Federico Kukso – Le Monde Diplomatique
Vladimir Putin ha emozionato il mondo quando ha annunciato che il vaccino russo contro il coronavirus era già pronto per essere fabbricato, anche se questa scoperta, i cui risultati non sono stati ancora condivisi con la comunità scientifica internazionale, genera dubbi.
In ogni caso, l’annuncio permette alla Russia di avvantaggiarsi nella corsa per il vaccino ed essere protagonista di un nuovo “momento Sputnik”, come quello che ottenne in piena Guerra Fredda.
Il 4 ottobre 1957 iniziò ufficialmente la corsa spaziale. Quel giorno, sorprendentemente, l’Unione Sovietica lanciò il primo satellite artificiale, lo Sputnik. Quello che all’epoca emozionò il mondo – e specialmente il pubblico statunitense – non furono le sue lunghe antenne tipo baffi né le sue dimensioni simili a quelle di un pallone da calcio ma il suono del suo segnale, un “bip-bip” costante che causava paura e speculazioni su una possibile nuova Pearl Harbor.
“Gli statunitensi si sorpresero quando ascoltarono il fischio dello Sputnik. Lo stesso succederà con il nostro vaccino. La Russia sarà arrivata prima”, ha previsto a luglio Kirill Dmitriev, direttore del Russian Direct Investment Fund che finanzia le ricerche del Centro Gamaleya a Mosca.
Sebbene il mondo oggi sia diverso, un altro artefatto russo, chiamato anch’esso Sputnik, è tornato a destare allarme in Occidente. In una nuova dimostrazione che lo sviluppo di un vaccino per prevenire il COVID-19 è una disputa più geopolitica che scientifica, il presidente russo Vladimir Putin ha cantato vittoria. In un incontro televisivo convocato dal governo per preparare l’anno accademico, Putin ha lanciato la bomba: “Per quanto ne so, stamattina, per la prima volta nel mondo, è stato registrato un vaccino contro il coronavirus. Ha passato tutte le prove necessarie. Spero che presto potremmo iniziare la produzione di massa”.
Non hanno parlato scienziati né sono stati comunicati dati pubblicati su riviste specializzate con revisione inter pares come invece hanno fatto a suo tempo i ricercatori dell’Università di Oxford, dell’impresa cinese CanSino o la compagnia farmaceutica statunitense Moderna. La notizia del vaccino Sputnik V (1) – finora noto come Gam-COVID-Vac – l’ha data Putin di fronte alle telecamere in un dialogo virtuale con il Ministro della Salute, Mikhail Albertovich. “Questo vaccino induce una stabile immunità da anticorpi”, ha detto il presidente, taciturno. “Lo so benissimo perché una delle mie figlie lo ha ricevuto”.
Una corsa per il prestigio nazionale
Ben lungi dall’essere un progetto coordinato e collaborativo tra i laboratori di diverse parti del mondo, la ricerca di un vaccino efficace e sicuro per prevenire il virus ha assunto la forma di una corsa, come l’arrivo sulla Luna o la recente disputa nel campo della computazione quantistica.
Davanti agli occhi del mondo, il prestigio di una nazione non è garantito solo dal suo arsenale nucleare o dalle sue gesta sportive. Lo si ottiene e si consolida anche con clamorosi risultati scientifici. Nel contesto della seconda pandemia del secolo XXI (la prima è stata l’influenza A tra il 2009 e il 2010), la corsa al vaccino offre enormi ricompense simboliche, politiche ed economiche: prestigio nazionale, gloria scientifica, influenza politica mondiale e la possibilità di un recupero economico nazionale più rapido. Con questi incentivi, non sorprende che alcuni dei protagonisti di questa competizione non dichiarata omettano protocolli e procedimenti standardizzati.
“Queste tensioni esistono in un mondo dove il nazionalismo si sta estendendo tanto rapidamente quanto lo stesso virus”, rileva Lawrence Gostin, specialista in diritto della salute pubblica mondiale all’Università di Georgetown.
Il nome scelto per il vaccino non è casuale: riporta a vecchie glorie russe durante la Guerra Fredda e cerca di affermare l’immagine della Russia come potenza scientifica mondiale. In effetti, nel video promozionale (2) si vede il vaccino Sputnik V che, come il satellite che porta il suo nome, distrugge il coronavirus che si era impadronito della Terra.
Anche se il Centro Gamaleya aveva iniziato i test clinici il 17 giugno, la Russia ha catalizzato l’attenzione dell’opinione pubblica a luglio, quando il ministro della sicurezza del Regno Unito, James Brokenshire, ha dichiarato che un gruppo di pirati informatici conosciuto come APT29, presuntamente patrocinati dallo Stato russo, avrebbe attaccato organizzazioni britanniche, statunitensi e canadesi coinvolte nello sviluppo di un vaccino contro il coronavirus.
In mezzo a queste accuse, il sorprendente annuncio di Putin è stato accolto con scetticismo e inquietudine dalla comunità scientifica internazionale. L’approccio del vaccino è simile a quello proposto dall’Università di Oxford, la casa farmaceutica AstraZeneca e la compagnia cinese CanSino Biologics. Tuttavia alcuni specialisti hanno definito l’annuncio come imprudente e poco etico. In particolare a causa del fatto che la Russia non ha terminato i test clinici della Fase 3, che coinvolgono migliaia di volontari, e nei quali si dimostra non solo la sicurezza ma l’efficacia del vaccino per prevenire l’infezione da coronavirus. Il vaccino russo sarebbe stato sperimentato solo su 76 persone (3).
