di Abel Prieto
Fidel non ci lascia né un catechismo né una raccolta di slogan; ma una sintesi magistrale del suo pensiero su ciò che la Rivoluzione è, su ciò che dovrebbe essere sempre, quali principi non si possono abbandonare. La descrive in tutte le sue dimensioni; in tutta la sua grandezza redentrice, storica e morale. E parla ugualmente di come dovrebbero essere gli uomini e le donne che la portano avanti.
“Abbiamo fatto una Rivoluzione più grande di noi”, disse una volta. E con quella straordinaria dichiarazione del 1° maggio 2000 [riportata in italiano in calce a questo articolo, ndr], pone i cubani di fronte alla sfida di rendersi degni, giorno dopo giorno, di quel grande lavoro.
Ignacio Ramonet afferma che oggi non ci troviamo semplicemente di fronte a “una crisi sanitaria“; ma piuttosto ad un “fatto sociale totale” che scuote le relazioni sociali, le istituzioni e i valori. Allo stesso tempo, Frei Betto si chiede: “Come sarà “il giorno dopo” questa pandemia? Cosa cambierà nei nostri paesi e nella nostra vita?"
Per Atilio Borón, lo scenario post-pandemico implica una sfida per “tutte le forze anticapitaliste del pianeta” e “un’opportunità che sarebbe imperdonabile perdere”. E ricorda un incontro di intellettuali della Rete di Difesa dell’Umanità, nel 2012, dove Fidel li ha invitati a continuare a combattere, anche nelle condizioni più difficili.
Ignacio, Betto e Atilio erano amici intimi di Fidel. Sono sicuro che, nel bel mezzo di questa crisi, hanno spesso pensato a lui, come molti altri, e a come avrebbe valutato ciò che sta accadendo e ciò che potrebbe accadere in futuro.
La prima cosa che Fidel ci chiederebbe, per analizzare questo “fatto sociale totale“, sarebbe di allontanarci dalle teorie astratte e di armarci di quel “senso del momento storico” che caratterizzava il suo sguardo quando si trattava di decifrare circostanze complesse e di prendere decisioni.
In quest’epoca di egoismo sfrenato, dove alla pandemia si aggiunge la barbarie neoliberalista, l’appello di Fidel ai rivoluzionari risuona con maggiore forza: “disinteresse, altruismo, solidarietà ed eroismo”. Quale migliore caratterizzazione può essere fatta dei medici e degli infermieri cubani che stanno affrontando il Coronavirus in più di 20 paesi?
A ciò si aggiungono altre rivendicazioni di Fidel: la capacità di affrontare la lotta “con audacia, intelligenza e realismo” e “cambiare tutto ciò che deve essere cambiato”; il coraggio di “sfidare potenti forze dominanti dentro e fuori la sfera sociale e nazionale” e “difendere i valori in cui si crede a prezzo di qualsiasi sacrificio”, e una fede assoluta nella “forza della verità e delle idee”, nell’unità, nell’indipendenza, nei “nostri sogni di giustizia per Cuba e per il mondo”.
La maggior parte della nostra popolazione ha dato ampia prova del suo spirito di solidarietà, impegno e disciplina in questa fase di emergenza. Si può dire che i precetti enumerati da Fidel nel suo concetto di Rivoluzione si sono radicati nelle fibre più intime di gran parte della società cubana.
Fidel aggiungeva: “mai mentire o violare i principi etici”, espressione dalla potente radice marxiana che contrasta con il panorama politico internazionale, dove proliferano mafie, colpi bassi, corruzione, ricatti, compravendita di anime e l’uso della crisi a fini elettorali; dove vive una regina con la lettera maiuscola: la Menzogna.
La campagna del governo degli Stati Uniti, che cerca di screditare la cooperazione medica cubana, si basa sulla calunnia, l’impotenza e il rancore. Forse questo ossessivo risentimento nasce anche dall’inevitabile confronto tra l’immagine vergognosa di una superpotenza che non ha saputo affrontare l’epidemia, che ha commesso goffaggine con tragiche conseguenze per la sua popolazione, e la piccola, bloccata e attaccata Isola che sta dando lezioni di generosità a tutto il mondo.
