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23/02/2021

Afghanistan - Contrordine, non ci si ritira più

Alla fine Biden non farà quello che voleva fare Trump ma che vuole anche la maggioranza dell’opinione pubblica statunitense. Per non parlare poi della popolazione afghana.

Dopo che per quasi venti anni le truppe statunitensi e Nato si sono insediate manu militari in Afghanistan, la guerra più inutile potrebbe proseguire ancora.

I Talebani anche recentemente hanno esortato gli Stati Uniti a rispettare l’accordo di Doha sul ritiro delle truppe. L’accordo era stato raggiunto dall’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump e prevede l’uscita delle truppe americane dall’Afghanistan nei prossimi mesi in cambio di garanzie di sicurezza.

Ma l’Amministrazione Biden sembra voler rivedere l’accordo, mentre il Pentagono ha accusato i talebani di non aver mantenuto le promesse che includono la riduzione degli attacchi e il taglio dei legami con gruppi terroristici come al-Qaeda. Con la scadenza del ritiro che si avvicina, i talebani hanno lanciato una serie di offensive soprattutto nel Sud.

A fine gennaio, nel primo incontro dall’insediamento dell’amministrazione Biden dedicato alla questione afghana, il Pentagono aveva reso noto che i talebani “non stanno rispettando l’accordo” con gli Stati Uniti per un pieno ritiro degli americani dall’Afghanistan entro maggio. “Senza il rispetto dell’impegno di rinunciare al terrorismo ed interrompere gli attacchi contro le forze di sicurezza afghane e quindi al popolo afghano, è molto difficile vedere nello specifico come possiamo avanzare con l’accordo negoziato”, aveva detto il portavoce John Kirby, sottolineando che quindi ancora nessuna decisione è stata presa sul ritiro delle truppe statunitensi dall’Afghanistan.

Il portavoce del Pentagono aveva ribadito che l’amministrazione Biden intende mantenere l’impegno preso con l’accordo di Doha. “Il segretario alla Difesa è stato chiaro nella sua audizione al Senato che dobbiamo trovare una fine ragionevole e razionale a questa guerra, e questo deve avvenire attraverso un accordo negoziale che coinvolga il governo afghano”. Ma il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, ha annunciato da parte sua una revisione dell’accordo per “comprendere esattamente gli impegni che sono stati presi dai Talebani e gli impegni presi da noi”. Difficile quindi comprendere se la posizione di Washington sia legata a un’effettiva revisione dei piani di ritiro dall’Afghanistan o solo dalla volontà politica di rimettere in discussione tutte le scelte dell’Amministrazione Trump.

Nel frattempo il comandante del Central Command statunitense, il generale Kenneth McKenzie, ha accusato esplicitamente i talebani di essere responsabili delle violenze in Afghanistan. “L’Isis impallidisce rispetto a quello che stanno facendo i talebani. Stanno scatenando una serie di attacchi in tutto il Paese contro le forze afgane, con omicidi mirati in diverse aree urbane. La violenza non è diretta a noi o ai nostri amici della coalizione Nato, è diretta contro le forze militari e di sicurezza afghane e anche contro il popolo” ha detto McKenzie.

Ma l’inutile, sanguinosa e costosissima invasione dell’Afghanistan, in questi venti anni ha coinvolto e continua a coinvolgere anche la Nato. Il Segretario della Nato Stoltemberg ha dichiarato alcuni giorni fa al vertice dei ministri della Difesa della Nato, che sull’Afghanistan “Stiamo affrontando molti dilemmi e non ci sono opzioni facili. Non abbiamo preso una decisione finale sulla nostra presenza futura, ma dato che la scadenza del 1° maggio si avvicina, continueremo a consultarci e a coordinarci insieme come Alleanza”. Non solo: “La Nato “lascerà l’Afghanistan solo quando sarà il momento giusto”, la priorità “è sostenere il dialogo e gli impegni per la pace”, che rappresentano “l’unico percorso per la pacificazione” del Paese nel quale “gli Alleati sono andati assieme e se ne andranno assieme”, ha aggiunto Stoltenberg.

Superfluo aggiungere che il ministro della Difesa italiano Guerrini – Pd e confermato da Draghi – si è affrettato ad allinearsi affermando che “sul futuro impegno in Afghanistan dobbiamo decidere insieme, come abbiamo sempre sostenuto, preservando la coesione tra gli Alleati, indiscutibile centro di gravità della NATO in qualunque contesto ci veda coinvolti”.

Eppure lunedì 29 giugno in un’audizione alle commissioni Difesa di Camera e Senato il Capo di Stato maggiore della Difesa Enzo Vecciarelli aveva annunciato il rientro dei militari italiani nella seconda metà del 2021. Una data confermata anche dall’ambasciatore Stefano Pontecorvo, Alto rappresentante civile della Nato per l’Afghanistan.

Attualmente in Afghanistan ci sono ufficialmente ancora 900 militari italiani. In questi venti anni ne sono morti 53 e circa 700 sono risultati feriti o mutilati.

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