Fabienne: Whose motorcycle is this?
Butch: it’s a chopper, baby.
Fabienne: Whose chopper is this?
Butch: it’s Zed’s.
Fabienne: Who’s Zed?
Butch: Zed’s dead, baby. Zed’s dead.
Pulp Fiction
Butch: it’s a chopper, baby.
Fabienne: Whose chopper is this?
Butch: it’s Zed’s.
Fabienne: Who’s Zed?
Butch: Zed’s dead, baby. Zed’s dead.
Pulp Fiction
Dopo tre mesi di assenza ed una discreta quantità di illazioni sulla sua sorte, Jack Ma, il multimiliardario cinese e quarto uomo più ricco della Repubblica Popolare, è riapparso mercoledì di questa settimana in un video.
Era “scomparso”, se così si può dire, il 24 ottobre, da quando aveva apertamente criticato i regolatori finanziari cinesi in un forum a Shanghai.
Il fondatore del colosso digitale Alibaba, che secondo le stime controlla il 55% dei pagamenti digitali in Cina in un regime di duopolio de facto, aveva mosso critiche piuttosto dure che devono avere indisposto la dirigenza del Partito Comunista Cinese perché mettevano in discussione, in primis, la governance del settore bancario, che è totalmente in mano pubblica.
Tra l’esponente di spicco della borghesia monopolistica cinese e le autorità politiche della Repubblica Popolare vi era una netta contrapposizione che esprimeva due punti di vista difficilmente conciliabili: da un lato lo sviluppo delle innovazioni finanziarie, di cui Ma è promotore, senza alcun calcolo del rischio che comportano, dall’altro la necessità di prevenire e annullare i rischi che i mercati finanziari strutturalmente producono.
Puro buon senso, potremmo aggiungere, quello delle autorità cinesi, considerati gli effetti nefasti che le crisi finanziarie hanno provocato anche in Cina – da quella asiatica della seconda metà degli anni '90 alla tracollo della borsa cinese nel 2015.
Vediamo lo scambio in dettaglio, così come è riportato nell’articolo del Financial Times qui tradotto:
“Innovare senza correre rischi è strangolare l’innovazione”, disse Ma. “Non c’è nulla di meno rischioso dell’innovazione. Molto spesso, il tentativo di minimizzare il rischio a zero è il rischio più grande”.
Jack Ma pronunciava queste parole nello stesso forum in cui Wang Qishan, il potente vice-presidente ed ex zar dell’anti-corruzione, poneva l’accento sull’importanza della stabilità del sistema finanziario:
“I nostri sforzi dovrebbero essere volti a prevenire e minimizzare i rischi finanziari... la sicurezza deve essere al primo posto”. disse Wang. “Al tempo stesso, le nuove tecnologie finanziarie hanno aumentato l’efficienza, portato convenienza, ma i rischi finanziari sono cresciuti”.
Più che uno scambio di vedute, si trattava di uno scontro di classe su due orientamenti divergenti. Un contraddizione immanente nell’uso del modo di produzione capitalistico, che produce lo scontro tra due linee, così potremmo dire, in lotta.
10 giorni dopo le autorità avevano cancellato la IPO di Ant – l’ex divisione finanziaria di Alibaba. Un lancio della quotazione in borsa, previsto contemporaneamente ad Hong Kong e Shanghai, che avrebbe dovuto segnare un nuovo record mondiale.
Il 24 dicembre, poi, le autorità che regolano il mercato hanno aperto una inchiesta su Alibaba, la creatura di Jack Ma.
In generale, il clima è quello di una stretta piuttosto rigorosa sulle storture prodotte dai demoni del mercato, con contromisure robuste anche contro gli apprendisti stregoni visibilmente stra-cresciuti nel digitale, impattando poi settori più sensibili nella visione dell’attuale dirigenza, come il credito ed il controllo dei big data; per affermare un benchmark di controllo sullo sviluppo economico privato in buona, anzi cattiva compagnia, con il complesso di interessi cresciuto attorno al trittico rendita fondiaria/speculazione edilizia/investimenti finanziari.
