Mentre a casa nostra il contagio è gestito in funzione della sgangherata resilienza di un sistema economico e di potere sempre più ripiegato su se stesso ma egualmente feroce, sullo scenario internazionale la competizione tra aree politico-economiche si fa sempre più serrata, di fatto alimentandosi di continue escalation e destabilizzazioni che si susseguono per strappi.
È il caso del vaccino russo contro il Covid-19, che in potenza può minare uno dei baluardi residui del capitalismo occidentale, quello della superiorità nel campo farmaceutico.
Aletta ha buon gioco a sottolineare il paragone – per altro operato dai russi stessi, che hanno battezzato il nuovo vaccino Sputnik 5 – tra l'odierna corsa al vaccino e la corsa allo spazio degli anni '60 immersi nella Guerra Fredda.
Un confronto che oggi come allora si fa sempre più "caldo", con l'aggravante di vedere contrapposte aree che condividono il medesimo sistema di riproduzione economico-sociale che gode di pessima salute ovunque – Cina esclusa – e che dunque, anche in funzione della tenuta intera, conduce "naturalmente" le classi dirigenti ad acutizzare le frizioni estere.
Il piano si fa sempre più inclinato dunque, Aletta, forse con troppa enfasi, ne da ancora una volta conto.
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Anche stavolta, davanti al mondo intero, chi ci ha messo la faccia è stato Vladimir Putin: la sua, che vale il prestigio dell'intera Russia.
Facciamo un passo indietro, perché tutto torna, come sempre: ricordate i medici militari russi che arrivarono in Italia, bardati di tutto punto con le tute per il biocontenimento di livello 3?
Venivano in missione ufficiale, concordata direttamente con il Premier Giuseppe Conte, per aiutarci nella lotta al virus ed arrivarono fino a Bergamo, la città tra le più martoriate, soprattutto per isolare il virus, per prenderne quanti più campioni possibile, cercando i ceppi più virulenti tra i malati più gravi. Andarono via, dopo aver contribuito alla sanificazione di residenze sanitarie e in tutto quasi un milione e 200mila metri quadrati di interni (più di 120 strutture tra Bergamo e Brescia) più 450mila metri quadrati di strade adiacenti e 76 pazienti dimessi (curati anche da medici russi), ed aver svolto servizio nell'ospedale da campo allestito dagli alpini nella Fiera di Bergamo ed all'ospedale Papa Giovanni XXIII.
Anche Berlino ci ha aiutato, mandando ben sette tonnellate di aiuti, tra cui respiratori, e un team di medici di Jena è stato inviato a Napoli. Anche 26 malati italiani furono trasferiti in Germania, che accolse 113 pazienti provenienti da altri Stati europei. Per quanto ci riguarda, si disse che erano stati trasferiti lì per essere curati al meglio, visto che da noi c'era carenza di posti letto in rianimazione. Con ogni probabilità, anche in Germania cercavano di isolare il virus per creare il vaccino.
Nella gara che, a dar retta agli annunci, le più famose industrie farmaceutiche occidentali stanno conducendo da mesi per arrivare prima delle altre a sconfiggere il Covid-19, da oggi sulla scacchiera globale, politica e mediatica ma soprattutto economica e strategica, va registrata una variante che, come accade nel gioco degli scacchi, può fornire a chi l'ha effettuata un vantaggio decisivo che può diventare incolmabile.
La vera sorpresa non sta tanto nell'annuncio della avvenuta registrazione in Russia del primo brevetto al mondo contro il Covid-19, quanto nel fatto che Putin ha comunicato di averlo già fatto somministrare alla propria figlia che, dopo una febbriciattola di qualche giorno, ha reagito positivamente alla inoculazione.
Aver messo di mezzo la figlia significa che Putin non solo ha voluto comunicare ufficialmente un evento burocratico, la registrazione del primo vaccino, che già di per sé ha un impatto mediatico enorme, ma soprattutto che ne ha sperimentato direttamente tutto l'impatto emotivo che l'uso del nuovo vaccino comporta.
È stata una prova di fiducia, non una sfida, quella di Putin. Diversamente dalla tragedia greca in cui Re Menelao offre in sacrificio agli Dei la vita della amatissima figlia Efigenia per ingraziarsene il favore, e poter muovere finalmente la flotta verso Troia, qui siamo di fronte alla ragione moderna che si pone di fronte alla scienza: la figlia di Putin è la prova che viene offerta a tutti i cittadini, russi e non. Testimonia la fiducia da riporre nel vaccino: anche in questo caso c'è un conflitto in corso, ma la posta in palio è la vita umana e la sconfitta del virus.
Solo l'OMS, al momento, si è pronunciato sull'annuncio, formulando una riserva rituale: "... non bisogna accelerare troppo...".
Il problema, a questo punto, è la risposta Occidentale: si chiederanno dati, elementi probanti di giudizio, ma di certo non si potrà accettare facilmente questo smacco.
È inaccettabile che la Russia sia arrivata per prima.
O forse, a pensar male, il vaccino Occidentale e Orientale c'è già, ma non va somministrato subito: bisogna lasciar consolidare la crisi, perché ci sono le elezioni americane il 3 Novembre, e Donald Trump va battuto ad ogni costo.
La narrazione mainstream sulla epidemia si trova un inatteso ostacolo.
Si griderà al falso, all'impostura? Fare bau-bau non basta.
Oppure si parerà il colpo, annunciando un altro vaccino, migliore assai?
Nella corsa al vaccino si gioca il prestigio e la superiorità dell'Occidente.
La Cina deve tacere, perché ogni sua mossa suonerebbe ora controproducente: di danni ne ha già fatti tanti. Per Pechino la partita è chiusa: se tira fuori un vaccino, è facile sostenere che era tutta una macchinazione a danno del resto del mondo. Se nega l'efficacia del vaccino russo, si espone ad un peggior giudizio: vuol dire che ne sa fin troppo di questo virus.
Tutto si gioca in campo Occidentale, dove il Deep State già freme.
Prestigio e superiorità nella corsa al Vaccino, come accadde per lo Spazio.
Putin muove, e dà Scacco al Virus.
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