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30/01/2021

2020: l’anno in cui gli USA sono falliti

Due dati messi a confronto spiegano perché gli Stati Uniti siano uno stato fallito.

Il primo dato è quello dei decessi totali statunitensi durante il Secondo Conflitto Mondiale, pari a 416.837, come riporta il volume Infografica della Seconda Guerra Mondiale.

Il secondo è il numero di morti per Covid in poco più di anno, pari a 433.195 il 28 gennaio, secondo il tracker del New York Times.

Gli Stati Uniti hanno avuto quindi più morti per Covid-19 in un anno che nel periodo compreso tra l’attacco all’isola di Pearl Harbour, nel Pacifico, nel dicembre del 1941, quando entrarono nella Seconda Guerra Mondiale e le due settimane successive dalla resa del Giappone nell’agosto del 1945, cioè poco meno di quattro anni di combattimenti.

La soglia psicologica dei morti totali nord-americani nella quasi ventennale guerra del Vietnam, terminata nel 1975 – poco sotto i 60 mila – era stata superata a fine aprile. Ed ancora prima quella del conflitto “dimenticato” in Corea (1950-1953), che costò la vita a più di 36 mila statunitensi.

Mentre il “sacrificio” dei militari statunitensi, insieme agli Alleati – soprattutto sovietici e cinesi – e alle singole Resistenze nazionali, permise agli USA di iniziare il lungo periodo di egemonia che ha caratterizzato la storia mondiale fino ad oggi, l’ecatombe di morti civili attuali probabilmente ne segna inesorabilmente la fine, così come la presidenza Biden sarà l’inizio dell’era post-americana.

Siamo di fronte alla tappa finale di un piano inclinato in cui la globalizzazione neo-liberista a guida statunitense era entrata strutturalmente in crisi, dalla seconda metà del primo decennio di questo secolo, facendo via via affiorare i nodi della crisi sistemica del modo di produzione capitalistico a cominciare dal 2007/2008.

Sia detto per inciso, le morti giornaliere negli USA continuano ad essere ben più di 4.000; rispetto a 2 settimane fa sono in calo solo i contagiati, comunque ben più di 150mila al giorno, ed i ricoverati che sfiorano i 110mila.

Questo vuol dire, continuando l'esercizio macabro di contabilità comparata, che tra meno di un mese il numero totale delle vittime per la pandemia potrebbe essere la somma dei tre maggiori conflitti che hanno impegnato gli Stati Uniti da settanta anni a questa parte (Iraq e Afghanistan esclusi).

La situazione è ancora abbondantemente “fuori controllo”, e per quanto Biden voglia segnare un cambio di passo rispetto alla disastrosa gestione Trump, i fatti hanno la testa dura. E disastri di questa dimensione non si risolvono firmando un “ordine esecutivo”.

“L’America ora costituisce il 4 per cento della popolazione mondiale, ma rappresenta circa il 20 per cento delle morti globali”, riporta la lunga inchiesta del New York Times che abbiamo tradotto e che mette in luce alcuni aspetti centrali del fallimento statunitense nella gestione della pandemia che abbiamo più volte segnalato fin dai primi mesi dello scorso anno.

Se ci aggiungiamo il previsto fallimento di questa fase di vaccinazione, caratterizzata tra l’altro dalla sempre più aspra competizione per assicurarsi la fornitura vaccinale, tipica del “furto tra ladri” che regola i rapporti tra competitor internazionali, nonché la diffusione di varianti più contagiose, il quadro è completo.

È l’attuale modo di produzione, gli interessi in esso dominanti, la forma istituzionale che ha modellato, la rappresentanza politica che ha forgiato e, non da ultimo, la cultura che ha sfornato, a garantire al virus una vita lunga ed un prospero avvenire.

Ed è proprio il centro di questo sistema, gli USA, ad aver suggerito un modus operandi grazie al quale una parte dell’umanità sembra sia destinata a sviluppare una “immunità di gregge senza vaccini”, attraverso una sorta di selezione eugenetica da far impallidire il più fanatico medico nazista. Si ha un poco più di possibilità di cavarsela con la vaccinazione – al netto di tutti i limiti di efficacia – a seconda da ruolo rivestito dal proprio Stato nella gerarchia internazionale.

Sembrano fare eccezione, in questo schema, tutti quegli Stati appartenenti al variegato mondo socialista, che hanno deciso di adoperare per la vaccinazione i prodotti sviluppati fin qui dalla Repubblica Popolare e dalla Federazione Russa.

Ultima arrivata alle nostre latitudini, la Serbia.

Tornando agli USA, per non cadere nella falsa dicotomia repubblicani/democratici rispetto alla gestione del virus, occorre ricordare la corresponsabilità dei due partiti a livello locale.

