Lo stragista Franco Freda qualche anno fa definì Giancarlo Giorgetti “devoto lettore, addirittura ideologico” dei libri-spazzatura pubblicati dalla sua casa editrice, il cui catalogo vanta autori del calibro di Hitler, de Gobineau e altri vermi. Endorsement ai tempi passato in sordina.
Giorgetti da ragazzo è stato un militante del Fronte della Gioventù, ramo giovanile del Msi. Tra le tante amicizie, quella con Andrea Mascetti, nipote del podestà di Varese, nonché fondatore dell’associazione identitaria Terra Insubre.
La relazione tra Giorgetti (e tutti i pezzi da 90 del leghismo varesino, da Fontana a Maroni) e Terra Insubre è strettissima. Quando Bossi e Reguzzoni sollevarono problemi di incompatibilità coi valori della Lega, ci fu una mezza insurrezione dei soci.
In questo dettagliato report della Brigata Antifascista Ticinese si spiega di cosa si è occupata Terra Insubre in questi anni: inviti e omaggi a terroristi neri come Gabriele Adinolfi, intrecci con politica e finanza e relazioni con gruppi neonazi esteri.
Degna di nota l’edizione del 2013 del Festival dell’Insubria (finanziato da Intesa San Paolo), in cui Giorgetti era anche relatore: tra i vari interventi, c’è quello in omaggio alla figura di Georg Klotz, volontario nella Wermacht, altoatesino passato alle cronache come il “bombardiere della Val Passiria”, per una serie di attentati ai tralicci dell’alta tensione.
D’altronde far parte del Msi a Varese significa abbracciare una tradizione politica in cui lo squadrismo padronale è la prassi. Un sistema collaudato fatto di aggressioni e minacce, che fece della città un caso nazionale tra il 1969 e il 1974 e anche oltre.
Un esempio tra i tanti: Giorgetti aveva 13 anni quando, il 7 marzo del ’79, proprio alcuni esponenti del Fronte della Gioventù della sua città inscenarono una coreografia antisemita durante la partita di basket Emerson Varese – Maccabi Tel Aviv, valida per la Coppa Campioni.
Croci e ai saluti romani al vento, ma anche gli striscioni «Adolf Hitler ce l’ha insegnato, uccidere gli ebrei non è reato» e «10, 100, 1000 Mauthausen». A pagare per tutti furono solo 11 persone, come detto tutte appartenenti e simpatizzanti del Fronte.
Chissà se il piccolo Giorgetti era nel palazzetto quella sera. Chissà se ha mai saputo che dietro quell’orrore c’erano proprio i compagni di viaggio che avrebbe scelto di lì a qualche anno. Che non conosca questa storia è escluso, da vulcanico tifoso qual è.
Una rete di relazioni sviluppatasi proprio in tribuna portò alla nomina dello sgangherato Bussetti al Miur e del suo segretario particolare, un broker totalmente avulso dal sistema-scuola, Marco Lo Nero, fratello di Michele, ex AD del Varese calcio, altra fede del nostro Giorgetti.
La storia del Varese Calcio non è travagliata solo per le vicende societarie, ma anche per quelle del tifo organizzato, fortemente connotato a destra. Si pensi al gruppo “7 laghi”, facente capo alla comunità nazista dei “dodici raggi”, o quello più numeroso dei neonazi di Blood&Honour.
In riferimento a quest’ultimo, ricordiamo lo strano episodio dello striscione interista in omaggio a Daniele Belardinelli, capo dei B&H ucciso nel 2018 a Milano. Dopo un primo diniego del GOS, la pezza neonazi fu autorizzata dal Viminale per interessamento diretto del ministro Salvini.
Giorgetti è da sempre in stretta relazione col Varese Calcio, tanto da suggerire strategie economiche quando la società versava in cattive acque. “Mi sta aiutando una persona che vuole bene al Varese”, disse l’ex vicepresidente (nonché ex socio in affari di Belardinelli) Paolo Basile.
Per concludere, capire il “sistema Varese” aiuta a capire il “sistema Lega” degli ultimi 20 anni: porte girevoli nei CdA delle grandi aziende pubbliche e delle istituzioni finanziarie, complesso apparato di spartizione delle nomine, ma anche radicamento ad un territorio in cui professionisti, commercianti e padroni di fabbrichette hanno da sempre (almeno fin dal convinto collaborazionismo post armistizio) mostrato compiacenza verso picchiatori fascisti più organici, incitandoli o mettendoli a libro paga.
Giancarlo Giorgetti, che ha giurato sulla Costituzione, qualche giorno fa, ha fatto parte e fa ancora parte di questo preciso contesto, questo “filo nero” lungo un secolo e mai spezzato, ricostruito in un articolo del 2005 del Manifesto dallo storico locale Franco Giannantoni.
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