Ieri sera Farida un’infermiera Val-de-Marnaise di 50 anni, che lavora da 17 anni all’ospedale Ap, madre di due bambini è stata bloccata con violenza inaudita dai poliziotti, tenuta a terra al punto da avere una costola rotta, sanguinante in faccia, tirata per i capelli come il peggiore criminale.
Il tutto è avvenuto durante una protesta degli infermieri nel quadro della mobilitazione generale di ieri in tutta Francia per la difesa della sanità pubblica.
Infermieri salutati dalla retorica come “eroi” durante la pandemia di Covid-19 ma diventati subito target della repressione appena protestano.
Farida ha subito riconosciuto di essere stata presa dalla rabbia alla fine di una manifestazione a causa delle cariche di polizia e dei lacrimogeni lanciati contro i manifestanti.
Il contesto non può essere eluso: dopo due mesi di lotta contro il Covid-19 dove le notti sono state senza soste, questa infermiera, Farida, non si è fermata nemmeno quando è stata contagiata dal virus, ma non ha sopportato più le violenze di polizia contro le manifestazioni, il disprezzo del governo verso il personale addetto all’assistenza.
L’Union Regionale della Cgt Ile-de-France e l’Union Dipartimentale Cgt della Val-de-Marne esigono il rilascio immediato di Farida senza alcuna accusa contro di lei. O il governo persegue la pace o persegue l’esacerbazione dei conflitti. La violenza sociale è nel campo del governo e del padronato.
Oggi pomeriggio a Parigi alle ore 16 è stata convocata una manifestazione di protesta e per chiedere l’immediata liberazione di Farida presso la stazione di polizia del 7° arrondissement (9 via Fabert, metro Invalid).
Tutto questo non avviene a Hong Kong o negli Stati Uniti di Trump, avviene nella Francia del liberale Macron, e i mass media italiani guardano da un’altra parte.
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