Affermano giustamente gli autori dell’inchiesta del NYT: “i governatori e i funzionari locali che sono stati lasciati a governare la crisi hanno sprecato le poche possibilità che il Paese ha avuto quando hanno messo da parte gli esperti sanitari, ignorato gli avvertimenti dei propri consulenti e, in alcuni casi, fornito ai loro comitati consultivi più rappresentanti delle imprese che medici".

Il grassetto è nostro, e sorge spontanea la domanda: forse tale scelta è stata presa per far lievitare i profitti delle corporation?

La scienza è stata messa da parte a tutti i livelli di governo, inaugurando una era dove manager incapaci di gestire la crisi del modello di produzione si sono sostituiti alla scienza. Lì dove sarebbe stata necessaria la sofocrazia – o “la dittatura sanitaria”, come dicono i più cretini in alcune piazze – si è inaugurato il governo della post-razionalità, dove le uniche ragioni a dettar legge erano e sono gli interessi economici delle aziende, supportati dall’ignoranza armata della galassia negazionista alt-right, che ha sempre minacciato le uniche voci sensate provenienti dal mondo medico-scientifico.

Dall’altra parte è emersa la fragilità istituzionale di un sistema politico frutto di due guerre civili – la “guerra d’indipendenza” dalla Gran Bretagna è stata innanzitutto una guerra infra-americana – e che ha retto a due conflitti mondiali, oltre alla crisi del 1929, ma che esce con le ossa rotte dalla prova pandemica e da una transizione politica tutt’altro che indolore, dentro una catastrofe sociale peggiore di quella di 90 anni fa.

Di fronte a questo fatto epocale, gli organi d’informazione nostrani rimangono silenti. Per la quasi totalità del corpo politico la “fede atlantica” è quasi più indiscutibile della verginità della Madonna.

E se qualcuno pensa che le schegge appuntite dell’estesa galassia delle milizie pro-Trump siano “acqua passata”, dopo l’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio, dovrebbe guardare con attenzione il meticoloso lavoro di ricognizione che sta compiendo l’intelligence statunitense su “gli estremisti violenti ideologicamente motivati”, come vengono chiamati.

Non sono solo una minaccia all’establishment ma, come hanno già dimostrato, sono un pericolo alla possibilità di adottare anche minime misure di profilassi sanitaria come portare una mascherina, o mantenere il distanziamento sociale, per non parlare di misure più restrittive o avviare una vera campagna di vaccinazione di massa. Come ben illustra l’articolo qui tradotto.

Buona lettura

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Un anno, 400.000 morti: come gli Usa hanno ottenuto il proprio fallimento

La via per sconfiggere il coronavirus era chiara, ma Kelley Vollmar non si era mai sentita così abbattuta.

Come direttore sanitario della contea di Jefferson, in Missouri, Vollmar sapeva che l’obbligo di indossare le mascherine avrebbe aiutato a salvare delle vite. Fece pressioni nei confronti dell’ufficio del governatore perché emettesse un’ordinanza per tutto lo stato e i dirigenti degli ospedali spingevano nella stessa direzione. Persino la Casa Bianca, nello stesso momento in cui Trump scherniva le persone con la mascherina, ufficiosamente sollecitava i governatori repubblicani ad emettere l’ordinanza.

Nonostante tutto, il governatore Mike Parson ha resistito e nei quartieri di St. Louis Vollmar si è trovata sotto attacco. Un membro della commissione salute della contea l’ha chiamata “bugiarda”. Lo sceriffo annunciò che non avrebbe fatto rispettare un obbligo imposto a livello locale. Dopo che attivisti contro le mascherine diffusero online il suo indirizzo, Vollmar dovette installare un sistema di sicurezza in casa propria.

“Durante l’anno appena trascorso qualunque cosa noi facessimo veniva problematizzata”, dice Vollmar, la cui madre di 77 anni è morta per complicazioni dovute al coronavirus a dicembre. “Sembrava di essere Lorax della vecchia storia del dott. Seuss: io sto qui a salvare gli alberi e nessuno ascolta”.

Per quasi tutto il tempo della pandemia, la polarizzazione politica e il rigetto per la scienza hanno minato la capacità degli USA di controllare il covid. Questo è stato chiaro e più dannoso a livello federale, dove Trump sosteneva che il virus sarebbe scomparso, scontrandosi con i suoi scienziati e con un fallimento enorme, ha abdicato alla responsabilità di una pandemia che necessitava dello sforzo nazionale per sconfiggerla, imponendo decisioni chiave agli stati secondo l’assunto che avrebbero preso il volo e fatto andare avanti la nazione.

Ma i governatori e i funzionari locali che sono stati lasciati a governare la crisi hanno sprecato le poche possibilità che il Paese ha avuto quando hanno messo da parte gli esperti sanitari, ignorato gli avvertimenti dei propri consulenti e, in alcuni casi, fornito ai loro comitati consultivi più rappresentanti delle imprese che medici.

