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31/01/2017

Strage di Viareggio, oggi la sentenza. Intervista a V. Antonini


Riccardo Antonini è stato un ferroviere per tutta la vita, sempre impegnato sul fronte sicurezza, come sindacalista della Filt-Cgil. Per la sua competenza ha prestato gratuitamente la sua consulenza tecnica a favore delle famiglie delle vittime della strage di Viareggio (29 giugno 2009) nell'incidente probatorio iniziato nel marzo 2011. Rete Ferroviaria Italiana – Rfi, una delle quattro società in cui è stata scorporata Ferrovie dello Stato sotto la direzione di Mauro Moretti (ex segretario della Filt-Cgil!) – ha considerato quella consulenza gratuita un “conflitto di interesse”, equiparando di fatto il rapporto di lavoro a un legame tra complici in un reato. Quindi lo ha licenziato, a un anno dalla pensione, e il processo per il reintegro è ancora in corso.

Ci sembra dunque che sia una delle persone più titolate a parlare del processo per la strage, che oggi arriverà alla sentenza di primo grado. Intervista realizzata da Radio Città Aperta.

Buongiorno Riccardo

Buongiorno a voi.

Grazie per essere con noi, prima di tutto. Domani, dopo sette anni e sette mesi, arriva finalmente questa sentenza tanto attesa sulla strage del 2009. Che giornata può essere?

E’ una giornata clou rispetto a tutta la vicenda processuale, perché questa vicenda ha visto circa 140 udienze. Vi è stato l’incidente probatorio, poi l’udienza preliminare e dal 13 novembre 2013, quindi oltre tre anni fa, è iniziato il processo vero e proprio. Quindi diciamo che per i familiari, ma anche per i cittadini, i lavoratori, i ferrovieri che hanno seguito costantemente questa vicenda, è stato un impegno enorme, di grandi mobilitazioni, di iniziative quotidiane. In questi giorni stiamo facendo un lavoro ora per ora. Questa mattina (ieri, ndr) eravamo in stazione a volantinare ai pendolari; il giorno prima eravamo a Pisa, e quello precedente a Lucca. Stiamo facendo un lavoro enorme perché ci auguriamo che ci sia una buona partecipazione domani (oggi, ndr) al tribunale, e quindi diciamo che è la giornata un po’ decisiva per quanto riguarda il processo. Verrà celebrato il 1° grado, dopo sette anni e sette mesi, esattamente, e siamo fiduciosi che ci sia una sentenza che rispecchia la mobilitazione, la partecipazione, l’impegno, come forma di deterrenza nei confronti del responsabili di questa immane tragedia.

Responsabilità che devono assolutamente essere accertate, perché qui ci sono le famiglia di 33 vittime; 33 famiglie che aspettano di sapere perché i loro cari sono scomparsi nel 2009...

Sì. Noi abbiamo ovviamente impostato questi anni di attività innanzitutto perché questo disastro ferroviario, che si è trasformato in una strage, non sia dimenticato, come purtroppo avviene in tante stragi di questo paese. Perché non rimanga impunita. A pochi chilometri da qui abbiamo avuto anche la vicenda della nave Moby Prince, 25 anni fa: 140 vittime, 0 colpevoli. E poi ovviamente per creare le condizioni perché non si ripetano tragedie come queste. Quindi bisogna togliere gli ostacoli che hanno permesso tutto questo. Noi abbiamo sempre detto che si è trattato di una strage annunciata; un disastro ferroviario che ha provocato così tante vittime, feriti gravissimi – non dimentichiamolo mai, alcuni ne porteranno le conseguenze per tutta la vita – e famiglie distrutte. Quindi questo è un appuntamento importante. Abbiamo fatto appello alla mobilitazione, saremo come sempre numerosi lì fuori del processo; è la prima volta che vengono ammesse le telecamere in aula, e anche questo è un fatto molto singolare, e vengono ammesse solo al momento della lettura della sentenza. Diciamo che è il processo più importante che si celebra da anni in questo paese ed è un processo che è stato costantemente oscurato dai mass media perché sul banco degli imputati vi sono figure eccellenti di aziende di stato. Mi riferisco alla figura apicale, quella del cav. Moretti, che è stato amministratore delegato della holding dal 2006 al 2014, rinominato più volte nonostante fosse stato indagato e rinviato a giudizio nel processo di Viareggio; fin quando, ovviamente dal governo Renzi, è stato promosso a Finmeccanica dal 2014 e ha preteso che a sostituirlo fosse Elia, allora amministratore delegato di Rfi. Quell'Elia che era come lui imputato in questo processo. Sono tra l’altro i due imputati per i quali sono state fatte le richieste più alte. Per Moretti sono stati chiesti 16 anni e per Elia 15 anni.

