Da diversi giorni e dopo diversi anni, la Tunisia sta vivendo nuovamente un forte passaggio di piazza: le masse popolari si sollevano in tantissime città, ovunque nel paese. Queste manifestazioni sono oggetto di un’ondata di repressione estremamente violenta e sfociano ogni volta in arresti di massa che colpiscono anche i minorenni. Attualmente sono detenute 1200 persone.
Questa situazione esplosiva che perdura ha indotto diverse organizzazioni politiche a chiedere una manifestazione che si è svolta nel pomeriggio di martedì 26 gennaio, a Tunisi, dal quartiere Atadamoun fino al Parlamento. Sono molte le organizzazioni che si mobilitano per continuare la lotta.
Come Rete dei Comunisti seguiamo da anni, con sempre maggiore coinvolgimento e strutturazione, le dinamiche che si producono in Africa del Nord e in Medio Oriente, consapevoli che il quadrante Mediterraneo è necessariamente quello a cui dobbiamo guardare se vogliamo imbastire un cambiamento reale e possibile nella nostra zona del mondo. La separazione delle diverse coste mediterranee si inscrive in progetto imperialista dai molteplici attori; impegnati a spartirsi questa fetta di torta, sono ovviamente tutti d’accordo – dagli USA alla NATO, passando per l’UE – sul fatto che i diversi popoli debbano vedersi come lontani e separati (ancor meglio se nemici) politicamente, culturalmente ed economicamente.
A tutto questo pensiamo si debba reagire con forza, iniziando a proporre un’alternativa possibile, collegata e mutuata alle esperienze in vita nei diversi quadranti mondiali, come quella che i paesi progressisti e socialisti del Sud America stanno sperimentato nella propria area. Parliamo della necessità di iniziare a immaginare possibile e necessaria un’ALBA euro-mediterranea, un progetto di cooperazione necessario contro la violenta barbarie capitalista, in cui a perdere sono innanzitutto e sempre i popoli.
È per questo che il gruppo internazionale della Rete dei Comunisti ha giudicato fondamentale stare accanto a questi compagni in lotta sull’altra riva del Mediterraneo, e tradurre un comunicato di molte delle organizzazioni tunisine che hanno scelto di non arretrare.
(in fondo l’elenco delle strutture che hanno sottoscritto il comunicato).
Questa situazione esplosiva che perdura ha indotto diverse organizzazioni politiche a chiedere una manifestazione che si è svolta nel pomeriggio di martedì 26 gennaio, a Tunisi, dal quartiere Atadamoun fino al Parlamento. Sono molte le organizzazioni che si mobilitano per continuare la lotta.
Come Rete dei Comunisti seguiamo da anni, con sempre maggiore coinvolgimento e strutturazione, le dinamiche che si producono in Africa del Nord e in Medio Oriente, consapevoli che il quadrante Mediterraneo è necessariamente quello a cui dobbiamo guardare se vogliamo imbastire un cambiamento reale e possibile nella nostra zona del mondo. La separazione delle diverse coste mediterranee si inscrive in progetto imperialista dai molteplici attori; impegnati a spartirsi questa fetta di torta, sono ovviamente tutti d’accordo – dagli USA alla NATO, passando per l’UE – sul fatto che i diversi popoli debbano vedersi come lontani e separati (ancor meglio se nemici) politicamente, culturalmente ed economicamente.
A tutto questo pensiamo si debba reagire con forza, iniziando a proporre un’alternativa possibile, collegata e mutuata alle esperienze in vita nei diversi quadranti mondiali, come quella che i paesi progressisti e socialisti del Sud America stanno sperimentato nella propria area. Parliamo della necessità di iniziare a immaginare possibile e necessaria un’ALBA euro-mediterranea, un progetto di cooperazione necessario contro la violenta barbarie capitalista, in cui a perdere sono innanzitutto e sempre i popoli.
È per questo che il gruppo internazionale della Rete dei Comunisti ha giudicato fondamentale stare accanto a questi compagni in lotta sull’altra riva del Mediterraneo, e tradurre un comunicato di molte delle organizzazioni tunisine che hanno scelto di non arretrare.
(in fondo l’elenco delle strutture che hanno sottoscritto il comunicato).
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LE MASSE POPOLARI IN TUNISIA SI RIBELLANO PER LA LIBERAZIONE E LA GIUSTIZIA SOCIALE
LE MASSE POPOLARI IN TUNISIA SI RIBELLANO PER LA LIBERAZIONE E LA GIUSTIZIA SOCIALE
Le masse popolari tunisine sono entrate in una nuova fase di lotta contro il regime in carica, una lotta di classe che non è mai stata interrotta.
Il regime è in una crisi che ha raggiunto un punto di non ritorno, a causa delle scelte politiche e sociali ostili agli interessi delle classi popolari, dei poveri e degli emarginati. Questa crisi si sta manifestando in particolare, in questa fase, in un debito elevatissimo, fuori da ogni limite possibile, che sta portando all’esacerbazione del tasso di disoccupazione e della povertà sociale. A questo si sono aggiunti gli attacchi frontali contro tutto ciò che rimaneva delle conquiste sociali ottenute dai lunghi anni di lotte ardue, attacchi condotti contro varie generazioni di tunisini e attacchi che hanno portato, tra l’altro, alla distruzione di ciò che rimaneva del sistema educativo e del sistema sanitario.
Questa crisi è l’espressione di un clamoroso fallimento politico del sistema di potere, ormai incapace di far passare le opzioni e le scelte politiche ed economiche della coalizione, espressione di una classe dirigente che cerca di vendere l’illusione di una cosiddetta transizione democratica.
Le manifestazioni popolari di questi giorni, perfettamente legittime, affrontano oggi una repressione politica selvaggia, accompagnata da decisioni giudiziarie inique e da arresti in massa, che si abbattono anche su minorenni, cosa che finora non si era mai vista, neanche per casi legati al terrorismo e alla corruzione.
Di conseguenza, noi, organizzazioni firmatarie di questo testo e parti attive delle rivolte delle masse popolari, affermiamo quanto segue:
– queste rivolte popolari sono oggi l’unico modo per esigere e imporre la libertà e l’uguaglianza;
– la nostra partecipazione alle manifestazioni e lotte condotte dalle masse popolari è e rimarrà attiva e determinata fino alla vittoria;
– chiediamo ai manifestanti di raddoppiare la vigilanza sulle operazioni di infiltrazione da parte delle organizzazioni politiche della coalizione di governo che cercano di dividere, sabotare e deviare queste lotte giuste e legittime;
– come richiesta urgente e non negoziabile poniamo la liberazione immediata e incondizionata di tutti i detenuti, compresi quelli già condannati dai tribunali;
– ci appelliamo a tutte le forze patriottiche, rivoluzionarie e alle masse popolari ribellate a unirsi per costituire una forza coesa contro la coalizione politica al potere, composta dai poteri dell’arco costituzionale e dai partiti dell’islam politico;
– chiediamo infine a tutto il nostro popolo di proseguire le sue lotte con tutti i mezzi a sua disposizione, fino alla caduta della coalizione politica al potere.
Fonte
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