A quasi un anno da quando il primo caso noto di coronavirus negli Stati Uniti è stato annunciato a nord di Seattle il 21 gennaio 2020, la portata del fallimento della nazione è diventata chiara: il paese sta precipitando verso 400.000 morti totali e i casi, i ricoveri e i morti hanno raggiunto livelli record, mentre la nazione sta affrontando il suo capitolo più oscuro della pandemia.

La situazione è diventata disastrosa proprio quando l’amministrazione Trump, nei suoi ultimi giorni, ha iniziato a vedere i frutti del suo forse più grande successo sul coronavirus, il programma di vaccinazione Operation Warp Speed. Ma la mancanza di coordinamento federale nella distribuzione delle dosi è già emersa come un ostacolo preoccupante.

Il presidente entrante, Joseph R. Biden Jr., ha detto che lancerà una strategia federale per tenere sotto controllo il virus, incluso un invito a tutti a indossare mascherine nei prossimi 100 giorni e un piano coordinato per ampliare la consegna dei vaccini. “Riusciremo a gestire questa operazione”, ha detto venerdì Biden. “La nostra amministrazione collaborerà con la scienza e gli scienziati“.

La strategia segnala un cambiamento rispetto all’anno scorso, durante il quale l’amministrazione Trump ha ampiamente delegato la responsabilità del controllo del virus e della riapertura dell’economia a 50 governatori, parcellizzando la risposta della nazione. Le interviste con oltre 100 dirigenti sanitari, politici e della comunità in tutto il paese e una revisione delle e-mail e di altri documenti del governo federale offrono un quadro più completo di tutto ciò che è andato storto.

La gravità dell’attuale epidemia può essere fatta risalire alla fretta di riaprire la scorsa primavera. Molti governatori si sono mossi rapidamente, a volte bypassando le obiezioni dei loro consiglieri. Le riaperture a livello nazionale hanno portato a un’ondata di nuove infezioni che è cresciuta nel tempo: mai più la media del Paese sarebbe scesa sotto i 20.000 nuovi casi al giorno.

La scienza è stata messa da parte a tutti i livelli di governo. Più di 100 funzionari sanitari statali e locali sono stati licenziati o si sono dimessi dall’inizio della pandemia. In Florida, gli scienziati hanno offerto la loro esperienza all’ufficio del governatore ma sono stati emarginati, mentre il governatore Ron DeSantis si è rivolto al dottor Scott W. Atlas, un consigliere di Trump, e ad altri le cui opinioni sono state accolte in circoli conservatori ma rifiutate da decine di scienziati.

Mentre il presidente ha pubblicamente minimizzato la necessità di mascherine, i funzionari della Casa Bianca raccomandavano ufficiosamente che alcuni stati con dati in peggioramento imponessero l’uso di dispositivi di protezione negli spazi pubblici. Ma i dati mostrano che almeno 26 stati hanno ignorato le raccomandazioni della Casa Bianca su mascherine e altri problemi di salute. Nel South Dakota, il governatore Kristi Noem si è vantato con gli alleati politici di non richiedere mascherine anche se il suo stato era nel mezzo di un’epidemia che è diventata una delle peggiori della nazione.

Il governatore Jared Polis del Colorado ha affermato che gli stati hanno dovuto affrontare scelte difficili per bilanciare il virus – spesso ascoltando voci in contrasto su come farlo al meglio – e ha detto che Trump li aveva lasciati senza il sostegno politico di cui avevano bisogno mentre esortavano il pubblico ad accettare le mascherine e il distanziamento sociale. “La cosa che avrebbe fatto la differenza sarebbe stata la chiarezza del messaggio dalla persona in alto“, ha detto Polis in un’intervista.

La pandemia, infatti, ha portato con sé sfide significative, tra cui una disoccupazione record e una malattia dinamica che ha continuato a fare il giro del mondo. Senza una strategia nazionale della Casa Bianca è improbabile che qualsiasi Stato avrebbe potuto fermare completamente la diffusione della pandemia.

Ma la maggior parte dei decessi negli Stati Uniti è avvenuta da quando le strategie necessarie per contenere il virus erano chiare ai leader statali, che avevano una gamma di opzioni, dall’obbligo delle mascherine a chiusure mirate e test. Sono emerse disparità tra gli stati che hanno preso sul serio le restrizioni e quelli che non lo hanno fatto.

L’America oggi costituisce il 4 per cento della popolazione mondiale, ma rappresenta circa il 20 per cento delle morti globali. Mentre l’Australia, il Giappone e la Corea del Sud hanno dimostrato che era possibile mantenere bassi i decessi, gli Stati Uniti – armati di ricchezza, abilità scientifiche e potere globale – sono diventati il leader mondiale: ora hanno una delle più alte concentrazioni di morti, con quasi il doppio delle vittime di ogni altro paese.

