La gerarchia nelle relazioni internazionali vede un mutamento per molti versi sorprendente. Il ministero degli Esteri turco ha infatti convocato ieri l’ambasciatore statunitense ad Ankara, David Satterfield, per esprimere “nei termini più forti possibili” la protesta del regime di Erdogan contro la dichiarazione Usa sulla morte di 13 ostaggi turchi a Gare, nel nord Iraq, ritenuta da Ankara troppo “blanda“.
In una nota, il dipartimento di Stato Usa si è subito affrettato a condannare “nei termini più forti possibili” l’accaduto, a condizione che venga “confermata” la ricostruzione di Ankara, secondo cui si è trattato di esecuzioni da parte del gruppo armato curdo.
“I terroristi del Pkk” sono responsabili per la morte degli ostaggi turchi, ha affermato il segretario di stato americano Anthony Blinken in una telefonata con il suo omologo di Ankara.
Secondo fonti vicine al Pkk, il campo di Gare dove erano detenuti i prigionieri di guerra appartenenti alle forze di sicurezza turche – membri dei servizi di intelligence del MIT, soldati e agenti di polizia – è stato bombardato intensamente dall’esercito turco per tre giorni, sia dal cielo che da terra.
Il governo turco e i media filo governativi hanno innescato una campagna di disinformazione sull’invasione di Gare, diffondendo il messaggio che “tredici cittadini turchi” sono stati uccisi con colpi alla testa e alle spalle.
Il Comando delle Forze di difesa popolare ha annunciato oggi che le morti dei prigionieri di guerra sono state intenzionalmente causate dal ministro della Difesa turco Hulusi Akar.
Il fatto è diventato il pretesto per una maxi-operazione repressiva contro presunti sostenitori e affiliati al Pkk, almeno 718 persone sono state arrestate in 40 province della Turchia. Tra questi figurano anche diversi dirigenti dell’Hdp, terza forza nel Parlamento di Ankara, accusato da Erdogan di legami con il Pkk.
Ma la telefonata tra Blinken e il ministro degli esteri turco, è servita anche ad altro. Secondo la nota Usa, “Blinken ha sottolineato l’importanza della relazione bilaterale fra Usa e Turchia, il nostro interesse condiviso nella lotta al terrorismo e l’importanza delle istituzioni democratiche, della governance inclusiva e del rispetto per i diritti umani”.
Inoltre, “entrambe le parti hanno promesso di rafforzare la cooperazione e il sostegno per una soluzione politica al conflitto in Siria”. Blinken ha anche “esortato la Turchia a non tenere il sistema missilistico S-400 russo” e ha “espresso sostegno per i colloqui esplorativi fra gli alleati Nato Turchia e Grecia”.
La ripresa e il miglioramento delle relazioni tra Turchia e Stati Uniti dopo la rottura, a seguito del sostegno Usa al tentato golpe contro Erdogan e ai contraddittori rapporti dell’era Trump, sono all’ordine del giorno della nuova amministrazione statunitense.
Un apposito rapporto che spinge in questa direzione è stato elaborato dalla famigerata Rand Corporation.
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