Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

02/04/2017

Metti, un venerdì mattina a Niamey

Olusegun non se l’aspettava. Lui, nato in Costa d’Avorio da genitori nigeriani, che in Algeria ci fosse il razzismo organizzato per i poveri. Aveva studiato informatica e, amando il calcio, grazie ad un amico pensava di farsi una carriera da giocatore nel Maghreb. Non è mai sceso in campo e invece dell’allenatore ha trovato un capo cantiere del quale si è stufato dopo sei mesi di lavoro mal pagato.

Sceglie di tornare al paese, peccato che un taxi, durante una tappa di transito, lo porta nel deserto. Assieme ad altri viaggiatori sono spogliati dei vestiti, derubati dei soldi e la ragazza del gruppo si è salvata dallo stupro solo perché ha giurato di essere incinta. Non vuole tornare a casa a mani vuote. Dice che è partito perché i suoi occhi erano stanchi di vedere la miseria della famiglia. Una decina di fratelli e sorelle di due madri diverse. Non può tornare a mani vuote dalla vergogna. Parte nel Benin e un giorno dirà alla fidanzata di raggiungerlo per sposarsi in chiesa. Era partito col suo nome e una bibbia nella borsa. Olusegun vuol dire ‘uomo che cerca’. Però torna senza nulla e nel deserto la sua bibbia si è mescolata con la sabbia.

Prima di lui è passata l’amica a scusarsi dell’aborto provocato per timore delle conseguenze. Appena più di diciassette anni e una vita scappando dalla vita. Rifugiata, persa e poi ritrovata dal destino che pedina i poveri che lo sfuggono. La complicità di un dottore, il consiglio della madre e l’inutile reticenza dell’improvvisato padre. Cammina e si sente in colpa per aver vissuto altrove. Ha perduto suo padre nella follia delle armi e da allora sente di morire per rinascere come indica il suo nome. Flora, nel deserto della vita che lei e sua madre hanno coltivato nei solchi del dolore.

Lo stesso dolore di Kimel che arriva con la figlia di dieci anni. Da qualche mese a Niamey, non riesce a pagare l’affitto malgrado il lavoro di domestica e di parrucchiera ambulante. In Guinea era commerciante, poi l’uomo che la farà diventare madre insiste per la migrazione in Algeria. Sparisce con un’altra donna e a lei non rimane che tornare alla vita di sempre. L’affitto è caro, promette che è solo per stavolta e che mendicare non fa per lei. Non rinuncerebbe mai alla sua dignità e lo fa soprattutto per sua figlia che va bene a scuola ed è intelligente.

C’è Antony che racconta la sua vita ad un giornalista e profitta per chiedere un prestito perché non mangia da ieri. Ci siamo conosciuti in carcere e da allora ha promesso di cambiare la pagina del libro rubato dal tempo. Ora si impegna secondo i giorni per i suoi fratelli liberiani e promette di smettere di bere davanti a Dio. Non dimentica la sua patria ma ha capito che la bandiera con una sola stella lo accompagna dovunque vada.

Invece Frederic ha abbandonato la bandiera ad altri ed è scappato dalla Costa d’Avorio per salvare la sua famiglia dalla repressione del potere. E’ pericoloso trovarsi nel campo sbagliato quando cambia il regime. Ha creato un ristorante con piatti tipici e con sua moglie collezionano figli per quando la storia cambierà di direzione. Invita i presenti a partecipare ad una conferenza per lanciare l’ennesima ONG che si prefigge di lottare contro la migrazione clandestina. Da rifugiato a clandestino passando per una migrazione forzata, è la sua storia che mette inscena mescolando gli attori del dramma. Dice che ha bisogno di un tavolo da ufficio e di un computer anche usato per mantenere i contatti col mondo.

Olusegun è l’ultimo a passare e, con il biglietto in mano, promette che quello sarà il suo ultimo viaggio.

Niamey, aprile 017

Fonte

Nessun commento:

Posta un commento