Già l’OMS aveva segnalato che un vaccino non dovrebbe essere prodotto finché non siano completati i test della Fase 3.
“Perché tutte le corporazioni seguono le regole ma quelle russe no? Le regole per realizzare test clinici sono scritte con il sangue. Non si possono violare”, ha dichiarato Svetlana Zavidova, avvocato che dirige l’Associazione delle Organizzazioni di Ricerca Clinica in Russia. “Questo è un vaso di Pandora e non sappiamo cosa succederà con le persone a cui è stato iniettato un vaccino non testato. Provo solo vergogna per il nostro Paese”.
Effetto domino
“Sia la cultura che la scienza sono state per secoli simboli del nostro successo e orgoglio nazionale, simboli di quello che potremmo chiamare la grandezza della Russia. Il nostro grande compito ora non è solo di preservare, ma anche costruire e moltiplicare i nostri risultati”, ha dichiarato nel 2014 Putin, da vent’anni al potere, tempo nel quale ha coltivato un’immagine specifica per il pubblico russo: quella di un uomo d’azione, un patriota che mantiene uno stile di vita sano, il guardiano dell’identità russa.
Questa enfasi nazionalista, che si coglie nell’annuncio del vaccino, ha risvegliato fantasmi del passato, ricordi degli effetti disastrosi del dominio politico sulla scienza come il lysenkismo, un compendio di teorie assurde dell’ingegnere agronomo Trofim Lysenko che si avvalse dell’appoggio di Stalin e servì alla sua propaganda per controbattere alla “scienza occidentale” della genetica. E che con il tempo portò ad una caccia alle streghe: i biologi russi che non abbracciarono il lysenkismo furono arrestati, imprigionati, deportati e fucilati.
Finora la Russia ha registrato quasi 900mila casi di COVID-19 e 15.131 morti. E in maggio, l’indice di gradimento (4) di Putin aveva raggiunto un minimo storico in conseguenza della sua risposta alla crisi sanitaria.
In questo contesto, il vaccino rappresenterebbe una clamorosa vittoria politica. Secondo il Ministero della Salute russo, lo Sputnik V ha ricevuto un certificato di registrazione (5) che ne permette la somministrazione a un piccolo numero di cittadini di gruppi vulnerabili, come il personale medico, gli anziani e i maestri. Poi si potrà usare a livello di massa a partire dal 1° gennaio 2021, presumibilmente dopo che siano stati completati test clinici più grandi.
Il Ministero ha dichiarato che saranno necessarie due dosi per indurre un’immunità a lungo termine per due anni. Il discusso vaccino verrà prodotto nella fabbrica della Binnopharm a Zelenograd. Il prezzo prefissato sarà di 500 rubli (quasi 7 dollari) e sarà volontario. I produttori dicono di essere pronti per produrre 1,5 milioni di vaccini all’anno e sperano che la produzione di massa cominci a settembre anche in India, Corea del Sud e Brasile, oltre che in Arabia Saudita, Turchia e Cuba.
I vaccini sono trovano tra i prodotti medici più sicuri del mondo perché nel loro sviluppo attraversano esaustive fasi di test clinici su grande scala e controlli regolatori da parte di agenzie indipendenti, come la FDA negli Stati Uniti, l’EMA in Europa o la ANMAT in Argentina. Se non superasse un alto livello di standard di sicurezza, un vaccino difettoso potrebbe far sì che persone sane a cui è stato inoculato divengano più vulnerabili alle forme gravi di COVID-19. Potrebbe cioè provocare il peggioramento di una infezione da coronavirus anziché conferire immunità contro di essa.
Ma non è l‘unico effetto possibile. L’annuncio di Putin è pericoloso anche perché potrebbe produrre un effetto domino: per esempio, potrebbe incoraggiare Trump ad accelerare l’approvazione di emergenza di uno dei diversi vaccini sperimentali inclusi nel programma Operation Warp Speed per favorire la sua rielezione nelle presidenziali del 6 novembre.
“Il danno collaterale per il rilascio di qualsiasi vaccino che sia meno che sicuro ed efficace aggraverebbe i nostri problemi in modo irreparabile”, ha detto Daniel Altmann, professore di inmunologia dell’Imperial College di Londra.
L’approvazione del vaccino prima della tappa finale dei test potrebbe essere controproducente anche perché potrebbe pregiudicare la fiducia globale nei vaccini in generale. E così permettere la riemersione di malattie da tempo sconfitte.
Note:
1. https://sputnikvaccine.com/
2. https://sputnikvaccine.com/sputnik-moment/
3. https://clinicaltrials.gov/ct2/show/NCT04436471?term=GAMALEYA+RESEARCH+INSTITUTE&draw=3&rank=11
4. https://www.themoscowtimes.com/2020/05/06/putins-approval-rating-drops-to-historic-low-poll-a70199
5. https://grls.rosminzdrav.ru/Grls_View_v2.aspx?routingGuid=d494c688-0bc6-4c30-9e81-23f043ceb43e&t=
Federico Kukso. Giornalista scientifico, membro della commissione direttiva della World Federation of Science Journalists. Autore di Odorama: Historia cultural del olor, Taurus, 2019.
Fonte: https://www.eldiplo.org/notas-web/el-momento-sputnik-y-la-vacuna-rusa/
Tratto da www.rebelion.org; traduzione di Nello Gradirà per Codice Rosso
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