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02/04/2017

No Tav, sentenza storica della Cassazione: opposizione sociale non è terrorismo

No, non era terrorismo. Come non è terrorismo lottare per difendere l’ambiente dalle grinfie dei devastatori e saccheggiatori di presente e futuro. E dire che la protesta dei No tav in Val di Susa non ha “il connotato dell’azione terroristica volta a condizionare le decisioni dello Stato sull’alta velocità”, lo ha fatto definitivamente la Cassazione respingendo il ricorso della Procura di Torino che insisteva nel sostenere questa accusa nei confronti di quattro attivisti (Claudio Alberti, Niccolò Blasi, Chiara Zenobi e Mattia Zanotti) che avevano lanciato molotov contro il cantiere di Chiomonte.

Confermata per i quattro la condanna a tre anni e sei mesi per altri reati. Con questa decisione emessa dalla Prima sezione penale della Suprema Corte è stata confermata la condanna a tre anni e sei mesi a carico dei quattro attivisti No Tav per i reati di danneggiamento, detenzione e porto di molotov e resistenza a pubblico ufficiale, così come stabilito dalla Corte di Assise di Appello di Torino il 21 dicembre 2015.

L’assalto a Chiomonte avvenne la notte tra il 13 e il 14 maggio del 2013 e si concluse in brevissimo tempo con il danneggiamento di un compressore, senza feriti. I lavori per il sondaggio geodetico furono interrotti solo per mezz’ora. I quattro imputati non hanno fatto ricorso contro la condanna e hanno già scontato quasi tutta la pena ai domiciliari, ora gli resta solo qualche mese. Nel chiedere il rigetto del ricorso della Procura di Torino, l’avvocato Claudio Novaro aveva sottolineato che «non si può considerare terrorismo tutta l’opposizione sociale» e che l’assalto a Chiomonte «non era un’azione in grado di far retrocedere lo Stato». Il Pg della Cassazione voleva invece un nuovo esame della vicenda.

«Abbiamo perso il conto ma ancora una volta (la terza) la Cassazione ha respinto il ricorso della procura generale di Torino che continuava a sostenere il reato di terrorismo per Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò – scrive il movimento NoTav – fin dagli arresti, a partire dai soliti pm con l’elmetto, Andrea Padalino e Antonio Rinaudo, e poi il procuratore generale  Marcello Maddalena (che ha sostenuto l’accusa di  persona al suo ultimo processo prima della pensione) hanno sempre percorso la strada di quest’accusa, provando a marchiare con il reato più grave, un movimento e i suoi appartenenti.

Operazione portata avanti con metodo (e con l’assordante silenzio di tutti quei sinceri democratici dei quali abbiamo perso traccia) con il triplice intento di incarcerare quattro ragazzi per lungo tempo, spaventare tutti i notav e marchiare in maniera indelebile un movimento popolare con molto consenso per dargli, a pensiero loro, il colpo di grazia per sconfiggerlo.

Non possiamo dirci soddisfatti fino in fondo perché è stata confermata la condanna a tre anni e sei mesi (l’unico ferito continua ad essere un compressore) però vedere battuti i togati in mimetica ed elmetto, dai loro stessi tribunali, ci da soddisfazione.

Ma non soddisfazione di cui gioire perché qui rimane un nodo da sciogliere grosso come una casa: fino a quando sarà permesso a questa cricca di agire in tal modo comminando anni di galera, arresti e misure restrittive a tutti, dopando ogni reato o presunto tale?

Non c’è nulla di strano per tutti quei sinceri democratici che si troveranno in questi giorni alla Biennale della Democrazia a discutere di diritti, se per un blocco stradale, come avvenuto oggi, 12 notav vengono condannati a 24 anni di carcere? E’ normale continuare a considerare affidabile e capace un pool di pm e il loro procuratore generale, ai quali cade più volte in malo modo la credibilità sui processi di punta (per loro chiaro) come questo?

Ma sì tutto normale, basta non voler guardare i fatti per quello che sono e non proiettare un documentario che narra di una parte di questi fatti con prove ed atti processuali come ARCHIVIATO. L’obbligatorietà dell’azione penale in Valsusa che proietteremo autonomamente sabato 1 aprile 2017, alle ore 18,00, presso il Maneggio della Cavallerizza Irreale in Torino, via Verdi n. 9».

Intanto, venerdì sera, alla vigilia delle controcelebrazioni dei Trattati di Roma, a Bussoleno l’assemblea del popolo notav ha deciso una grande manifestazione popolare per sabato 6 maggio. Da Bussoleno a San Didero, con la partecipazione, a fianco del movimento e dei sindaci della Valle, tra gli altri, di una delegazione delle Brigate di Solidarietà Attiva, impegnate da tempo nel terremoto del centro Italia, di cittadini di Amatrice e delle Mamme della Terra dei Fuochi. Alla manifestazione si arriva dopo fatti importanti come la firma della ratifica del trattato tra Italia e Francia, la fine (a modo loro) del tunnel geognostico e le lettere di esproprio recapitate in Valle da Telt. «C’eravamo, Ci siamo, Ci saremo. Sempre!», si legge sui siti di movimento. Con un post scriptum: «Visto quanto successo a Roma, con il sequestro preventivo di oltre 120 manifestanti, tra cui molti notav, ai quali è stato impedito di partecipare alla manifestazione contro questa Unione Europea, annunciamo da subito che non accetteremo questo tipo di divieti e di limitazione dei diritti alla libera circolazione e alla libertà di manifestare il proprio pensiero, e ci organizzeremo e ci tuteleremo per permettere a tutti e tutte la partecipazione alla manifestazione».

29 marzo 2017

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