Presi Been Caught Buttering con quell’orrenda copertina tanto disturbante quanto geniale. La detestavo eppure ci ritornavo sopra e ridevo non senza una punta di disgusto. Che cazzo di copertina che avevano scelto, e poi dicono agli Autopsy di Shitfun. Una volta partito Been Caught Buttering provai la stessa sensazione avuta con il classico minore dei Carcass: il suo mood era ripetibile; il suo carattere malsano, le sue abitudini, le sue tracce si potevano in qualche modo ripercorrere senza doverle per forza di cose ricopiare.
Persi di vista i Pungent Stench quando, nel completarne la
discografia, compresi che in seguito non avevano fatto nulla che facesse
per me. Anche se su Club Mondo Bizarre puntualmente ci ritorno
con una ciclicità che staziona sui due o tre anni. Credo che fra poco
ci saremo nuovamente e ancora una volta non mi piacerà: al prossimo giro. Il giorno che uscì Masters of Moral, Servants of Sin acquistai a scatola chiusa un qualcosa che doveva esser la logica continuazione di Club Mondo Bizarre:
ormai stava lì, nell’ampia tasca del giubbotto, e in qualche maniera lo
si doveva pur affrontare. Non li riconobbi neanche quella volta, eppure
andò benissimo.
Masters of Moral, Servants of Sin (che cazzo in culo
riscriverne il titolo ogni volta) è probabilmente l’album degli
austriaci che obiettivamente preferisco. Ha dieci canzoni, sei o sette
delle quali conosco a memoria, e, sebbene non sia una pietra miliare
alla Heartwork, un po’ lo percepisco come il loro Heartwork. È un album di death metal melodico
per tutti, ma proprio tutti, e surclassa il 99% della merda uscita
dall’Europa, entro i medesimi ambiti, a partire dal 2001. Non riesco a
togliermi dalla testa il finale di Diary of a Nurse e il suo attacco magnetico, il riff tagliente sulla strofa di Rex Paedophilus, la strepitosa Viva il Vaticano, la blastata improvvisa che non t’aspetti alla fine di The Testament of Stench. E poi le immagini della photosession con loro vestiti come preti e i testi allucinati, su tutti quello della meravigliosa School’s Out Forever.
Album fantastico, con un piglio sarcastico, provocatorio, satirico e
lacerante che oggi all’heavy metal decisamente manca: loro ce l’avevano,
e, se l’heavy metal m’è entrato nel cuore anche per merito di libertà
espressive estreme, senza queste ultime non è decisamente la stessa
cosa. (Marco Belardi)
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