Da una parte i bit dell’e-commerce, dall’altra il mattone, a discapito egli interessi dei più.
La cosa sembra una bestemmia agli idolatri del mercato finanziario, ma la seconda economia del mondo – l’unica che è cresciuta nel 2020 e quella destinata a crescere ancora di più nel 2021 – nonché seconda piazza internazionale dopo Wall Street, decide di mettere “lacci e lacciuoli” allo strapotere di fatto che alcune piattaforme digitali hanno conferito ad alcuni uomini d’affari.
Il tutto mentre in Occidente andava in onda lo spettacolo delle big tech nord-americane che decidevano di “censurare” il loro Presidente uscente, apripista per un generale giro di vite che afferma il primato del capitale privato sul potere politico.
Una cosa non troppo dissimile da Elon Musk, che con Space X domina la scena della nuova scommessa spaziale nord-americana, o da Amazon che si offre di aiutare Biden nella distribuzione del vaccino contro il Covid-19.
La fase crepuscolare del capitalismo mostra lo strapotere delle corporation o, con una espressione più retrò, la dittatura del capitale monopolistico.
Ma torniamo a Jack Ma...
Con il video di Jack Ma, uno storytelling di successo per l’innovazione finanziaria si è trasformato quasi in una sessione di auto-critica costruttiva un po’ vintage, quasi una riscoperta delle origini di questo ex insegnante. Il miliardario afferma che grazie allo studio e alla riflessione è diventato più devoto alla “educazione ed al bene pubblico”.
Il video mostra anche una sequenza in cui Ma visita una scuola rurale nei dintorni di Hangzhou, che la fondazione a suo nome ha ricostruito, parlando del “dovere e della responsabilità della nostra generazione di operatori economici” di sostenere gli insegnati rurali e l’istruzione. Perfettamente in linea con il ribilanciamento dello sviluppo delle zone agricole rispetto ai poli di crescita urbana ed al gigantesco programma di uscita dalla povertà rurale impostato dal PCC.
Certo non si tratta di “acquisire una mentalità proletaria attraverso il lavoro manuale” in una comune agricola, con sessioni di lettura dei testi di Mao come durante la Rivoluzione Culturale, ma sarebbe miope non vedere che a Pechino non vogliono più sentir parlare di possibili oligarchi e, come dire, te lo fanno capire un po’ con la moral suasion, un po’ toccandoti nel portafoglio.
Ne convincono uno, per educarne cento...
Un altro aspetto da indagare, tra i molti di cui abbiamo tentato una prima ricognizione attraverso il forum dedicato alla “Cina nel mondo multipolare” e che cerchiamo da tempo di seguire con attenzione, come sanno bene i lettori del nostro giornale.
Di seguito abbiamo tradotto un articolo del Financial Times che, dal suo punto di vista, si preoccupa del futuro del business privato in Cina. A noi sta molto più a cuore il destino di quei cinque miliardi e mezzo di uomini e donne che con i loro sforzi quotidiani stanno danno probabilmente un’altra possibilità all’umanità su una serie di questioni su cui è ormai tabù parlare in Occidente dalla lotta alla pandemia alla transizione ecologica, per esempio.
Probabilmente in una antologia cinese del bestiario del capitalismo occidentale il nostro ridotto nazionale avrebbe numerose citazioni: Toti, Guzzini ed ora la Moratti sarebbero eccellenze italiane, loro sì da educare attraverso il duro lavoro nei campi, pasti frugali ed intense sessioni di auto-critica...
Buona lettura
*****
Jack Ma vs Xi Jinping: il futuro del business privato in Cina
Jack Ma vs Xi Jinping: il futuro del business privato in Cina
Il giro di vite su Alibaba e Ant Group comporta una stretta senza precedenti sull’onnipresente impero dell’ecommerce.
