Viste le ultime notizie che provengono dalla Commissione Europea sembrerebbe proprio che l'Italia stia per avviarsi sulla strada che ha portato la Grecia al disastro economico e sociale.
La Commissione europea, che pure era stata di manica larga, molto larga, alla presentazione della Legge di stabilità per il 2017 quando l'ex premier Matteo Renzi aveva chiesto flessibilità in nome del terremoto e dei migranti, oggi presenta il conto. Proprio mentre esplodono le proteste delle vittime del terremoto, e delle chiacchiere del governo, e quelle dei migranti per le condizioni ignobili in cui sono costretti a vivere – a smentire plasticamente l' utilizzo fatto della flessibilità ottenuta – ecco che l'Unione Europea ci chiede una manovra aggiuntiva di 3,4 miliardi di euro. Ci chiede è improprio... ci ordina! Con il piglio dei guardiani dell'ortodossia, i Commissari europei, vista la sconfitta di Renzi al referendum costituzionale e verificata l'inaffidabilità delle bugie del governo italiano, tornano a fare la voce grossa.
3,4 miliardi da aggiungere ai circa 27 della legge di stabilità varata in tutta fretta subito dopo il 4 dicembre chiedendo la fiducia al Senato e così facendo "dimenticandosi" di introdurre tutte le promesse fatte in campagna referendaria.
Intanto va avanti il regalo governativo di oltre 20 miliardi ai banchieri italici per risanare buchi spaventosi provocati dal mancato pagamento dei debiti da parte dei maggiori businessman italiani. Intanto il World Economic Forum ci rammenta che il nostro Paese è fra i primi per mancata distribuzione della ricchezza che fa si che il 50% dell'incremento di ricchezza degli ultimi anni, quelli della crisi, è andata solo al 20% delle famiglie.
Insomma l'Unione Europea ci presenta il conto per aver avuto l'ardire di bocciare, con il referendum, le politiche sociali, economiche e istituzionali attuate dai governi italiani degli ultimi 15 anni e volute fortemente dall'Unione Europea, dalla Banca Centrale Europea, dal Fondo Monetario Internazionale.
La Piattaforma Eurostop, quella che in campagna referendaria ha fatto da spina dorsale alle mobilitazioni per il NO sociale si riunirà il 28 gennaio presso il Centro Sociale Intifada, a Roma, per decidere come organizzarsi e come continuare nella battaglia per la rottura dell'Unione Europea. Noi ci saremo per continuare a proporre l'organizzazione delle lotte anche nel campo sindacale e sociale.
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