto dell’esercito turco è impegnato nel Kurdistan, per cui può
trattarsi di un tentativo di allentare la pressione, spostando
l’attenzione verso le regioni occidentali del paese o (dato l’obbiettivo
scelto: il palazzo di giustizia) magari si è trattato di una forma di
protesta contro la repressione. Per cui, anche se la cosa ci lascia poco
convinti, è possibile che di questo si tratti.
Vice versa, ormai sappiamo che la strage di Istanbul è stata opera
dell’Isis che ha rivendicato (mentre incuriosisce che non ci sia stata
rivendicazione per Berlino e per l’ambasciatore russo). Sin qui non c’è
rivendicazione dell’Isis per Smirne, per cui restiamo in attesa. L’unica
evidenza che c’è è l’intensificarsi di episodi del genere in Turchia
che si conferma punto focale delle attuali tensioni internazionali.
Questo non significa necessariamente che ci sia una regia unica dietro
questi attentati. Può darsi, ma non c’è affatto bisogno di essa: basta
semplicemente che si apra una voragine del genere per richiamarci dentro
tutti quelli che, in un modo o nell’altro, per una ragione o per
l’altra, hanno interesse a destabilizzare Erdogan. Nemici vicini e
lontani: curdi certo, ma anche americani, sauditi, quatarioti, Gulen...
Ognuno a suo modo sta guardando in questa direzione e può essere
coinvolto direttamente o indirettamente.
Quel che interessa a noi è tenere ben desta l’attenzione
verso la penisola anatolica che potrebbe star covando un incendio di
vaste proporzioni.
Un altro elemento che merita attenzione è che questa pericolosa
evoluzione della situazione sta avvenendo nella totale inesistenza
dell’Europa e dei suoi componenti. Il che peggiora ulteriormente tutto,
perché rende manifesto come Ankara ricatti l’Europa con l’argomento dei
flussi di rifugiati. Poi c’è da immaginare quali ondate potrebbero
esserci se l’incendio divampasse in Turchia. Il che dice anche quale
idiozia sia stata ridurre nelle attuali condizioni la Grecia che, nel
caso, potrebbe essere con la Bulgaria l’antemurale europeo di un
disastro in Turchia.
Per ora registriamo solo l’infittirsi di segnali di questa evoluzione.
Una conferma di quella lente di lettura che avevamo indicato. E’ poco?
Certo, ma, per ora è quel che passa il convento e, per il resto,
speriamo bene.
Fonte
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