E’ incredibile che un manager su cui pende un procedimento penale con una possibile condanna a 16 anni venga promosso, come hai detto giustamente tu, ad un incarico se possibile ancor più importante e, addirittura, gli venga data la possibilità di scegliere il proprio successore... Parliamo con te di questa vicenda perché tu l’hai seguita molto da vicino, ed anche perché è una vicenda che poi è finita per riguardarti anche personalmente...

Sì. Personalmente come vicenda privata però, nel senso del licenziamento che ho subito per l’impegno sulla strage ferroviaria di Viareggio. Ma in ferrovia ci sono stati altri casi di licenziamento di lavoratori, addirittura delegati Rls, impegnati sul fronte della sicurezza e della salute nel nostro ambiente di lavoro. Il problema è che il mio licenziamento – come hanno detto più volte i familiari, l’associazione Il Mondo che Vorrei, anche in un recente documento che è stato approvato da numerosi consigli comunali della zona – è legato strettamente e indissolubilmente alla tragica vicenda di Viareggio, perché senza quella notte, quel 29 giugno 2009, non ci sarebbe stato motivo per il mio licenziamento. Hanno tentato di impormi – ovviamente non vi sono riusciti, quando io ero impegnato in questa battaglia – di cessare immediatamente l’attività per essermi posto addirittura in un “evidente conflitto di interessi”. Io ho respinto al mittente questa provocazione, sono stato prima sospeso 10 giorni e infine licenziato. E la cosa altrettanto grave è che il giudizio di primo grado, nel tentativo di conciliazione che non vi fu, perché pretendevano che facessi abiura del mio impegno e della mia attività con i familiari, addirittura è stato detto che avevo “violato il dovere di fedeltà all’azienda”. Cioè: il dovere di esser fedele a personaggi che dirigevano la holding come amministratori delegati di Rfi o Trenitalia, imputati con gravi responsabilità – e questo mi sento di affermarlo, perché la magistratura ha chiesto numerosi anni di condanna – e capi di imputazione pesanti in una vicenda come la strage di Viareggio, che ha visto decine e decine di vittime e numerosi feriti. Il paradosso è questo: loro sono stati rinominati e promossi da imputati, ed io, per essermi messo al servizio dei familiari nella ricerca di verità e sicurezza, sono stato ricattato, minacciato e poi licenziato. Ovviamente non ho subìto queste minacce perché ho sempre detto quello che pensavo e ho sempre risposto fino in fondo alla mia dignità di persona nel sostenere i familiari in questa battaglia dolorosa, ma estremamente importante, perché riguarda la sicurezza, la verità e la giustizia.

Volevo ricordare agli ascoltatori che hai messo a disposizione le tue conoscenze per una consulenza tecnica per l’incidente probatorio per la famiglia di una delle vittime e questo è stato l’elemento che ha scatenato, secondo Rfi, un conflitto di interessi che poi ha portato, appunto, al tuo licenziamento. Interessante il paradosso che evidenziavi: tu vieni licenziato per aver contribuito alla ricerca della verità e invece chi è alla guida dell’azienda ed ha un processo in corso, anche molto importante, viene promosso. Ed è veramente incredibile...

La realtà è questa, quindi dobbiamo prenderne atto e ovviamente – come noi sosteniamo – l’errore umano sarebbe non ribellarsi a questo stato di cose. Di fronte a una politica di abbandono sulla sicurezza, quello è il vero errore disumano nei confronti dei lavoratori e purtroppo, dopo Viareggio, anche nei confronti dei cittadini che a causa di un incidente ferroviario hanno perso la vita mentre stavano riposando nelle proprie abitazioni in una calda serata d’estate. Questo è quanto è avvenuto a Viareggio. Per quanto riguarda l’incidente probatorio, ovviamente, è un pretesto che hanno utilizzato. Io mi sono messo a disposizione gratuitamente, tra l‘altro, dei familiari e del sindacato per concorrere alla ricerca di verità rispetto alle responsabilità per quanto è accaduto il 29 giugno, nei confronti dei 33 imputati e delle nove società coinvolte che questi stessi dirigevano come proprietari, amministratori delegati o dirigenti.

Chiaro, chiarissimo. Bene Riccardo, ti ringraziamo per il tuo contributo e magari torneremo a sentirci nei prossimi giorni per commentare la sentenza, se avrai voglia.

Va bene. Io ringrazio voi, buon lavoro e un saluto a tutti.

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