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29/01/2017

Il mancato “Nobel per la pace” a Petro Porošenko

Attacchi a ripetizione delle forze ucraine sui quartieri nordoccidentali di Donetsk: impiegato ogni tipo di arma pesante a eccezione, per ora, dell'aviazione. Abitazioni cannoneggiate e distrutte a Makeevka; intensi martellamenti su Avteevka e Jasinovataja; attacchi di reparti neonazisti di Pravyj Sektor sui punti di controllo per l'accesso a Donetsk. L'offensiva iniziata la notte appena trascorsa è tuttora in corso.

I timori di perdere definitivamente il sostegno dei padrini occidentali stanno facendo il vuoto di deputati della Rada attorno alla nave presidenziale che affonda e spingono Kiev a forsennati attacchi militari provocatori contro il Donbass, ormai testimoniati apertamente dagli osservatori dell'Osce. Ma... ma l'argomento del giorno è la mancata assegnazione del Nobel per la pace a Petro Porošenko nel 2015.

Se l'attribuzione di tale titolo – o anche soltanto l'eventualità che venisse ipotizzata – a tale individuo non avrebbe fatto poi nemmeno tanta meraviglia, visti i numerosi precedenti, ancor meno stupore solleva il pretesto addotto per l'esclusione del presidente ucraino dall'alto riconoscimento. Chi altri se non i soliti servizi segreti russi, due anni fa, avrebbe messo i bastoni tra le ruote alla commissione incaricata dell'attribuzione del titolo, impedendo al “pacifista” Porošenko di sedere alla destra di padri quali il generale George Marshall, Henry Kissinger, il profeta della distruzione dell'Urss Andrej Sakharov, il suo apostolo Lech Wałęsa e il pontifex maximus della fine dell'Unione Sovietica, Mikhail Gorbačëv, insieme a artefici bellici quali Menachem Begin, Yitzhak Rabin e Barack Obama?

La notizia sulla “ingerenza del controspionaggio russo” sarebbe stata diffusa ora dalla NRK norvegese, sulla base di “rivelazioni” del direttore del Comitato del Nobel, Olav Njølstad che, nell'estate 2015, si sarebbe incontrato con due rappresentanti dell'ambasciata russa a Oslo. Nel corso dell'incontro, sarebbe stata sollevata anche la questione di una presunta lettera che, nel maggio precedente, l'allora speaker della Rada e oggi primo ministro Vladimir Grojsman avrebbe indirizzato alla rappresentanza diplomatica USA a Oslo, per chiedere il sostegno americano nel tentativo di accrescere il numero dei membri del Comitato Nobel favorevoli alla candidatura del pacifico Petro. Candidatura che, a detta di Grojsman, avrebbe rappresentato “l'espressione del sostegno univoco all'integrità dell'Ucraina da parte dalla comunità democratica di tutto il mondo”; l'appoggio dell'ambasciata USA a Oslo sarebbe stato anche “apprezzato”, a detta di Grojsman, dalla ex missionaria del Dipartimento di stato USA Victoria-fuck-the-UE-Nuland.

Rusvesna.su scrive oggi che alcuni passaggi di quella lettera erano stati pubblicati il 29 maggio 2015 dal sito thepeoplesvoice.org, a firma dello statunitense Eric Zuesse, senza che questi rivelasse la propria fonte. Il 30 maggio, il servizio stampa di Grojsman avrebbe immediatamente qualificato la lettera come fake.

Secondo rusvena.su, le stesse fonti ufficiali ucraine non hanno mai fatto cenno alla questione e il fatto che questa venga ora sollevata da fonte norvegese, testimonia solo del mutamento di prospettive da parte di Oslo, schieratasi ufficialmente con Kiev contro “l'aggressione russa” e dichiaratasi “perno settentrionale” della Nato, nonostante la non appartenenza ufficiale della Norvegia all'Alleanza atlantica. Una non-appartenenza per cui, entro il 2020, nella provincia polare di Finnmark, sarà operativa la stazione radio-elettronica Globus III, inquadrata nel sistema globale antimissilistico “Aegis” già attivo in Polonia e Romania, i cui radar sono in grado di sorvegliare i movimenti della Flotta del Nord russa e i lanci di missili da tutto il territorio della Russia, fino alla Kamčatka.

Il presidente della Commissione scienze e cultura della Duma russa, Vjačeslav Nikonov, ha qualificato come assurda la “notizia” dell'interferenza russa nel mancato Nobel a Porošenko: “E' chiaro che non abbiamo mezzi di influenza sul Comitato per il Nobel, altrimenti il premio sarebbe stato assegnato più spesso, probabilmente, anche a nostri concittadini”. Nikonov ha anche qualificato come “assurda al quadrato” la stessa idea della possibile attribuzione del Nobel per la pace a Porošenko, un uomo che “sta conducendo la guerra contro il proprio popolo".

Una guerra in cui, tra le decine di migliaia di morti civili per i bombardamenti ucraini sulle città del Donbass, si contano anche oltre cento bambini e giovanissimi, spesso fratelli e sorelle di una stessa famiglia, spesso neonati in braccio alle giovani madri colpiti da bombe di mortaio nel cortile di casa, spesso adolescenti maciullati dalle artiglierie ucraine negli spazi gioco delle scuole. Vittime infantili che vanno ad accrescere i numeri negativi dell'Ucraina odierna. Appena ieri il responsabile presidenziale ucraino per i diritti dell'infanzia, Nikolaj Kuleba, riportava le cifre dell'Ucraina “moderna”: negli ultimi 25 anni, dalla fine dell'Urss e “l'indipendenza”, la popolazione infantile si è dimezzata ed è oggi di 7,6 milioni, così che il paese occupa il 186° posto nel mondo per natalità e il 13° (il 4° secondo la CIA) per grado di mortalità. Secondo Kuleba, 106mila bambini (1,5% della popolazione infantile ucraina) sono ospitati in collegi, ma solo l'8% di essi sono orfani e in questi collegi, a causa della povertà delle famiglie, ogni tre giorni arrivano 250 nuovi giovani “ospiti”. Come minimo 600mila bambini vivono in famiglie “sfortunate”, ha detto Kuleba e, di fatto, “sono in coda” per entrare in collegio.

E' questa la situazione del paese il cui presidente avrebbe dovuto essere candidato al Nobel per la pace; un paese che, di contro alle grida ucraine e occidentali sulla presunta “occupazione russa della Crimea”, l'ex Procuratore generale della Crimea e oggi deputata della Duma, Natalja Poklonskaja, ha definito “territorio temporaneamente occupato”. Dai golpisti neonazisti per conto di mandanti d'oltreoceano.

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