Tom Mitchell, Yuan Yang, Ryan McMorrow, 12 gennaio 2021
Quattro anni fa, quando il principale fondo di mercato monetario di Ant GroupFour stava raggiungendo un picco superiore ai 260 miliardi di dollari di valore complessivo delle attività gestite, molte delle banche di stato cinesi e i loro regolatori iniziarono ad agitarsi. In una serie di chiamate e incontri con Jack Ma, fondatore di Ant’s Group, i dirigenti delle banche ed i funzionari chiesero che si ponesse un freno al suo fondo Yu’E Bao.
“Yu’E Bao stava prendendo molti soldi dalle banche”, dice una persona vicina a questi incontri. “Le banche erano preoccupate per l’impatto sulla propria liquidità e volevano che Ant prendesse misure per ridurre l’impatto. Le discussioni erano piuttosto tese”.
Alla fine, Ma dovette cedere e YU’E Bao impose dei vincoli relativi a quanto le persone potessero depositare.
Tra marzo e dicembre 2018, il fondo delle sue attività calò di un terzo, a 168 miliardi di dollari, per poi crescere a 183 nello scorso settembre.
Lo scontro si sarebbe mostrato come il preludio di un confronto molto più grande, che ora pone il Partito Comunista Cinese e il Presidente Xi Jinping non solo contro Ant, ma anche contro Alibaba, il gruppo di e-commerce fondato da Ma.
Lo stallo, innescato dalla speculazione rampante sula posizione di Ma, potrebbe segnare un momento decisivo per il futuro del business privato nella Cina di Xi.
Il 24 dicembre, il regolatore di mercato cinese annunciò l’inizio di una inchiesta dell’antitrust nei confronti di Alibaba e mandò investigatori a Hangzhou, vero quartier generale della Cina orientale per la compagnia e città natale di Ma. L’annuncio arrivò solo due settimane dopo le affermazioni del politburo, che sosteneva la necessità di contrastare i monopoli per evitare “l’espansione disordinata del capitale”.
La mossa su Alibaba, inoltre, arrivò due mesi dopo che i regolatori finanziari avevano clamorosamente cancellato la già programmata offerta al pubblico da 37 miliardi, che sarebbe stata la più ampia al mondo. Prese insieme, le misure costituiscono una stretta senza precedenti su un impero economico la cui onnipresenza è centrale per il funzionamento della pionieristica economia online cinese.
Ant, come si evince dalla sua app di pagamento Alipay, è regolarmente usata da 700 milioni di persone – metà della popolazione cinese e da 80 milioni di venditori, e ha processato pagamenti per il valore di 118 mila miliardi di Yuan (18.200 miliardi di dollari) nello scorso anno finanziario del gruppo.
Le quote di Alibaba sono scese di oltre il 30% dall’ultima resa dei conti cominciata alla fine di ottobre, segnando un grosso colpo per il business di Mr. Ma che non è stato notato dal pubblico sino ad ora.
Nello stesso periodo la sua fortuna è passata da 62 miliardi di dollari a 49, secondo Bloomberg Data. La Hurun China Rich List ha stimato che Ma è stato l’uomo più ricco del paese sino al 20 ottobre, mentre ora è stimato essere il quarto, visto che al primo posto è passato a Zhong Shanshan, tycoon delle bottiglie di plastica.
Il risultato dello scontro dirà molto sulle sorti dell’economia che la Cina sta sviluppando. Se Ant e Alibaba sono limitate dai regolatori – o il suo fondatore è un obiettivo fondamentale degli investigatori – ciò segnerà un momento emblematico nell’incostante relazione del partito con il settore privato, benché, ironicamente, Ma sia lui stesso un membro del partito.
Da quando Deng Xiaoping ha lanciato l’era della “riforma e dell’apertura” quarant’anni fa, il partito è diventato più dipendente dalle compagnie del settore privato per la crescita economica, la creazione di posti di lavoro e il gettito fiscale. Ma la fissazione del partito per il controllo, specialmente da quando Xi ha acquisito sempre più potere, dieci anni fa, ha portato a periodiche azioni repressive sul settore e sugli imprenditori più importanti.
