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27/01/2017

Note sparse di nazional-golpismo in Ucraina

Nota di protesta di Varsavia per gli atti vandalici compiuti nella notte tra martedì e mercoledì scorsi al cimitero di guerra a Bykivnia, nei pressi di Kiev, inaugurato nel 2012 nell'area di sepoltura dei resti di circa duemila militari polacchi. Nel settore polacco del cimitero sarebbero comparse scritte inneggianti alle “SS Galizia”; nel settore ucraino a “OUN-UPA”, il cosiddetto Esercito insurrezionale ucraino che collaborò con le SS tedesche. Il primo ministro polacco Beata Schidlo ha dichiarato che Varsavia intraprenderà azioni adeguate in risposta alla profanazione.

Il gesto non riveste più ormai, purtroppo, nulla di sensazionale nell'Ucraina golpista, dove anzi il deputato Jurij Šukhevič, figlio del capo nazista dell'UPA, Roman Šukhevič, ha presentato un disegno di legge in cui si prevedono pene detentive fino a 5 anni per chiunque osi negare “l'eroismo” delle SS ucraine al servizio degli hitleriani: primi fra tutti Roman Šukhevič e Stepan Bandera, innalzato quest'ultimo a eroe nazionale ucraino. In galera finirà anche chi rifiuta di definire “genocidio” da parte dei "maledetti moscalej” (russi) il famigerato golodomor dei nazionalisti ucraini.

Komsomolskaja Pravda ricorda come Roman Šukhevič fosse a capo del battaglione “Nachtigall” che, addestrato dalla Abwehr nazista, nella sola estate del 1941 si macchiò dell'assassinio di oltre quattromila ebrei e polacchi a L'vov. Nel corso del '42 Šukhevič continuò il “lavoro” nel 201° battaglione di polizia, attivo nelle operazioni antipartigiane e nelle stragi di civili in Bielorussia e poi, dal 1944, fu a capo dell'UPA. Il disegno di legge riguarda non solo Bandera e Šukhevič, ma tutti gli “eroi” ucraini che, anche nel dopoguerra, secondo i documenti della CIA ora desecretati, continuarono attività di diversione contro l'Urss, foraggiati dai servizi segreti USA. Nonostante la stessa Washington riconoscesse l'OUN-UPA “organizzazione terroristica”, quel metodo inaugurava d'altronde il percorso seguito dagli agenti di Langley in giro per il mondo e sperimentato ancora qualche decennio più tardi coi mujaheddin in Afghanistan e oggi con l'Isis in Siria; un documento della CIA del febbraio 1948 riconosceva che Stepan Bandera "E' stato membro dell'organizzazione terroristica OUN, coinvolto nell'omicidio del Ministro polacco Bronislaw Peratskogo” e, nel dopoguerra, aveva dato vita al “Blocco nazionale antibolscevico”. Un metodo noto da tempo: Aleksej Ovčinnikov scrive su Komsomolskaja Pravda che tra i 13 milioni di pagine di documenti della CIA relativi agli anni dal 1940 al 1990 e ora resi pubblici, si riporta qualcosa anche sull'operazione "Aerodinamica", organizzata nel 1948 dai servizi segreti di USA, Regno Unito, Italia e Germania per dirigere la "resistenza sul territorio ucraino"; e si dice anche che, dopo la liquidazione delle formazioni banderiste da parte degli organi di sicurezza sovietici, la CIA diede il via al programma "Prologo" che, andato avanti fino al 1990, aveva come fulcro i nazionalisti ucraini.

Il disegno di legge di Jurij Šukhevič si inserisce d'altra parte in tutta una serie di atti che, nelle ultime settimane, alla Rada, sono tornati sul tema della “esclusività” della lingua ucraina. Lo scorso 19 gennaio è stato presentato un progetto di legge su “La lingua nazionale”, che obbligherà funzionari pubblici, diplomatici, giudici, avvocati, notai, insegnanti e operatori sanitari, militari e tutti i dipendenti di strutture statali e municipali a usare esclusivamente la lingua ucraina. In un paese in cui larghi territori (per non parlare del Donbass, a maggioranza russofono) sono abitati da forti minoranze polacche, bielorusse, rumene, ungheresi e bulgare, anche le campagne elettorali dovranno esser condotte solo in lingua ucraina, così come i documenti e le schede elettorali, la propaganda video e radio e i manifesti di tutti i partiti e candidati. L'uso di lingue “non statali” negli Istituti superiori e nelle Università verrà regolato da un'apposita norma “Sui diritti delle minoranze nazionali”, mentre si fa obbligo della lingua ucraina anche per le attività di intrattenimento e culturali. Il provvedimento riguarda ovviamente soprattutto i media e la stampa in cui, oggi, prevale al 60% il russo, rispetto al 40% di ucraino; le librerie dovranno commerciare almeno il 50% di libri in lingua ucraina.

