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12/11/2018

Sullo spaccio e la mafia

Penso che dovremmo iniziare a mettere in agenda qualche punto per provare a combattere lo spaccio e la mafia nelle città. La delineo per titoli, sperando finalmente che queste riflessioni siano utili per discutere.

1) Costruire l’antimafia dal basso con la rigenerazione sociale dei quartieri e la partecipazione. Ciò vuol dire riconfigurare i nostri luoghi sociali, i loro tempi e le loro pratiche.

Schematizzando: più pratiche sociali e meno concerti.

2) Costruire pratiche diffuse sul concetto di prevenzione dei comportamenti a rischio e chiedere che vengano sostenute come politica d’intervento pubblica.

Schematizzando: meglio un insegnante in più che una pattuglia con i cani davanti una scuola. Meglio un operatore di comunità in più che una telecamera nei parchi.

3) Concepire il controllo popolare come inchiesta dal basso sull’espansione delle reti criminali nazionali ed internazionali.

Schematizzando: la mafia nigeriana o albanese non è diversa da quella italiana. È la stessa merda.

4) Proporre politiche che governino il fenomeno delle dipendenze nelle città potenziando i servizi di cura e riduzione del danno dei consumatori problematici. Dando ai servizi per le dipendenze possibili tutte le opzioni praticabili di cura (anche somministrazione dell’eroina). Le farmacie comunali devono avere la possibilità di vendere le sostanze dietro ricetta medica. Sì, avete letto bene: le farmacie comunali dietro ricetta medica prescrivono tutte le sostanze, anche le leggere. I ricavati – e saranno parecchi, credetemi – andranno a sostenere politiche sociali nel territorio.

La cessione privata delle sostanze deve rimanere proibita (non l’autocoltivazione a fini personali, 4 piante per abitazione).

Schematizzando meglio: un approccio pubblico di governo del fenomeno delle dipendenze che tutela la salute, piuttosto che il Governo della mafia.

5) Denunciare, dati alla mano, il fallimento della “tolleranza zero”, che non fa altro che alimentare le mafie e sperperare denaro pubblico.

Schematizzando: più sociale meno penale.

6) Proibire le pubblicità dell’alcool e dei pacchetti di stili di vita che favoriscono il consumo.

Schematizzando: meglio la cultura della sobrietà che quella del disciplinamento al consumo.

Ps. Il consumo di una sostanza illegale (pesante) non è mai consapevole; mai, dato che non si avrà mai l’esatta composizione della stessa e quindi gli effetti che questa produce, dato che è generata illegalmente. Anche l’autoanalisi delle stesse, che viene fatta in pochi e rarissimi casi, è sempre approssimativa. Nel lungo periodo non abbiamo inoltre dati sugli effetti che le sostanze chimiche possono provocare nell’organismo (cancro, malattie cardiovascolari).

Schematizzando: l’uso consapevole non esiste per le sostanze chimiche illegali.

Ps.ps. Il fenomeno della crescita delle mafie legate allo spaccio delle sostanze è un problema democratico e sociale che investe i territori, come ad esempio la xenofobia e la guerra tra poveri. Per questo penso (dal punto di vista politico) che il consumo della Cocaina, come già avviene per l’eroina, vada impedito negli spazi dell’autorganizzazione sociale e che vadano sanzionati quei luoghi che dietro il concetto di autorganizzazione tollerano dinamiche di consumo interno.

Fino a quando non saremo chiari su questi temi non aspettatevi baci dalle persone che vivono intorno ai nostri luoghi nei quartieri, se vogliamo costruire la nostra legittimità politica certi passaggi sono necessari.

Schematizzando: Fausto e Iaio come Peppino Impastato sono martiri da onorare nel presente.

Ps.ps. Mi piacerebbe discutere di questi temi pubblicamente. In molti dopo che ho scritto sul tema della cocaina e del suo utilizzo nei nostri luoghi mi hanno contattato in privato dicendomi che ho fatto bene ad aprire la discussione è rompere il tabù , ma nessuno fino ad ora si è fatto avanti per discuterne pubblicamente. Abbiate coraggio, aprite la discussione!

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