Tuttavia c’è un altro potenziale esito che potrebbe indicare una relazione meno tesa tra il partito-stato e il business. Gli accertamenti su Ant e Alibaba potrebbero portare a una sorta di accordi non dissimili da quelli tra Stati Uniti e Unione Europea contro i grandi gruppi finanziari e tecnologici. Questo potrebbe lasciare a Ma due compagnie di bandiera depotenziate ma ancora formidabili e campionesse del profitto nazionale.
Tuttavia, un messaggio politico molto forte è stato mandato. “I magnati cinesi di internet possono ancora godere del loro prospero business e delle loro enormi fortune se sono in grado di convincere le più alte cariche della loro fedeltà”, dice Chen Long al Plenum. “Le più alte cariche vogliono assicurarsi che né Ma né nessun altro superi mai la linea rossa cercando ancora di esercitare la propria influenza personale sulle politiche di governo. Almeno non pubblicamente. Il governo li supporterà a condizione che servano in prima battuta l’interesse nazionale”.
Rivoluzione di Fintech
Ma non è apparso in pubblico dal 24 ottobre, dopo aver tenuto un discorso di alto profilo, critico nei confronti delle banche di Stato con cui si è scontrato riguardo la rapida crescita di Yu’E Bao, e critico nei confronti dei regolatori, che sacrificano l’innovazione sull’altare della stabilità. Secondo le persone coinvolte nell'evento, quel discorso fece infuriare Xi, che prese la decisione finale di fermare l’Ipo (collocazione in borsa, ndt) di Ant.
“Innovare senza correre rischi è strangolare l’innovazione”, disse Ma. “Non c’è nulla di meno rischioso dell’innovazione. Molto spesso, il tentativo di minimizzare il rischio a zero è il rischio più grande”.
Ma teneva il suo discorso nello stesso forum in cui Wang Qishan, il potente vice-presidente ed ex zar dell’anti-corruzione, poneva l’accento sull’importanza della stabilità del sistema finanziario:
“I nostri sforzi dovrebbero essere volti a prevenire e minimizzare i rischi finanziari... la sicurezza deve essere al primo posto”. disse Wang. “Al tempo stesso, le nuove tecnologie finanziarie hanno aumentato l’efficienza, portato convenienza, ma i rischi finanziari sono cresciuti”.
In uno scontro pubblico senza precedenti nei confronti di Ant, due mesi dopo, il 26 dicembre la Banca Centrale Cinese criticò Ant per il suo elogio del rischio finanziario e per essersi avvantaggiato delle scappatoie finanziarie. Ma per quanto i regolatori finanziari potessero essere frustrati da Ant, non potevano ignorare i benefici portati alla Cina dalla rivoluzione finanziaria.
Il vice-presidente della Banca Popolare Cinese Pan Gongsheng ammise nella sua critica che comunque “Ant Group ha giocato un ruolo decisivo nello sviluppo della tecnologia finanziaria e nell’efficienza e inclusività dei servizi finanziari”. La banca centrale, aggiunse ammiccando agli imprenditori più tesi, era anche “irremovibile” nel suo impegno a tutela dei diritti di proprietà e “nella promozione dell’imprenditoria”.
Jack Ma ha beneficiato a lungo del supporto di funzionari del rango di Ministri del Consiglio di Stato, così come dei regolatori finanziari, che apprezzavano i contributi di Ant, Alibaba e i loro concorrenti, i quali hanno trasformato l’economia cinese e l’hanno resa leader del settore dei servizi online.
Quando il suo ruolo di membro del partito è stato confermato, due anni fa, era nel contesto di una ricompensa che stava ricevendo dal Comitato Centrale del Partito per “rendere la Cina un attore di primo piano nell’industria dell’e-commerce internazionale, della finanza online e del cloud computing”.
Il commercio di Alibaba e Ant e i servizi di pagamento online erano ancora più indispensabili al culmine della battaglia della Cina contro il Coronavirus, dal momento che fornivano servizi essenziali a milioni di persone, bloccate da lockdown draconiani.
