29/01/2017
Italexit. Cosa rivelano un rapporto Mediobanca e i sondaggi
Uscendo dall’Eurozona i conti pubblici potrebbero guadagnarci ben 8 miliardi di euro all’anno. A scriverlo nero su bianco è uno studio di Mediobanca riservato ai suoi clienti, ma finito sulle pagine de Il Giornale. L’analisi di Mediobanca si basa su ragioni essenzialmente di tipo economico, quindi del tutto alieno a considerazioni di carattere politico sulla necessità di una Italexit per recuperare anche spazi di democrazia e sovranità popolare sul futuro del paese. “La prima questione è che la moneta conta. Eccome, quando si parla di produttività italiana. Il nostro differenziale con la Germania e la Francia è del 20 per cento. Una roba da pazzi: è come correre una gara con Bolt, e per di più azzoppati (…) Negli ultimi quindici anni la ricchezza italiana (il Pil) non è cresciuta di un euro. Dal 2008 ad oggi il Pil è sceso di sette punti percentuali. Le conseguenze si vedono nei portafogli delle banche pieni zeppi di crediti inesigibili”.
In questo contesto c’è da considerare che l’Italia è stata aiutata dal basso livello di tassi di interesse, ma ora tutto rischia di finire per tre motivi.
“Il primo è l’andamento generale dell’economia nel mondo. Mentre in Italia, ad esempio, i prezzi sono calati dello 0,1 per cento, in Europa sono mediamente cresciuti dell’1,1 per cento (…) Un secondo motivo deriva dal fatto che Mario Draghi non può continuare all’infinito a comprare i nostri Btp, comprimendone così il prezzo (…) Terzo fattore: le nostre banche. Sono gli acquirenti storici e più fedeli dei Btp. Ma i nuovi regolamenti europei, le obbligheranno ad alleggerire i propri portafogli di carta pubblica italiana, per ridurre la concentrazione del rischio su un solo emittente. Il combinato disposto di queste tre situazioni comporterà un aumento dei tassi di interesse sul nostro debito. E saranno guai. Nel solo 2017 dovremmo rinnovare più di 200 miliardi di prestiti e gli attuali tassi all’1,5 per cento per Mediobanca rischiano di essere un sogno”.
La soluzione per Mediobanca? Ridenominare il debito in lire che in soldoni significa uscire dall’euro, con il conseguente deprezzamento della lira. Tutti fattori che, come scrivono da Mediobanca, possono “supportare una decurtazione del debito e insieme ad una politica monetaria ritornata sovrana, possono creare le condizioni per un genuino rilancio dell’economia italiana”. “Il conto finale è che il passaggio dall’euro alla lira ci farebbe subito avere un risparmio di 8 miliardi”.
Ma se anche quello che era il salotto buono della finanza comincia a ragionare sulla Italexit, sul piano politico si manifesta una guerra di sondaggi con risultati contrastanti. Secondo il rapporto “Italia 2017” dell’Eurispes, nel 48,8% dei casi gli italiani si dicono contrari all'ipotesi di uscire dall'Unione Europea, mentre i favorevoli sono il 21,5%. Un terzo (29,7%) non sa esprimersi in merito o preferisce non farlo. L'ipotesi di un referendum per uscire dell'Ue vede prevalere il No con il 39,1% contro il 29,5% di Si e un altissimo numero di "non so" (31,4%). Un risultato che appare molto diverso rispetto al rapporto Eurispes del 2015 quando alla domanda "l'Italia dovrebbe uscire dall'Euro?" il 40% dei cittadini aveva risposto di Si. Alla vigilia della Brexit, nel giugno 2016, ad esempio, un sondaggio dell’istituto Ipos Mori, certificava che tra gli italiani consultati, il 58% chiedeva un referendum sulla possibilità di uscire dall’Ue se il 23 giugno la maggioranza dei britannici avesse per la Brexit e di questi il 48% si dice intenzionato a votare per una “Italexit”, per portare fuori il nostro Paese dall’Unione.
Insomma la contraddizione con l’Unione Europea sembra destinata ad accentuarsi rapidamente. Il rischio è che tale contraddizione venga maneggiata ed egemonizzata da settori della borghesia e dalle forze di destra. A meno che, come emerso con forza nell’assemblea di Eurostop di sabato, un movimento politico, popolare e radicale non entri in campo declinando l’obiettivo dell’Italexit dandogli il dovuto segno progressista e di classe.
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