“Bisognerebbe chiudere, stiamo implorando da giorni che lo si faccia“. Osvaldo Brignoli è medico di base di Capriolo, uno degli otto Comuni del Bresciano in zona arancione rafforzata e racconta all’AGI la situazione in uno dei focolai più preoccupanti per come lo vede dal suo, sempre più affollato, ambulatorio.
“Siamo messi male, siamo pieni di infetti, che non vuol dire necessariamente malati. Quello che osserviamo è che, nel giro di poche ore, se si infetta uno della famiglia lo diventano anche tutti gli altri. Gli ospedali – aggiunge – sono saturi, tengono solo qualche posto per i casi gravissimi. Bisognerebbe fare le vaccinazioni a tappeto e invece solo dal 26 febbraio inizia quella sistematica degli over 80“.
Secondo il medico, Brescia è la provincia più colpita per varie ragioni: “Perché non c’è mai stata soluzione di discontinuità, anzitutto. Da ottobre dopo la ‘pausa’ estiva il virus è ricomparso senza mai sparire e quando i giovani sono stati ‘liberati’ hanno impestato tutto. Il settanta per cento ora è variante inglese. Poi c’è il fatto che Brescia è una provincia che lavora molto e, come anche altrove, non si rispettano le regole per evitare il contagio“.
Brignoli è molto critico con la scelta di non far vaccinare nei loro studi, per il momento, i medici di medicina generale, “così poi succede che gli anziani li portiamo, malconci, a dieci chilometri di distanza da dove vivono quando potrebbero venire da noi. Sono scelte incomprensibili“.
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