“Ci sono diverse linee di pensiero tra i regolatori”, dice Chen. “Finché il discorso sulla crescita di Ma ha avuto la meglio. Ma Xi pensò che quel discorso fosse davvero troppo e una seconda linea di pensiero contraria al rischio prese forza. Se non avesse fatto quel discorso, tutto sarebbe andato bene”.
Le sparizioni sono inusuali per Ma, che pure ha mancato la finale di novembre del suo reality show africano – Africa’s Business Heroes. Regolarmente era solito fare delle performance musicali agli eventi di Alibaba e bere in compagnia di capi di Stato e di governo.
Come imprenditore di grandissimo successo in Cina gode di uno statuto unico. Il suo inglese fluente lo ha reso una celebrità internazionale nel circuito delle conferenze, a un punto insuperato dai suoi pari del settore privato. Quando Xi tenne ad Hangzou nel 2016 il G20, alcuni dei suoi ospiti andarono a visitare Mr Ma – cosa che irritò moltissimo il presidente cinese, secondo un diplomatico e altre persone familiari a queste questioni.
Tra i contatti più in vista di Ma vi erano il presidente indonesiano Joko Widodo, il primo ministro canadese Justin Trudeau e il primo ministro italiano Matteo Renzi. I ministri stranieri avevano a disposizione un tempo limitato e il ministro degli esteri cinese era spesso tagliato fuori dagli incontri.
Nelle indiscrezioni degli ultimi giorni sulla posizione di Ma, si dice che Ma abbia abbandonato preventivamente la Cina, controllato attentamente dai canali dei social media, mentre le testate giornalistiche interne hanno ricevuto serie misure di censura sulle storie che possono o non possono raccontare sui problemi di Ant e Alibaba con i regolatori.
Molti amici di Ma suggeriscono risposte controverse sul fatto che egli non si trovi in nessun guaio giudiziario o tantomeno in fuga. “È in Cina e non viaggia a causa del Covid, nient’altro. Ora sta riposando”, dice un amico di Ma.
Un altro amico che comunica regolarmente con Ma aggiunge: “Tutti si chiedono se sia in pericolo, ma non lo è. Risponde ai messaggi e alle chiamate e sembra di buon umore. Le discussioni con i regolatori sono ancora lunghe e lui non deve far altro che stare tranquillo finché non si saranno risolte”.
I passi falsi della leadership
Gli amici aggiungono che, benché Ma potrebbe ora pentirsi del suo discorso del 24 ottobre, egli crede ancora fermamente in quello che sosteneva e crede ancora appassionatamente nel progetto di Ant di trasformare la fornitura di servizi finanziari nella seconda maggiore economia globale.
Yu’E Bao ovvero “account balance treasure”, progetto lanciato nel 2013, permise a chiunque in Cina, dallo staff di un ristorante ai giovani ambiziosi che se ne servono, di depositare anche un solo Rmb (15 centesimi di dollaro) in un fondo di mercato e guadagnare più interessi di quanto avrebbero potuto affidandosi a qualsiasi altro fondo di risparmio cinese.
Solo quattro anni dopo divenne il più grande fondo di mercato azionario del mondo, sorpassando il fondo governativo degli USA JPMorgan. Il successo del fondo fu una drammatica dimostrazione del potenziale di Ant. Ma era anche una minaccia per i più potenti gruppi cinesi legittimi – le banche di Stato e i funzionari che le regolano.
La banca centrale stessa era preoccupata. Nel suo rapporto annuale sulla stabilità finanziaria della fine del 2018 il PBoC scrisse che avrebbe rafforzato i regolamenti per i fondi di investimento sistematicamente più importanti, senza menzionare Yu’E Bao per nome.
“Quando un autista di taxi può depositare un renminbi in un fondo di investimento e ricevere interessi, questo è sconvolgente”, dice un ex dirigente di Alibaba. “Jack sente che Ant sta facendo del bene per questa società”. Le compagnie di Ma si sono riprese molto bene dalle dispute regolatorie precedenti, tuttavia Ant e Alibaba non hanno mai affrontato un esame così attento in precedenza.
