Corriere e Repubblica del 23 (ieri) hanno entrambi dato notizie di un accordo fra M5s, FdI e Lega,
che starebbe bollendo in segreto, per il dopo elezioni, finalizzato a
formare una maggioranza per il governo, da contrapporre all’asse
Pd-Forza Italia. Non so quanto ci sia di vero, ma propendo a credere che si tratti di esagerazioni giornalistiche, magari qualcosa di vero c’è, ma assai meno di quel che si dice.
Lo penso – e lo auspico – anche perché come si fa a
raccontare alla gente che il giorno pari si cerca di far gruppo con gli
ultrà euristi dell’Alde ed i giorni pari di allearsi con gli ultrà
antieuristi della Lega? E, peraltro, sarebbe una sciocchezza molto
pericolosa e priva di scopo.
Entriamo nel merito. Come si sa il M5S si è
presentato come l’alternativa alla casta nel suo complesso ed il mantra
“né di sinistra né di destra” (tornerò a parlarne, non avendo mai
nascosto di essere restato sempre di sinistra pur guardando con simpatia
a questo nuovo movimento) precludeva la via ad ogni alleanza.
Per la verità ho sempre trovato eccessivamente rigida questa
impostazione, perché, in assoluto non si può escludere da adesso al
giudizio universale di potere/dovere allearsi con qualcuno, ma il punto è
che, nell’attuale quadro politico, fra le tre forze maggiori (Lega, Fi e
Pd) non ce ne è una con cui il M5s possa decentemente allearsi, perché
sono tutte a pari merito casta. Anche la Lega, compagna ventennale di
Berlusconi nei suoi governi, per non dire delle giunte lombarde con il
“Celeste”. E neppure si può dire che la Lega possa decentemente gridare
“onestà onestà” con il M5s: Belsito, Tanzania, Università di Tirana... vi
ricordano niente?
D’accordo, sono storie di sei anni fa, ma è anche vero che, da
allora, la Lega di occasioni ne ha avute molto meno. Insomma un alleato
imbarazzante. Diverso sarebbe se ci trovassimo di fronte a forze
politiche nuove, sorte dal disfacimento di questo putrido sistema della
Seconda Repubblica, che potrebbero essere valutate di volta in volta.
Questi che ci sono, invece, già li conosciamo ed io, vecchio uomo di
sinistra, sarei contrarissimo anche a qualsiasi intesa con il Pd.
Poi, c’è modo e modo di “allearsi”, un conto è
concordare una campagna o una legge, un conto è confluire nella fiducia
ad un governo: c’è la partecipazione organica allo stesso governo, c’è
l’appoggio esterno con voto a favore e c’è quello con astensione.
Con un’avvertenza: nel caso di appoggio esterno, il più forte non è
quello che, stando al governo, lo riceve, ma quello che, standone fuori,
lo dà ed in ogni momento lo può ritirare facendo ballare il governo.
Ebbene, nel 2013 il M5S decise di negare ogni appoggio a Bersani (che
poi sarebbe consistito solo nell’uscire dall’aula al Senato, al momento
del voto), adesso invece dovrebbe essere pronto a cercare il voto della
Lega e di Fdi, mettendosi nelle loro mani.
Per di più, leggendo insieme i due episodi, si capirebbe che
il M5S non è disponibile ad alleanze con la sinistra, ma con la destra
si.
Che fine farebbe il “né di destra né di sinistra”? Mi pare che si
scioglierebbe in un semplicissimo “di destra”. Non può esser vero che
stanno facendo questa scemenza.
E la cosa sarebbe assai incauta perché nel M5S ci si dimentica spesso
che la zolla più cospicua del suo elettorato proviene dal Pd, da
Rifondazione, da Sel e dall’Idv che della sinistra era alleato.
Siamo sicuri che una scelta del genere non costerebbe cara al movimento sul piano elettorale?
Troppo spesso si fa un errore: si identificano gli umori
dell’elettorato con quelli degli iscritti on line ed in particolare con
quelli che partecipano alle consultazioni.
Vorrei ricordare che a fronte degli oltre 8 milioni di voti (quasi 10
se i sondaggi hanno ragione) gli iscritti sono solo 130.000 e quelli
che partecipano alle consultazioni sono circa 30.000. Peraltro, vorrei
ricordare che, quando si trattò della questione dello ius soli per la
cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia, la consultazione
bocciò le posizioni proposte da Beppe e Roberto, votando per la tesi
favorevole agli immigrati. Lo si tenga presente quando ci si trovasse a
trattare con la Lega su quel tema. Ripeto: non può essere vero che si
stia andando in questa direzione.
Peraltro, l’ipotetico patto rischierebbe anche di essere una pistola scarica.
Personalmente non sono affatto convinto che la sommatoria di M5s e
Lega-FdI raggiunga la maggioranza in entrambi i rami del Parlamento.
Vedremo la legge elettorale che verrà fuori, ma direi che per lo meno al
Senato non se ne parla nemmeno, atteso che: il M5S raccoglie una parte
significativa dei suoi consensi fra i 18-25enni che non votano al Senato
e che la Lega dall’Emilia in giù non becca un solo senatore e disperde i
voti (forse ne prende uno in Lazio, grazie a FdI).
Ma poi, siamo sicuri che andare al governo in questo momento sarebbe un gioco che vale la candela?
I prossimi 2-3 anni saranno i peggiori dall’inizio della crisi, tanto
per l’Europa quanto per l’Italia (ne parleremo analiticamente in un
prossimo pezzo) e, per di più, da gennaio in poi alla Bce non ci sarà
più Mario Draghi, con il suo ombrello protettivo e bisognerà rendere
conto all’Europa (e il ballo è già iniziato) di tutte le regalie
referendarie di Renzi. Sai che bello, trovarsi a gestire i disastri
prodotti dal Pd e gestendo un governo tenuto al guinzaglio dalla Lega!
Non può essere vero.
Il rischio è quello di fare un governo che duri un anno ed in una
situazione in cui la legislatura, in ogni caso, non andrà oltre i due.
Ne vale la pena? In politica alleanze e strategie non si decidono sulla
fregola governista di qualche giovanotto.
Insomma, non posso credere ad una prospettiva così autolesionista da parte del M5s.
Quanto a me, da sempre uomo di sinistra, mi è capitato in questi
giorni di riandare con la memoria ad una poesia di Giuseppe Giusti
studiata in quinta elementare. Poesia non eccelsa, in verità, ma che
rimase impressa nella mia memoria di ragazzino, al punto di ricordarla
ancora oggi:
E buon per me se la mia vita intera
mi porti alfine a meritare un sasso
che porti scritto “Non mutò bandiera”
Fonte
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