Martí scriveva nei suoi appunti “l’odio del mezzo al generoso” e “di colui che invidia una superiorità di spirito e una grandezza di cuore che non possiede”.
Il concetto di Rivoluzione evidenzia l’obiettivo non negoziabile di raggiungere “piena uguaglianza e libertà”, il diritto di “essere trattato come un essere umano”, il dovere di “trattare gli altri in modo equo” e il processo di “emancipazione con i nostri sforzi”.
La propaganda capitalista usa le bandiere della libertà fino allo sfinimento. Accusa il socialismo e qualsiasi governo minimamente progressista di autoritarismo e di reprimere le “libertà dei cittadini”. Per ovvie ragioni, non osa parlare di uguaglianza.
C’è una verità inconfutabile che Fidel ha ribadito più volte nella sua predicazione rivoluzionaria: non c’è peggior nemico della libertà e della democrazia autentica del capitalismo. Attribuire a quel sistema un’intrinseca natura “democratica” e “liberatoria” è una delle più spudorate truffe dell’industria egemonica dell’informazione e del dominio culturale.
Per Fidel, come per Martí, “senza cultura non c’è libertà possibile”. Una persona immersa nell’ignoranza, incapace di comprendere la logica repressiva e sfruttatrice del sistema, è una vittima indifesa della pubblicità commerciale che la porta a indebitarsi per comprare ciò di cui non ha bisogno, a sognare uno status che gli è proibito, a vivere da una frustrazione all’altra e a rimproverarsi per il suo destino di “perdente”.
Agli occhi gelidi del sistema non è propriamente un essere umano. È solo una figura, un fantasma, un’ombra. Nella migliore delle ipotesi, lo vede come un consumatore; mai come un cittadino. Di tanto in tanto può succedere che lo veda come un elettore, e che poi utilizzi i suoi strumenti sempre più sofisticati di manipolazione elettorale.
La Rivoluzione non accetta la filosofia neoliberale in cui la popolazione è divisa in una minoranza di privilegiati e in una moltitudine di “usa e getta”. Ora, con la pandemia, molti medici nei paesi sviluppati sono stati costretti a scegliere tra pazienti “salvabili” e “non salvabili”. Ecco perché la massima della lealtà di “essere trattati e trattare gli altri come esseri umani” è così valida. La vita e la salute di tutti, senza eccezioni, sono sacre.
Il lavoro educativo, scientifico e culturale della Rivoluzione, che è inclusivo e partecipativo, ha stimolato la creatività dei cubani e li ha preparati ad essere capaci di raggiungere l’emancipazione e di superare definitivamente tutte le vestigia del colonialismo e della dipendenza.
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“Cos’è la Rivoluzione” di Fidel Castro Ruz
(Dal discorso del 1 Maggio 2000, in Piazza della Rivoluzione José Martí, L’Avana)
La rivoluzione è il senso del momento storico
è cambiare tutto ciò che va cambiato
è uguaglianza e libertà piena
è essere trattato e trattare gli altri come esseri umani
è emanciparci grazie a noi stessi e con i nostri propri sforzi
è sfidare poderose forze dominanti dentro e fuori dall’ambito sociale e nazionale
è difendere i valori in cui si crede al prezzo di qualsiasi sacrificio
è modestia, disinteresse, altruismo, solidarietà ed eroismo
è non mentire mai, né violare principi etici
è convinzione profonda che non esiste forza al mondo capace di schiacciare la forza della verità e delle idee
rivoluzione è unità
è indipendenza
è lottare per i nostri sogni di giustizia
per Cuba e per il mondo
che è la base del nostro patriottismo
del nostro socialismo
e del nostro internazionalismo.
Fonte
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