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21/08/2020

USA - Arrestato Steve Bannon. Grosso guaio per il mondo di Trump (e di Salvini/Meloni)

Steve Bannon, lo stratega e consigliere della campagna elettorale di Donald Trump, è stato arrestato con l’accusa di frode e appropriazione indebita. Ad annunciarlo è stata la procura di New York che ne ha ordinato l’arresto.

Secondo la procura di New York, Bannon insieme ad altre tre persone ha “orchestrato uno schema per defraudare centinaia di migliaia di dollari di donazioni” raccolti dalla campagna di raccolta fondi online ‘We Build The Wall’. La campagna ha totalizzato oltre 25 milioni di dollari per costruire un muro lungo la frontiera meridionale degli Stati Uniti.

I quattro sono stati arrestati con l’accusa di cospirazione per frode informatica e cospirazione per riciclaggio di denaro. Sono accuse che comportano ciascuna una pena massima di 20 anni.

“We Build the Wall” è stata lanciata come campagna GoFundMe alla fine del 2018, con l’obiettivo di raccogliere direttamente dal pubblico il denaro necessario per costruire un muro anti migranti alla frontiera del Messico, malgrado l’opposizione del Congresso a quella che era una delle maggiori promesse elettorali del presidente americano Donald Trump.

Bannon avrebbe intascato più di un milione di dollari tramite una organizzazione no profit da lui controllata. I quattro avrebbero trasferito il denaro raccolto verso l’organizzazione no profit e poi verso un società fantasma, grazie a fatture false.

Steve Bannon ha avuto modo di farsi conoscere anche in Italia, dove negli anni scorsi ha tenuto un serie di conferenze ed incontri con esponenti della destra politica e religiosa.

A marzo del 2018 si incontrò in modo molto “riservato” con Salvini a Milano, mentre nel settembre 2018 è intervenuto ad un dibattito con Giorgia Meloni al festival annuale Atreju, organizzato da Fratelli d’Italia.

Secondo più di qualche osservatore, dietro la costruzione de “La Bestia” salviniana sui social network ci sarebbe proprio la consulenza di Steve Bannon.

Più nota è la controversia sulla splendida Certosa di Trisulti (in Ciociaria) acquistata da una fondazione legata alla rete di Bannon ed il cui acquisto era stato contestato, tardivamente, dal Ministero dei Beni Culturali. La rete di Bannon voleva farne un centro studi per il suo universo nero. Ed a maggio aveva anche vinto la prima partita legale con il Mibac.

La Dignitatis Humanae Institute (Dhi), ossia l’associazione religiosa di destra finanziata da Steve Bannon, ha infatti vinto la prima battaglia legale per rimanere nella Certosa di Trisulti.

In una sentenza pubblicata il 26 maggio, il Tar del Lazio ha rigettato il tentativo del Ministero per i Beni culturali di revocare il contratto di locazione di 19 anni dell’abbazia costruita dai monaci certosini nel XIII secolo e concessa oltre due anni fa alla Dhi.

I giudici hanno concluso che il Ministero non aveva agito entro il termine previsto per l’annullamento degli appalti pubblici. Il verdetto è una sconfitta grave per il Mibact che sosteneva che la clausola del limite di tempo non avrebbe dovuto essere applicata in quanto il Dhi aveva fatto dichiarazioni «false e mendaci» nella sua domanda di locazione, accusa per la quale, secondo i giudici amministrativi, il Ministero non è riuscito a fornire prove e che dovrà essere dimostrata in un Tribunale penale prima che il contratto di locazione possa essere revocato.

Le mani allungate dalla rete di Steve Bannon sulla Certosa di Trisulti e sul progetto di costruzione di una destra in Italia simile a quella statunitense, sono state oggetto di una puntata di Report che ha provocato più di qualche mal di pancia, tanto che la Digos si recò nella redazione di Report per acquisire il materiale usato dai redattori per la loro inchiesta.

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