Primavera

La fretta di riaprire è stata “il momento opportuno che si è perso“.

Il paese una volta ha avuto la possibilità di mettersi sulla buona strada per sconfiggere il virus.

C’erano stati molti passi falsi. Gli Stati Uniti non sono riusciti a creare una vasta rete di test e di tracciamento dei contatti a gennaio e febbraio, che avrebbe potuto identificare i primi casi e forse frenare la crisi. Poi, i casi sono esplosi silenziosamente a New York, mentre il governatore Andrew M. Cuomo e il sindaco Bill de Blasio aspettavano giorni cruciali per chiudere scuole e imprese.

Migliaia di vite avrebbero potuto essere salvate, nella sola area metropolitana di New York, se le misure fossero state messe in atto anche una settimana prima, hanno scoperto i ricercatori. Spinti dall’impennata primaverile, New York e il New Jersey hanno ancora oggi i peggiori tassi di mortalità della nazione.

Altrove, però, la maggior parte del paese ha avuto l’opportunità di andare avanti.

A metà aprile, la maggior parte degli stati aveva fatto ricorso a obblighi storici di restare a casa per evitare l’orrore visto nel nord-est. All’epoca erano morte circa 30.000 persone e la parte peggiore dell’epidemia era ancora concentrata nel nord-est.

È stato durante questo periodo che gli esperti affermarono che il paese aveva avuto l’opportunità di gestire la crisi: ha investito in test e tracciamento dei contatti e ha subito un arresto prolungato, anche se doloroso, fino a quando i casi non sono stati identificati e posti sotto controllo. In questo periodo, gli Stati Uniti eseguivano solo circa un terzo dei test che i ricercatori ritenevano necessari.

Ma la Casa Bianca si è rifiutata di applicare le proprie linee guida e Trump ha apertamente incoraggiato gli stati a riaprire. Ha ceduto il controllo ai governatori il 16 aprile. “Avete la possibilità di prendere le vostre decisioni”, ha detto loro.

Guardando indietro, gli esperti della sanità rintracciano l’inizio della maggior parte dei casi del paese, che ora si riflettono in un numero record di vittime, in questo punto di svolta alla fine di aprile.

“Quello era il momento critico“, ha detto Jeffrey Shaman, esperto di malattie infettive presso la Columbia University. “Quello era il momento opportuno che si è perso“.

Nella fretta di tornare al lavoro, molti governatori si sono mossi rapidamente per riaprire e si sono rifiutati di ordinare nuove chiusure, a volte ignorando le richieste dei consigli sanitari e dei sindaci, secondo quello che emerge dalle interviste con i funzionari sanitari e una revisione di migliaia di rapporti ottenuti da registri pubblici consultati del New York Times e da altri gruppi, come Accountable.US e il progetto di documentazione pubblica Covid-19 Documenting.

In Colorado, un funzionario sanitario locale ha avvertito che il piano di riapertura del suo stato rischiava di ribaltare i risultati positivi ottenuti durante dolorose chiusure. Nella Carolina del Sud, i funzionari sanitari non sono riusciti a convincere il governatore a ritardare l’apertura dei ristoranti e l’epidemiologa statale, la dottoressa Linda Bell, ha suggerito, nelle e-mail riportate per la prima volta dal quotidiano The State, che i funzionari sanitari dovevano farsi avanti e fornire messaggi diversi al pubblico.

“Non ‘starò accanto al governatore’ senza riportare ciò che la scienza ci dice che è la cosa giusta da fare“, ha digitato una domenica mattina dal suo iPhone.

In Iowa, la direttrice sanitaria della contea di Black Hawk, la dottoressa Nafissa Cisse Egbuonye, ​​è rimasta sbalordita quando ad aprile ha trovato dipendenti che lavoravano gomito a gomito in uno stabilimento di confezionamento di carne di Tyson, e solo alcuni di loro indossavano una mascherina.

Per settimane, ha detto, le sue chiamate all’ufficio del governatore per la chiusura dell’impianto non hanno avuto riscontro, poiché le infezioni sono aumentate così rapidamente che l’ospedale locale è stato invaso. “Non sapevamo dove si stesse verificando la resistenza, se fosse Tyson o a livello di governo statale“, ha detto il dottor Egbuonye “le richieste cadevano nel vuoto“.

Il governatore Kim Reynolds ha detto all’epoca che era essenziale mantenere attiva e funzionante la catena di approvvigionamento alimentare della nazione. L’impianto è stato chiuso solo dopo che il virus aveva messo KO gran parte della sua forza lavoro: più di mille dipendenti sono stati infettati, molti dei quali immigrati, e almeno cinque lavoratori sono morti.

Forse da nessuna parte le conseguenze della riapertura furono più chiare che in Texas.

Con 29 milioni di residenti e un’identità conservatrice costruita sull’essere ben disposti verso gli affari, il Texas è stato tra gli stati che in seguito hanno emanato ordini di rimanere a casa. Entro due settimane, i manifestanti hanno gridato a gran voce davanti alla villa del governatore, sventolando bandiere decorate con il motto “Non calpestarmi” (la bandiera di Gadsden, NDT) e chiedendo di poter tornare al lavoro.

Il governatore Greg Abbott si stava rapidamente orientando verso la riapertura. Un giorno dopo la chiamata di Trump che ha conferito l’autorità ai governatori, Abbott ha annunciato una “squadra speciale per aprire il Texas“. Più della metà dei suoi membri aveva effettuato domazioni alle campagna elettorale di Abbott, tra cui l’imprenditore immobiliare Ross Perot Jr. e Drayton McLane Jr., un ex proprietario degli Houston Astros.

In una serie di telefonate e riunioni nel corso di diverse settimane, la squadra speciale ha espresso le proprie idee. La Texas Restaurant Association ha presentato un piano per riaprire i ristoranti. In ogni fase del percorso, le idee venivano convogliate attraverso un gruppo di quattro esperti medici, ai quali era stato conferito il potere di porre il veto alle idee.

Ma il compito principale era chiaro: come rimettere in piedi l’economia del Texas da 1800 miliardi di dollari.

Alla fine di aprile, Abbott stava valutando la possibilità di riaprire l’economia in più fasi.

“Il mio consiglio era di andare un po’ più piano”, ha detto un membro della squadra del governatore, il dottor Mark McClellan, ex commissario della Food and Drug Administration degli Stati Uniti. Temeva che lo stato non considerasse il tempo tra le fasi per misurare eventuali aumenti di infezione prima di progredire attraverso ulteriori riaperture, e temeva un’ondata di nuove infezioni.

Ma il 1° maggio il Texas ha riaperto, iniziando con i ristoranti, i negozi e i cinema. Al Memorial Day, il Texas era effettivamente attivo e funzionante.

Un portavoce di Abbott ha indicato stati come la California e New York, che hanno mantenuto le restrizioni in vigore più a lungo, ma hanno recentemente assistito a recrudescenza del virus, come prova del fatto che i “blocchi per mesi dopo mesi” non funzionano. Ha detto che Abbott aveva equilibrato il “salvare vite, preservando i mezzi di sussistenza“.

Da fine maggio a fine luglio, le nuove infezioni in Texas sono decuplicate, da circa 1.000 nuovi casi al giorno a 10.000.

“È stato come un incendio nella boscaglia“, ha detto il dottor Jose Vazquez, che ha servito come autorità sanitaria nella contea di Starr, in Texas, e che ha contratto il virus qiuando la regione nel confine meridionale dello stato è stata duramente colpita durante l’estate.

Entro la fine di giugno, Abbott convocò un’altra riunione dei suoi consulenti medici. Invertendo la rotta, chiuse tutto. Giorni dopo ha emesso un’ordinanza che obbligava all’uso della mascherina e che si è dimostrato aver salvato vite nei mesi a venire.

I decessi hanno continuato a salire fino ad agosto e per settimane questa estate il dottor Vazquez ha assistito agli elicotteri che piombavano nella contea di Starr per raccogliere i pazienti, portandoli in ospedali fino all’Oklahoma e al New Mexico.

Pochi sono tornati vivi.

Estate

“È stato semplicemente orribile“: gli esperti sanitari erano esausti, minacciati e messi da parte.

L’estate avrebbe dovuto portare una tregua dall’orrore.

In tutto il nord-est, le morti stavano diminuendo. Il clima si stava facendo caldo, un’occasione per trascorrere più tempo all’aperto, dove il virus si diffonde meno facilmente. I funzionari sanitari speravano che la stagione sarebbe stata il ponte di cui avevano bisogno per prepararsi all’autunno, quando si prevedeva che le infezioni sarebbero peggiorate.

Invece, mentre i funzionari in Nuova Zelanda registravano 100 giorni consecutivi senza una sola nuova infezione e paesi come la Germania registravano solo pochi nuovi decessi al giorno, gli Stati Uniti hanno quasi battuto il record di ospedalizzazione primaverile per coronavirus.

In tutto il paese, i rappresentanti della sanità, alla guida delle loro comunità attraverso la crisi, hanno affrontato un tormento sempre più grande, l’esaurimento delle risorse e dibattiti politici da cui sono usciti esausti. La reazione è nata come un riflesso alla linea imposta da Trump, che ha chiesto il supporto degli alleati Repubblicani, la cui retorica riguardo alle mascherine e all’economia è diventata un’invitante appello in molte comunità. Nonostante il caos che ha caratterizzato quest’anno, dozzine di sanitari sono stati licenziati o riassegnati.

Amber Elliott, ex direttrice sanitaria del St. Francois Country, in Missouri, ha dichiarato di aver ricevuto delle telefonate da persone che imprecavano, dicendo: “Devi fare attenzione”, ed una fotografia della sua famiglia ad un incontro di basket di suo figlio, fatta senza che lei ne fosse a conoscenza, postata anche online. Ha iniziato a controllare le telecamere di sicurezza prima di lasciare, la sera, il suo ufficio, ed ha chiesto un trasferimento. “Non vale la loro sicurezza”, dice, riferendosi al rischio che corrono i suoi due figli. “Non si può aspettare finché diventa troppo tardi”.

Nel Wisconsin, la dottoressa Jeanette Kowalik, commissaria della sanità a Milwaukee, è stata demolita dall’assenza di risorse. I suoi colleghi hanno lavorato venti ore al giorno, cercando di resistere all’incremento del numero dei casi e dovendo usare delle apparecchiature inadeguate, riflesso di un sistema sanitario pubblico sotto-finanziato per anni.

“È stato orribile”, dice la Kowalik. “Resistere è stato difficile”.

Ad un certo punto, la Kowalik ha lanciato una richiesta di aiuto ai Centri per il Controllo e la Prevenzione delle malattie. I centri hanno impiegato 6 settimane a rispondere.

Nel Kansas, il dottor Gianfranco Pezzino, funzionario sanitario per lo Shawnee County è stato messo ancor più sotto pressione a seguito della decisione dei commissari di rilassare le restrizioni sulle mascherine per i mercati degli agricoltori; sono stati in seguito allungati gli orari di apertura dei bar e sono state permesse le pratiche sportive, contrariamente al suo consiglio.

Scocciato e frustrato, il Dr. Pezzino si è seduto alla sua scrivania ed ha scritto la sua lettera di dimissioni.

“Non si può mettere il personale sanitario nella condizione di compiere queste difficili scelte, per poi ribaltare le loro decisioni, senza alcuna base scientifica”, ha concluso Pezzino, che in un momento particolare della pandemia, ha letto ad alta voce la lettera, durante una videoconferenza lo scorso mese, ed ha spento la videocamera come ulteriore rappresentazione delle sue dimissioni.

All’inizio della pandemia, il Dipartimento della Salute della Florida ha riunito i maggiori esperti per un’urgente videoconferenza del sabato mattina, con il chirurgo Scott A. Rivkees.

“Abbiamo avuto questa scoppiettante riunione”, ha dichiarato il Dr. Aileen M. Marty, professore di malattie infettive alla Florida International University, credendo che quella riunione sarebbe stata la prima di molte.

Si è tenuta, invece, una sola riunione.

Il Dr. Rivkee è stato successivamente “messo da parte”, per essere poco in vista dopo aver suggerito, correttamente, ad un a conferenza che il distanziamento sociale, come anche altre misure, dovevano essere imposte per almeno un anno. Un altro gruppo di scienziati, che si erano incontrati all’interno del Dipartimento della Salute, è stato ugualmente eclissato.

Il governatore DeSantis, vincitore delle elezioni del 2018, in gran parte grazie all’appoggio di Trump, si è attenuto alla linea della Casa Bianca, circondandosi di imprenditori e consiglieri di sua scelta.

Delle 22 persone della commissione esecutiva nella task force del governatore per la riapertura della Florida, solo una, il presidente del Tampa General Hospital, poteva vantare un background medico-sanitario.

L’unica persona a cui DeSantis si è rivolto era il Dr. Atlas, in quel periodo un alto consigliere di Donald Trump, le cui idee sono state ritenute pericolose dai membri della comunità medica. Radiologo, la cui apparizione su Fox News ha catturato l’attenzione di Trump, il dr. Atlas si è scontrato di frequente con gli esperti, dicendo ad esempio che l’efficacia delle mascherine non era confermata e che i bambini non potevano trasmettere il virus.

DeSantis ed il Dr. Atlas si sono mostrati insieme a diversi eventi ad agosto, promettendo didattica in presenza per scuole e università, oltre al ritorno degli sport autunnali.

Una portavoce di DeSantis si riferiva a lui come ad un innovatore, in grado di comprendere che il lockdown sarebbe stato “inefficace”, che ha avuto un approccio basato sui dati e si è concentrato unicamente sulla protezione dei residenti più anziani e delle altre persone più a rischio.

A settembre, l’ufficio di DeSantis ha mandato una richiesta al Dr. Bhattachary, professore di Stanford, che ha classificato i lockdown per il coronavirus come dannosi. In un’intervista il Dr. Bhattacharya ha detto che la richiesta è arrivata in modo inaspettato, e di essere compiaciuto dal fatto che il governatore avesse letto le sue pubblicazioni.

Il governatore ha chiesto a Bhattacharya di presentarsi ad un comitato insieme al dr. Martin Kulldorf di Havard, che ha aiutato nella stesura della Great Barrington Declaration, studio mirato a proteggere al meglio i più vulnerabili, mentre le persone “conducono una vita normale”, approccio fortemente criticato dalla comunità scientifica.

Il giorno seguente DeSantis ha proseguito con il piano per tenere la Florida aperta. Ha autorizzato i bar ed i ristoranti a proseguire l’attività al massimo delle capacità dei locali, proibendo alle autorità locali di rinforzare le misure sulle mascherine, sul coprifuoco e su altre restrizioni.

Il paese aveva appena superato i 200.000 morti, di cui più di 14.000 in Florida.

I dati sulle mascherine erano ben documentati, ma i governatori hanno resistito

In autunno la notizia del contagio di Trump era su tutte le prime pagine e, nonostante ciò, il presidente continuava a sostenere che il paese stesse per “svoltare l’angolo” e che il coronavirus sarebbe presto sparito.

All’interno della Casa Bianca però i funzionari sapevano che la crisi aveva bisogno di maggiore controllo.

In una serie di poco pubblicizzate note settimanali, create su misura per ogni stato, la task force della Casa Bianca ha segretamente fatto pressione sugli stati affinché prendessero misure più restrittive. I comunicati incoraggiavano stati come Alaska, Georgia e Wyoming ad imporre l’utilizzo delle mascherine. Ad altri stati come Alabama, Louisiana e Mississippi è stato consigliato di porre dei limiti più stringenti sugli incontri al chiuso.

Tuttavia, questi stati, come altri – almeno 26 in tutto – hanno ignorato le esortazioni della Casa Bianca, nonostante si contassero nuovi casi ogni giorno.

Secondo la governatrice del South Dakota, Kristi Noem, il laissez-faire era un motivo di orgoglio. Probabilmente, più di ogni stato, il South Dakota ha tenuto le sue porte aperte, ospitando Trump per un evento al Monte Rushmore e spendendo 5 milioni di dollari del fondo federale di sostegno per il coronavirus per attirare turisti.

In autunno, Noem ha viaggiato in tutto il paese con l’aiuto di un ex manager della campagna di Trump, Corey Lewandowski, impaziente di dimostrare che il suo modello di governo liberale era quello giusto.

Nel New Hampshire, ha detto ad un gruppo di Repubblicani che una delle sue strategie era quella di “non parlare mai del numero di casi di infezioni da Covid-19 che abbiamo”.

Nel Maine, invece, la Noem ha criticato le restrizioni imposte dallo stato, sostenendo che nel suo stato il numero dei contagi era uno dei più bassi. “La leadership ha delle conseguenza, e voi vivete con una leadership che è fuori dall’ufficio del vostro governatore”, ha detto, riferendosi alla folla.

Di fatto, i nuovi casi e il numero di morti stavano crescendo nel South Dakota. Probabilmente ha contribuito molto un raduno dopo l’estate, che ha richiamato centinaia di migliaia di motociclisti a Sturgis, South Dakota, in aggiunta alla stagione più fredda che ha spinto molti in posti al chiuso. La Noem ha inoltre continuato a rifiutare il consiglio della Casa Bianca ad imporre l’uso della mascherina.

Il South Dakota ha concluso l’anno con uno dei più alti numeri di contagio del paese – quattro volte quello del Maine – sebbene abbia anche preparato uno delle più imponenti campagne di vaccinazione del paese.

Anche il governatore dell’Idaho, Brad Little, si è opposto all’invito sulle mascherine, ma era consapevole della necessità di misure più stringenti. Bryan Elliott, a capo del comitato per la salute di una regione fortemente colpita nel sud del Idaho, ha riferito di un consigliere di Little che ha preso parte ad una conferenza con due addetti del comitato per chiedere l’impiego di ulteriori misure, compreso l’uso delle mascherine.

La richiesta, ha detto Elliot, includeva una minaccia. Ogni tipo di misura era volta a scatenare una resistenza della popolazione, e l’intenzione sembrava essere quella di farla assorbire dal comitato di Elliot. Se non ci fosse stata un’ordinanza per imporre l’utilizzo della mascherina, il governatore avrebbe pubblicamente umiliato Elliot, indicandolo come unico responsabile del numero crescente di casi, almeno così avrebbe riferito un consigliere di stato ad Elliot, che ha concluso “non era corretto”.

La decisione di dare un’ulteriore responsabilità alle autorità locali ha aperto la porta, come accaduto in molti stati, a politica e disinformazione.

