di Marco Santopadre
La Turchia mira a divenire uno dei paesi al vertice delle tecnologie spaziali e nella corsa allo spazio. Proprio mentre la sonda “Hope” degli Emirati Arabi Uniti è entrata nell’orbita di Marte, il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha annunciato l’intenzione di organizzare una missione sulla Luna già entro il 2023, in concomitanza con il 100esimo anniversario della fondazione della Repubblica Turca. «Faremo sentire la nostra nazione orgogliosa di inviare la mezzaluna, il simbolo della geografia della nostra civiltà, sulla Luna con la nostra bandiera rossa» ha detto il presidente, annunciando anche la realizzazione di uno spazioporto turco.
L’obiettivo di Ankara, ha spiegato Erdogan inaugurando il Programma spaziale nazionale, è «quello di inviare un cittadino turco nello spazio e di creare un marchio globale in grado di competere nel campo dello sviluppo dei satelliti di prossima generazione». Dopo che negli ultimi mesi si erano intensificati i rapporti tra l’Agenzia spaziale turca (Tua) ed Elon Musk, fondatore e Ceo di Space Exploration Technologies corporation, il presidente turco ha presentato una road map decennale, informando che il processo di integrazione di Imece, il primo satellite di osservazione ad alta risoluzione interamente prodotto da Ankara, è stato completato.
L’obiettivo di Ankara è lo sviluppo di tecnologie satellitari «per porre fine alla nostra dipendenza da satelliti di altri paesi» e la realizzazione di software sviluppati da ingegneri turchi in grado di garantire la sicurezza delle informazioni ottenute. «Diventeremo uno dei pochi paesi a condurre ricerche scientifiche sulla Luna. Nella corsa allo spazio la Turchia diventerà un attore di primo livello», ha promesso Erdogan, che ha istituito la Tua nel 2018 con un decreto presidenziale, destinando 300 milioni di dollari per finanziare 56 progetti per lo sviluppo e messa in orbita di sonde e satelliti.
«Al momento giusto, siamo riusciti a cambiare le regole del gioco investendo in droni e tecnologie per droni armati», ha sottolineato il capo dello Stato turco, secondo il quale «oggi, il modo per stabilire la giustizia sulla Terra è attraverso una forte presenza nel cielo».
Sempre nei giorni scorsi, mentre la Turchia continua a essere scossa dalle manifestazioni e dalle proteste degli studenti di Istanbul, duramente represse dalle autorità, il “reiss” ha definito «per la prima volta» maturi i tempi per varare una nuova costituzione per il paese. «Nella storia della Turchia per la prima volta i tempi sono maturi per preparare e presentare a una nazione libera e indipendente una nuova costituzione, cui parteciperanno tutte le forze politiche» ha detto il presidente turco.
«Ci stiamo lavorando da tempo, con il benestare del partito Mhp (i nazionalisti di destra alleati di Erdogan, ndr) e ora è il momento di far conoscere questo progetto alla nazione», ha detto annunciando di aver ottenuto una significativa apertura anche da parte dei repubblicani del Chp, il principale partito di opposizione (centrosinistra nazionalista) alla Alleanza Popolare, la coalizione di governo formata dal Partito della Giustizia e dello Sviluppo e dal Partito del Movimento Nazionalista (formazione di estrema destra, storicamente braccio politico del gruppo paramilitare dei Lupi Grigi).
Dopo aver già imposto, nel 2017, una revisione iperpresidenzialista che ha rafforzato i suoi poteri in maniera consistente, Erdogan chiede ora a tutti i partiti politici di collaborare alla stesura di una nuova Carta. «Entriamo nel centesimo anniversario della nostra Repubblica non con la Costituzione del golpe, ma con una nuova Costituzione civile adeguata a questo paese e alla nostra nazione» ha detto Erdogan, riferendosi al fatto che l’attuale legge fondamentale turca sia stata scritta e approvata con un referendum popolare nel 1982, dopo il colpo di stato militare del 1980.
In realtà dal 1982 al 2018 la Costituzione turca ha subito già 19 modifiche, alcune delle quali rilevanti, come la trasformazione da Repubblica parlamentare a presidenziale. Nel mirino di Erdogan e di Devlet Bahçeli (leader dell’Mhp) potrebbero esserci gli articoli che impongono la laicità dello Stato e regolano il funzionamento del sistema giudiziario.
Secondo il “reiss”, inoltre, le prossime elezioni legislative e presidenziali previste nel 2023 hanno un significato «cruciale», in un momento in cui il paese sta vivendo una «svolta storica», aggiungendo che «il segreto dei 18 anni di governo ininterrotto del nostro partito è che ogni membro della nostra nazione può vedersi sotto il suo tetto».
Erdogan ha avuto parole dure nei confronti delle opposizioni, in particolare del Partito Repubblicano Popolare (Chp) che ha accusato di essere allo sbando e di fomentare gli studenti contro il governo, così come farebbe la formazione progressista filo curda Hdp. Il riferimento al Chp come “partito allo sbando” è legato all’annuncio, da parte di Muharrem İnce – membro storico del partito kemalista e candidato per il repubblicani alla presidenza alle elezioni del 2018 – della formazione di una nuova formazione politica.
«Stiamo introducendo una terza opzione per coloro che sono stati soffocati dalla polarizzazione creata da governo e opposizione. È tempo di liberarsi sia del governo sia dell’opposizione», ha spiegato İnce, il cui obiettivo sembra la formazione di un partito centrista in grado di attrarre elettori da entrambi gli schieramenti storici principali. Il 56enne ex dirigente del partito fondato da Mustafa Kemal – che İnce accusa di essere preda di una deriva ideologica non meglio precisata – aveva già nei mesi scorsi fondato una sua piattaforma politica, il “Movimento della Patria”. Finora solo 3 deputati eletti con il Partito Repubblicano hanno aderito alla nuova formazione di Ince.
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