Lo scontro tra Ant, le banche e i regolari su Yu E’ Bao per esempio, ha ostacolato ben poco il suo business e la sua influenza complessiva. Il servizio di credito di Ant è cresciuto così tanto che ora agevola circa un decimo di tutti i crediti al consumo cinesi non ipotecari.
Il gruppo ha inoltre allineato i suoi interessi con quelli degli investitori più potenti. La prima ricerca di finanziamenti nel 2015 ha portato a una serie di azionisti ben connessi, ciascuno dei quali è destinato a essere generosamente ricompensato nell’IPO. Il fondo governativo cinese per la sicurezza sociale e un gruppo di compagnie assicurative statali detengono partecipazioni in Ant, valutate rispettivamente del valore di 48 miliardi di Yuan e 45 al prezzo IPO.
Le azioni appartenenti a un veicolo di investimento messo insieme da Boyu Capital, i cui dirigenti hanno incluso il nipote dell’ex presidente cinese Jiang Zemin, erano valutati 15 miliardi di Yuan. Anche la Televisione Centrale Cinese, l’emittente nazionale, detiene azioni di Ant per un valore di 3 miliardi di valuta cinese.
“I regolatori finanziari si sono preoccupati dell’accresciuto potere di Ant e della sua abilità di sfuggire a ogni tentativo di portarla sotto controllo”. Dice un consigliere governativo cinese. “Il precedente tentativo di sottoporre Ant a un maggior controllo non ha funzionato perché Ant era troppo grande e potente. Questo è un passaggio davvero drammatico”.
Bill Deng, un ex executive di Ant e cofondatore di XTransfer, una piattaforma di pagamento transfrontaliero, sostiene che Mr. Ma sarebbe diventato troppo sicuro di sé. “Per molto tempo i regolatori hanno lasciato espandere Ant e penso che l’amministrazione sia diventata troppo sicura di sé – dice Bill Deng – Se ci sono migliaia di persone che ti elogiano, si può diventare troppo ottimisti. Le politiche di riduzione della leva finanziaria sono state un trend per parecchi anni e ora il governo è estremamente cauto quando si tratta di finanza”.
Una crescita sana
La cancellazione dell’IPO di Ant ha provocato una cascata di critiche nei confronti del gruppo Fintech. I regolatori hanno fatto capire chiaramente di volere che il gruppo spostasse molti dei suoi affari – inclusi pagamenti, prestiti, assicurazioni e gestioni patrimoniali – in un nuovo, ristretto e controllato, veicolo finanziario. Questo aumenterà i requisiti di capitale di Ant e abbasserà la sua valutazione. Le autorità vedono nel modello della holding un modo per frenare i grossi conglomerati finanziari e aumentare la loro trasparenza.
Inoltre vogliono che Ant condivida l’immenso tesoro dei dati dei consumatori con la banca centrale – cosa che era stata rifiutata precedentemente.
Dover aspettare per un ritorno ridimensionato, che li ha quasi bloccati qualche mese fa, potrebbe deludere molti investitori, ma ci sono ipotesi peggiori. “Il governo cinese non intende uccidere Ant, ma accertarsi che cresca in modo sano”, dice Deng. “Ant può superare i problemi che ci sono ora. Se hanno pazienza, torneranno di nuovo a crescere”.
Come per le indagini dell’antitrust su Alibaba una via di uscita ragionevole per il Gruppo potrebbe comprendere la fine degli accordi esclusivi che vincolano i venditori a non poter vendere sulle piattaforme rivali.
Alibaba potrebbe anche incappare in sanzioni considerevoli – il cui massimo ammonterebbe al 10% del fatturato dell’anno precedente – se verrà considerata colpevole di aver violato le norme cinesi contro i monopoli.
“Le discussioni sull’esclusività sono andate avanti per anni, è un mercato competitivo”, dice l’ex executive di Alibaba. “Non penso che Alibaba stia per fallire. È solo che i metodi con cui confrontarsi sul mercato saranno più regolamentati”.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento