Ancora intensi combattimenti in Donbass tra le milizie popolari e le forze ucraine, in particolare nell’area di Gorlovka, in prossimità dei villaggi minerari Gagarin e Komarov. E se al momento le truppe di Kiev si “limitano” ancora all’impiego di mortai e artiglierie, si fa sempre più frequente l’uso di droni, tanto che in Donbass si manifesta il timore che stiano per entrare in servizio effettivo i 6 droni “Bayraktar TB2” che l’Ucraina ha acquistato dalla Turchia (altri 5 lo saranno quest’anno) dato che specialisti turchi sarebbero già all’opera per istruire i soldati ucraini al loro impiego.
Su questo sfondo, il 28 e 29 gennaio si è tenuto a Donetsk il Forum “Donbass russo”, cui hanno preso parte anche deputati della Duma russa. All’esame, i principi fondativi delle Repubbliche popolari, la fine della guerra, l’integrazione del potenziale scientifico, culturale e industriale di Donbass e Russia.
Non si può escludere che, con l’elezione di Biden e il timore che ciò induca Kiev a un’escalation dell’aggressione, L-DNR intendano stimolare Mosca a fornir loro un aiuto più “stretto”.
Come che sia, al Forum, particolare risonanza ha avuto, tra gli altri, l’intervento della direttrice di Russia Today, Margarita Simon’jan che, in modo esplicito – sottolineando comunque di parlare a puro titolo personale – ha esortato a includere DNR e LNR nella compagine russa.
La gente del Donbass, ha detto Simon’jan, «vuol parlare russo e noi abbiamo l’obbligo di garantire loro questa possibilità. Le persone del Donbass vogliono avere la possibilità di essere russe e noi abbiamo l’obbligo di garantire loro questa possibilità».
Da Mosca, è arrivata l’immediata precisazione del Ministero degli esteri, che la posizione della Simon’jan costituisce solo il «suo punto di vista, la sua posizione» personale. Il Cremlino continua infatti a manifestare particolare riserbo e cautela sulla questione, tanto che, in diverse occasioni, anche di recente, ha parlato del territorio del Donbass come “ucraino” e si limita per ora alla concessione di passaporti russi agli abitanti del Donbass che li richiedano.
Ad ogni modo, «siamo russi, e vogliamo stare nel mondo russo», ha dichiarato al Forum, ad esempio il rettore dell’Università di Lugansk, Viktor Rjabičev. E se Simon’jan ha precisato di parlare a titolo personale, ecco che da Lugansk proclamano apertamente la «oggettività dell’integrazione del Donbass con la Russia», che «Il Donbass è il cuore della Russia!».
Lo ha fatto Oleg Akimov, presidente dell’Unione interregionale delle Comunità della regione di Lugansk, di cui riportiamo l’intervento.
Su questo sfondo, il 28 e 29 gennaio si è tenuto a Donetsk il Forum “Donbass russo”, cui hanno preso parte anche deputati della Duma russa. All’esame, i principi fondativi delle Repubbliche popolari, la fine della guerra, l’integrazione del potenziale scientifico, culturale e industriale di Donbass e Russia.
Non si può escludere che, con l’elezione di Biden e il timore che ciò induca Kiev a un’escalation dell’aggressione, L-DNR intendano stimolare Mosca a fornir loro un aiuto più “stretto”.
Come che sia, al Forum, particolare risonanza ha avuto, tra gli altri, l’intervento della direttrice di Russia Today, Margarita Simon’jan che, in modo esplicito – sottolineando comunque di parlare a puro titolo personale – ha esortato a includere DNR e LNR nella compagine russa.
La gente del Donbass, ha detto Simon’jan, «vuol parlare russo e noi abbiamo l’obbligo di garantire loro questa possibilità. Le persone del Donbass vogliono avere la possibilità di essere russe e noi abbiamo l’obbligo di garantire loro questa possibilità».
Da Mosca, è arrivata l’immediata precisazione del Ministero degli esteri, che la posizione della Simon’jan costituisce solo il «suo punto di vista, la sua posizione» personale. Il Cremlino continua infatti a manifestare particolare riserbo e cautela sulla questione, tanto che, in diverse occasioni, anche di recente, ha parlato del territorio del Donbass come “ucraino” e si limita per ora alla concessione di passaporti russi agli abitanti del Donbass che li richiedano.
Ad ogni modo, «siamo russi, e vogliamo stare nel mondo russo», ha dichiarato al Forum, ad esempio il rettore dell’Università di Lugansk, Viktor Rjabičev. E se Simon’jan ha precisato di parlare a titolo personale, ecco che da Lugansk proclamano apertamente la «oggettività dell’integrazione del Donbass con la Russia», che «Il Donbass è il cuore della Russia!».
Lo ha fatto Oleg Akimov, presidente dell’Unione interregionale delle Comunità della regione di Lugansk, di cui riportiamo l’intervento.
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Il Donbass è indissolubilmente legato alla Russia
Il Donbass è indissolubilmente legato alla Russia
Oleg Akimov
Il forum di integrazione “Donbass russo”, che si è svolto nella Repubblica popolare di Donetsk il 28 gennaio, ha mostrato ancora una volta, al mondo intero, che la strada delle Repubbliche, scelta nel 2014 dai loro abitanti, resta immutata: integrazione e futuro comune con la Federazione Russa.
È universalmente risaputo come il Donbass, nella sua ricca storia, sia indissolubilmente legato alla Russia da una comunità di destini, tradizioni, cultura. La Repubblica popolare di Lugansk, così come tutto il Donbass, è parte del grande mondo russo. La storia del territorio di Lugansk è legata all’imperatrice russa Caterina II, che creò una fonderia sul fiume Lugan’, il che diede avvio allo sviluppo industriale nella regione del Donbass. Questi e altri fatti ci legano al popolo fraterno, multinazionale, della Russia.
Condividiamo l’opinione del deputato della Duma russa Andrej Kozenko, coordinatore del Comitato di integrazione “Russia-Donbass”, secondo cui il Donbass è, di fatto, uno dei soggetti della Federazione Russa. Ciò è confermato dal riconoscimento, in territorio russo, dei documenti rilasciati nelle Repubbliche del Donbass e dalla decisione del Presidente russo Vladimir Vladimirovič Putin sul rilascio di passaporti della Federazione Russa e la semplificazione delle procedure per l’acquisizione della cittadinanza da parte degli abitanti di LNR e DNR, così che, a oggi, più di 400.000 abitanti delle Repubbliche hanno usufruito di questa opportunità.
Ciò è testimoniato anche dal fatto che i russi non abbandonano la propria gente e, per tutti coloro che si considerano russi, vengono create le condizioni per l’ottenimento dello status ufficiale di cittadino della Federazione Russa. Gli abitanti delle Repubbliche vivono secondo l’ora di Mosca. Il sistema dell’istruzione è già sincronizzato con quello russo. Il quadro legislativo, pressoché in tutte le sfere, è orientato sull’esperienza russa. L’unica lingua di stato sul territorio delle Repubbliche è il russo e la valuta ufficiale è il rublo russo.
Tutto questo parla dell’oggettività dell’integrazione del Donbass con la Russia.
L’Ucraina sabota costantemente l’adempimento degli accordi di Minsk. I neofascisti ucraini, impossessatisi del potere con un colpo di stato, hanno fatto di tutto perché il Donbass si separasse dall’Ucraina. È stata proprio la junta di Kiev a dar l’ordine per l’inizio delle operazioni di guerra in Donbass, a dare avvio al blocco e a ogni possibile sanzione contro le Repubbliche: tutte azioni volte al genocidio della popolazione civile del Donbass. E, malgrado tutto ciò, nonostante tutte le enormi difficoltà, le Repubbliche continuano a svilupparsi.
«Con la Russia per sempre!»: è questa la prospettiva e la scelta cosciente fatta dalla gente per il nostro futuro comune con la Russia! È questa l’unica vera strada: così è stato storicamente, così è e così sarà.
Il Donbass è il cuore della Russia!
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