E comunque, come i neonazisti odierni che terrorizzano la popolazione nel Donbass, si sono dati a rinverdire le “glorie” dei Bandera e dei Šukhevič, anche questi ultimi non avevano fatto altro che copiare violenze e stragi commesse dai nazionalisti di Simon Petljura (il cui simbolo del tridente servì nel 1942 da emblema ai filonazisti di Bandera ed è oggi rinnovato da quasi tutti i battaglioni neonazisti) in guerra contro l’Esercito Rosso nel 1919-1920. Così, sul filo della “coerenza nazionale”, cento anni fa, settanta anni fa e ancora oggi, dopo il golpe del 2014, l'affamamento della popolazione ucraina è di nuovo presentato come “liberazione dal giogo russo” e, così come l'alleanza con le potenze interventiste nel 1919, la sottomissione agli ordini nazisti nel 1942, anche oggi l'alleanza con bande terroristiche daghestane, cecene o turche è reclamizzata come “lotta contro l’aggressore russo”.

Risponde a questa logica anche l'inaugurazione nei giorni scorsi a Dnepropetrovsk (Dnepr, dopo la “decomunistizzazione”) di un monumento all'unità tra Repubblica Popolare Ucraina e Repubblica Popolare Ucraina Occidentale, sul luogo di sepoltura di 14 petljuriani morti in combattimento contro l'Esercito Rosso nel 1919. Ne parla Svjatoslav Knjazev su Svobodnaja Pressa, ricordando come addirittura un tribunale francese, nel 1926, avesse rifiutato di condannare l'anarchico ebreo ucraino Sholom Schwartzbard, quando questi uccise Petljura per vendicare gli ebrei assassinati nei pogrom petljuriani a Odessa. E se il gesto di Schwartzbard era dettato da sentimenti personali (14 membri della sua famiglia erano periti nei pogrom), la dittatura petljuriana non aveva risparmiato nemmeno migliaia di operai insorti a Kiev: anticipando così la “democrazia europeista” della junta odierna. Si ascrivono alle “prodezze” dei petljuriani qualcosa come 200mila ebrei fatti a brani e assassinati e, a dispetto del “nazionalismo” ucraino, il passaggio alla Polonia di aree di Volinia, Galizia, della Kholmščina e della Lemkovščina. Ma, forse per mascherare il neonazismo petljurano-banderista e accreditarsi quali degni vassalli europei, di contro alla “barbarie asiatica moscovita”, a Kiev si ricorre sempre più spesso alla parola “Orda” (che ricorda il giogo tataro-mongolo) per nominare la Russia. E non solo a Kiev: da New York, il “liberale” russo Garri Kasparov denuncia la “Moscovia ordo-bizantina che aggredisce i liberi ucraini”. Igor Gorodnenko nota su Svobodnaja Pressa come i tatari, tra il XIII e XVI secolo, sottomettessero solo due principati russi, a differenza, invece di tutti quelli ucraini e i mongoli avessero conquistato interamente Polonia e Ungheria, ma “a nessuno viene in mente di parlare di “giogo dell'Orda” a proposito di questi due stati, o della Bulgaria e nemmeno della Cina, integrata interamente nell'impero mongolo”.

Ed è la stessa matrice “europeista” che spinge l'editore “Folio” di Kharkov a pubblicare in lingua ucraina il diario di Joseph Goebbels degli anni 1944-'45. Il direttore della casa editrice, Aleksandr Krasovitskij ha dichiarato che “la società ucraina ha bisogno di questo libro. Tutti i segreti dell'attuale propaganda russa hanno qui le loro radici”. Soprattutto, le radici del nazional-golpismo di Kiev.

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