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07/08/2020

I primi criminali del Paese? Gli imprenditori, naturalmente...

Se in un Paese qualsiasi si registrasse un tasso di criminalità, in certi settori, vicino al 75% dei protagonisti, non ci sarebbero molti dubbi sul che fare: a) rafforzare i controlli di legge e la quantità di “forze dell’ordine” dedicate alla repressione di quei reati; b) fare tabula rasa di quel settore, modificando radicalmente la legislazione in modo da inasprire al massimo le sanzioni possibili e la stessa “legittimità” di quelle attività.

In Italia, naturalmente, si fa il contrario. E si smantella lentamente il sistema dei controlli, si allentano i vincoli di legge su richiesta degli stessi criminali, che alzano la voce e pretendono che il governo esegua i loro ordini.

Non siamo impazziti, né convertiti alla religione “legge e ordine”. Però i dati resi noti dal Rapporto annuale dell’Ispettorato nazionale del lavoro (Inl, Rapporto-annuale-2019-attivita-di-vigilanza-INL) non lasciano spazio per considerazioni “garantiste” nei confronti della “classe imprenditoriale”.

Dall’attività di vigilanza condotta nel 2019 su un campione limitato, ma significativo, di imprese, vien fuori che nel 68% dei casi le aziende compiono varie irregolarità in materia di lavoro (rispetto dei contratti, assunzioni “in nero”, ecc.), l’81% fa altrettanto in materia previdenziale (versamento dei contributi Inps, ecc.), e infine l’89% evade in tutto o in parte gli obblighi assicurativi.

Il rapporto non esamina, per competenza istituzionale, il rispetto delle norme in materia di sicurezza sul lavoro (comprese le misure anti-Covid-19), altrimenti avremmo un quadro criminale fin troppo crudo.

Ma la realtà è questa: la quasi totalità delle imprese è fuorilegge. E dire che la legislazione italiana è già di manica particolarmente larga, con l’impresa privata. Dunque, anche quel poco, o pochissimo, di “regole” che per decenza o minima necessità vitale viene imposto, è allegramente evaso da pressoché tutti gli “imprenditori”.

Si farebbe prima a premiare quei pochi che rispettano legge e regolamenti...


La prima tabella che abbiamo incontrato riguarda il monitoraggio complessivo effettuato dall’Inl, da cui emerge già chiaramente come – su poco più di 100mila aziende controllate – siano stati trovati oltre 90.000 dipendenti in posizione “irregolare” e più di 32.000 totalmente “in nero”.


Peggio ancora sul terreno previdenziale, dove con poco più di 16mila imprese controllate son saltati fuori oltre 212mila lavoratori “mal-trattati” e altri 4.800 “in nero” (con più di 1 miliardo di evasione a danno dell’Inps e altri istituti!).

Del tutto fuori controlla la situazione assicurativa, dove 9 aziende su 10 sono “irregolari”.

Da lì vien fuori facilmente la seconda tabella, che riporta il “tasso di criminalità” riscontrato.

A fronte a queste evidenze, abbiamo un comportamento suicida da parte dello Stato. Nel giro di soli tre anni, infatti, il personale dedicato alla “repressione della criminalità aziendale” è calato del 14,5%. Si vede che l’ordine è “non disturbarle”, sia mai detto che si arrabbino...


Possiamo anche smetterla di prenderla a ridere. In questo paese – e in tutto l’Occidente capitalistico, magari non con queste percentuali – gli imprenditori pretendono di non rispettare alcuna regola. Vogliono agguantare il massimo del profitto e sono disposti a tutto per ottenerlo. Quando pretendono “legge e ordine”, come fanno spesso, aggiungono silenziosamente un “noi esclusi”. Sono i poveracci a dover essere controllati e repressi, imprigionati e/o multati, mica loro...

Vien da pensare alle dichiarazioni quotidiane, prontamente riprese da editoriali “preoccupati”, a proposito del “pre-giudizio ideologico sulle attività imprenditoriali” che sopravviverebbe nel nostro Paese. Alla luce di questi dati, semmai, si dovrebbe parlare di post-giudizio, per nulla “ideologico” e ampiamente fondato su fatti concreti e dati ufficiali.

Ridicolo poi dover ascoltare, o addirittura credere, alle geremiadi sulla “rivoluzione green”, sulla “lotta al cambiamento climatico” o la “transizione ecologica”, per non dire del “rispetto dei diritti umani”, ecc.

Vi sembra possibile che questa “classe dirigente” abituata a grattare profitti col dito sulla bilancia e violando ogni regola o legge, anche la meno “impegnativa”, possa fare anche solo un passo in quella direzione? Ahahahahaha...

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