La dottoressa Vicki Wooll, invitata a testimoniare ad un incontro del comitato, ha suggerito che fosse la tecnologia 5G a mettere in pericolo la salute delle persone.

Il Dr. Ed Zimmerman, il responsabile sanitario nella contea di Washakie, Wyoming, ha visto la sua comunità infiammata da altre teorie cospirative sui social media, tra cui suggerimenti che le preoccupazioni legate al virus fossero state esagerate nel tentativo di danneggiare la campagna per la rielezione di Trump.

“È una completa retrocessione della scienza nel dimenticatoio“, ha detto il Dr. Zimmerman, che si è schierato come conservatore.

Una settimana dopo aver emesso un mandato per l’uso delle mascherine, è stato licenziato.

Inverno

Un buio inverno porta con sé un numero di morti record.

Contro ogni previsione, alcuni stati sono riusciti a tenere il virus sotto controllo.

Lo Stato di Washington, che ha registrato 37 dei primi 50 decessi per coronavirus della nazione, ha mantenuto in atto una serie di misure di mitigazione in costante adattamento e ora si colloca al quarantaquattresimo posto per i decessi pro capite. Se la nazione avesse raggiunto un tasso paragonabile a quello di Washington, sarebbero morte circa 220.000 persone in meno. Anche il Vermont è stato tra gli Stati con il minor numero di morti, grazie in parte a una cauta riapertura, test significativi e un’ordinanza sulle mascherine.

Tuttavia, in un anno di divisione politica e mancato controllo, la diffusione del coronavirus ha raggiunto la maggior parte del paese.

Negli ultimi giorni, il virus ha accelerato in quasi tutti gli stati, e le morti stavano salendo dall’Arizona al Connecticut. Persino a New York, diventata un modello nazionale per le restrizioni e i test, dopo la crisi primaverile si sta assistendo ad una recrudescenza del contagio.

L’inverno è sempre stata la stagione in cui il virus ha rappresentato la minaccia più grande, ma in molti stati, i residenti sono anche diventati vittime di stanchezza pandemica, rendendo meno efficaci i controlli esistenti.

È stato così in California, che ora sta vivendo uno dei peggiori focolai della nazione.

Lo stato più popoloso della nazione è stato il primo a emettere l’ordine “restate a casa” la scorsa primavera, ed è riuscito a tenere sotto controllo il virus per la maggior parte dell’anno. Ma mentre l’inverno si avvicinava, l’irrequietezza si diffondeva velocemente.

I giornalisti locali hanno riportato che i leader democratici, il governatore Gavin Newsom e il sindaco di San Francisco London Breed – schietti sostenitori delle precauzioni contro il virus – hanno partecipato a feste di compleanno al ristorante French Laundry nella Napa Valley, ignorando le loro migliori indicazioni. Il disprezzo per le mascherine e le chiusure di varie attività risuonavano nelle parti più conservatrici della California meridionale, e i funzionari sanitari hanno indicato come determinante il comportamento di coloro che non hanno vigilato durante la festa del Ringraziamento.

Ora i funzionari sanitari federali stanno avvertendo che una variante molto più contagiosa del virus potrebbe diventare la fonte principale di infezione entro marzo, minacciando di accelerare l’epidemia del paese.

L’arrivo dei vaccini potrebbe rallentare la crescita, ma la mancanza di una strategia nazionale unificata è riemersa come un difetto fondamentale. Il governo federale ha scaricato la responsabilità della somministrazione dei vaccini ai governi statali e locali, che sono a corto di finanziamenti e si occupano ancora della scoraggiante crescita di casi di infezione. Alcuni stati hanno avuto difficoltà nella rapida consegna del vaccino e le regole variano ampiamente da stato a stato.

Biden, che si è insediato questa settimana, ha detto che chiederà alla Federal Emergency Management Agency di istituire 100 centri di vaccinazione sostenuti a livello federale in tutto il paese e spingerà anche per migliaia di siti di vaccinazione comunitaria e mobile.

Ma aiuti limitati rallenteranno il processo con cui tali piani possano essere implementati, e già ci sono divisioni politiche sul fidarsi del vaccino e su quali gruppi sociali dovrebbero ottenerlo per primi.

La dott.ssa Marissa J. Levine, direttrice del Center for Leadership in Public Health Practice dell’Università della Florida meridionale, ha detto che un fallimento della leadership – prima dalla Casa Bianca e poi dagli stati – ha polarizzato l’intera risposta alla pandemia e dato al virus una vita prolungata. “La situazione indica un colossale fallimento a tutti i livelli di governo”, ha detto.

I primi cinque giorni peggiori per i nuovi morti negli Stati Uniti sono arrivati a gennaio. Mentre la pagina del calendario si girava per un nuovo anno, il virus era peggiore di quanto non fosse mai stato.

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