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25/08/2020

Il nobile bocconiano ama il caporalato


Certe notizie meritano di esser date così come vengono scritte persino dalle agenzia di stampa ufficiali. Quest è dell’Agi ed emerge, anche in quei redattori, una sorpresa davanti a fatti di questa natura.

Un “nobile”, qualsiasi cosa voglia dire oggi.

Un “bocconiano”, come il presidente di Confindustria Carlo Bonomi o Tito Boeri e cento altri opinionisti a gettone che ci descrivono le meravigliose doti – anche “morali” – dell’imprenditoria “libera dalla burocrazia”.

Un “pluripremiato” dalle associazioni di categoria che dovrebbero controllare sul comportamento dei propri “campioni”.

Uno sfruttatore bestiale che si affidava al caporalato in pieno “Nord che non può perdere tempo con le regolette e che il Covid non fa niente”.

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L’azienda pluripremiata da Coldiretti, modello di start up fondata da un giovane bocconiano di nobili origini, Guglielmo Stagno d’Alcontres, sfruttava i braccianti africani a una quindicina di chilometri di Milano.

E’ l’ipotesi che emerge dall’inchiesta ‘Corsa contro il tempo’: quella che, secondo i finanzieri del comando provinciale di Milano, dovevano fare i lavoratori per raccogliere le fragole il più in fretta possibile, minacciati altrimenti di licenziamento o di essere messi in ‘pausa di riflessione’ per un paio di giorni a casa.

Le fragole ‘da Oscar’ dei milanesi

Frutti succosi e brillanti che da qualche anno spuntano agli angoli di Milano sui camioncini dell’azienda di Cassina de’ Pecchi, la cui sede è nel Parco agricolo Sud, vincitrice dell’Oscar Green di Coldiretti nel 2013 e 2014 e di altri riconoscimenti in tema di sostenibilità ambientale, oltre che seguita su instagram da sei milioni di followe attratti dalle immagini bucoliche.

.Ora i finanzieri hanno messo sotto sequestro, su disposizione di un giudice, tutti i beni della società, consistenti in 53 immobili, tra terreni e fabbricati, 25 veicoli e 3 conti correnti e hanno nominato un amministratore giudiziario ai fini della continuità aziendale. Valore complessivo, 7,5 milioni di euro. Sette i denunciati per intermediazione illecita e sfruttamento della manodopera, tra cui d’Alcontres, un altro amministratore, due sorveglianti, due impiegati amministrativi e il consulente dell’azienda che predisponeva le buste paga.

Nessun rispetto delle norme anti-Covid, potenziale “bomba a orologeria”

Agli investigatori i braccianti, provenienti da centri di accoglienza tra Milano e la Brianza, con regolare permesso di soggiorno, hanno detto tutti la stessa cosa: “Dovevamo raccogliere e confezionare le fragole a 4,5 euro all’ora per più di nove ore al giorno in tempi impossibili altrimenti alla sera, quando si faceva il bilancio della giornata, ci sgridavano. Nei casi peggiori ci mettevano in punizione a casa due giorni o non ci facevano più lavorare”.

“Condizioni degradanti per un salario misero”, aggravate dal mancato rispetto delle misure anti-Covid. “Una potenziale ‘bomba a orolgeria’”, spiega una fonte all’AGI, “decine di lavoratori gli uni vicini agli altri, senza mascherine, bagni, docce. Per fortuna, dai primi riscontri non sono emersi casi di positività”.

L’indagine, durata due mesi, era partita dall’analisi delle banche dati a disposizioni dei finanzieri, insospettiti dal fatto che la StraBerry prendesse e mandasse a casa nel giro di due giorni numerosi lavoratori. Per il momento gli indagati non sono stati ancora sentiti in Procura.

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