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19/08/2020

Panama, Malta, Nord Italia: triangolo della corruzione?

È di pochi giorni fa la notizia che Massimo Malvestio – ex legale e consigliere di fiducia, nonché ottimo amico del Governatore del Veneto Luca Zaia – è riuscito a creare, nel giro di pochi anni, a Malta, paradiso europeo della corruzione, una rete di fondi di investimento e di società finanziarie che gestiscono patrimoni privati per oltre 400 milioni di euro.

La sede del suo quartier generale è il quattordicesimo piano della Portomaso Business Tower: è il grattacielo più alto dell’isola, proprietà di Yorgen Fenech, il rampollo di una delle famiglie maltesi più influenti, ex manager dell’hotel Hilton Malta e del casinò di Portomaso.

Fenech era anche il CEO di Tumas Group e il direttore della compagnia maltese-azerbaigiana-tedesca Electrogas. Attualmente si trova in carcere, con l’accusa di essere uno dei mandanti dell’omicidio di Daphne Caruana Galizia, giornalista di inchiesta per il Malta Independent.

È curioso che la sede legale degli affari di Massimo Malvestio si trovi nel palazzo di uno degli imprenditori criminali più potenti d’Europa, che tra l’altro avrebbe dovuto essere processato a breve se Melvin Theuma, il testimone chiave, non fosse stato trovato in una pozza di sangue nel suo appartamento, qualche settimana fa: attualmente è in ospedale per le profonde ferite riportate.

Chissà se Massimo Malvestio sapeva degli affari loschi del suo “locatore”, dei legami profondi intrattenuti con la malavita e con politici collusi come l’ex Primo Ministro Muscat, l’ex capo di gabinetto Keith Schembri e l’ex ministro Konrad Mizzi, tutti coinvolti, insieme a Fenech nello scandalo dei “Panama Papers”. Ricordate la più grande fuga di notizie finanziarie della storia? Steven Soderbergh ci ha fatto un film.

“Panama Papers” saltati fuori dallo studio legale Mossak Fonseca: undici milioni e mezzo di documenti confidenziali con dettagli salienti su oltre 214.000 società offshore che nascondevano e nascondono il loro denaro sfuggendo i controlli statali.

Implicati in questo giro di affari illegali migliaia di politici, imprenditori, personaggi celebri di tutto il mondo, e oltre 500 banche che hanno registrato 15.600 società di comodo. Le offshore come la Black 17 del sopracitato Fenech avevano e hanno sede nei più grandi paradisi fiscali del globo, tra cui Malta.

È curioso inoltre come anche la Techint di proprietà degli eredi Rocca, e la Saipem del gruppo Eni, siano proprietarie di società offshore nate nello studio Mossak Fonseca, o almeno così risulta dal fascicolo Panama Papers.

È curioso per molti motivi: primo tra tutti, il loro coinvolgimento nello scandalo Petrobras con l’accusa di corruzione internazionale, emerso grazie all’Operação Lava Jato che ha scoperchiato il sistema illegale che coinvolgeva importanti società internazionali, politici e personaggi della finanza brasiliana in una rete di tangenti e di riciclaggio di denaro del valore di 1,7 miliardi di euro favorito appunto dall’azienda petrolifera statale Petrobas. Una operazione che coinvolse anche l’ex presidente del Brasile Lula, che venne ingiustamente accusato di “corruzione passiva”.

Il giudice “protagonista” di quell’inchiesta, Sergio Moro, che nel frattempo è stato nominato Ministro della Giustizia nel governo Bolsonaro per poi dimettersi dalla carica, è stato accusato da alcuni media brasiliani di non esser stato per niente imparziale a svantaggio proprio di Lula. Il giudice Teori Albino Zavascki, altro magistrato che si stava occupando di Lava Jato, è morto in un incidente aereo. Se non ci è possibile fare congetturare, almeno atteniamoci ai fatti.

Tornando ai Rocca – dinastia di industriali che hanno segnato la storia di Italia dal Regime Fascista ai giorni nostri anche grazie al durevole e inscalfibile sodalizio con le famiglie Einaudi e Cerri – il terzo motivo di curiosità, dopo le società elencate nei documenti segreti dello studio panamense (ancora oggi da loro negate) e il coinvolgimento nello scandalo Petrobas, è quanto emerso, nel 2017, nell’inchiesta Maltafiles, che vede i fratelli Rocca tra i tessitori di una “ragnatela di società offshore con cui la famiglia controlla il gruppo Tenaris, un colosso industriale con attività sparse ovunque nel mondo e un giro d’affari di oltre 16 miliardi. [...] Gli eredi del fondatore Agostino Rocca sono i beneficiari di un elaborato sistema di trust, quasi tutti con sede a Malta. Questa complicata struttura è stata per molti anni gestita dalla filiale della Valletta della Bsi, la Banca della Svizzera Italiana. Più di recente, l’istituto elvetico è stato affiancato da Credence, una società di servizi finanziari anche questa con base sull’isola del Mediterraneo. In totale, sono almeno una ventina gli schermi fiduciari riconducibili alla famiglia di industriali capitanata in Italia da Gianfelice Rocca” (Fonte).

È curioso quindi come sia stato possibile che Gianfelice Rocca abbia ricoperto la carica di Vice Presidente di Confindustria dal 2004 al 2012, sia stato Presidente di Assolombarda dal 2013 al 2017 e di recente abbia ricevuto la nomina di “special advisor” da Carlo Bonomi in Confindustria.

Come può un uomo che distrae capitali miliardari dal gettito fiscale, coprire cariche così importanti nel panorama dell’economia reale?

Il conflitto di interessi parrebbe evidente. Questi input sono solo minuscoli frammenti di un racconto molto più copioso sul sistema economico globale, le sue logiche, la sua etica, la corruttibilità della politica e l’assenza di confini finanziari che insieme garantiscono a una èlite la possibilità di esonerare enormi fortune dalle dinamiche del sistema produttivo.

Contrariamente alle affermazioni di principio, la UE non ha mai preso provvedimenti né corretto il tiro: il suo atteggiamento finora troppo flessibile in materia sta contribuendo a rendere la questione sempre più complessa e rilevante. Da una ricerca condotta dalla stessa Commissione Europea, tra il 2001 e il 2016, sulla stima della ricchezza “liquida” dei paesi Offshore, ai primi posti figurano Cipro, Malta e Portogallo.

La grande iniezione di liquidità che i Paesi in difficoltà stanno ricevendo può trasformarsi, come spiega Nicholas Shaxson, in un “assegno in bianco” che salverà dal fallimento proprio coloro che si sono arricchiti grazie alle scappatoie fiscali. Sarà molto difficile aggredire il gettito fiscale generato dalle multinazionali se i governi mondiali continueranno a ricoprire il ruolo di subordinati all’economia capitalista, venendo meno ai loro obblighi e favorendo le coorporations.

Daphne Caruana Galizia scrisse in un post su Running Commentary, prima di essere assassinata brutalmente da un’autobomba: “Ci sono corrotti ovunque si guardi. La situazione è disperata”. Io sono d’accordo con lei.

Fonte

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