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15/02/2021

Daniele Franco: la “manina” della lettera della Bce, nel 2011

I fatti del 2011 sono ben noti: una lettera inviata dalla BCE (i vertici entrati e uscenti, ossia Trichet e Draghi) al governo italiano intimava a Roma di implementare drastiche misure di austerità in cambio del sostegno europeo all’Italia. Si tratta nei fatti del primo evento di una serie che avrebbe portato alla caduta del governo Berlusconi IV e alla nascita del governo tecnico presieduto da Mario Monti.

Fin qui è storia nota. Un aspetto assai meno conosciuto della vicenda è l’origine della famosa lettera. La missiva della BCE sarebbe nata a Roma (Bankitalia) e non a Francoforte, sede della Banca Centrale Europea. La bozza fu scritta da Daniele Franco, all’epoca direttore centrale dell’Area ricerca economica in Banca d’Italia, e attualmente scelto da Mario Draghi come nuovo ministro dell’Economia nel governo da lui guidato.

A tal proposito scriveva Tino Oldani su Italia Oggi in un articolo del 2014: «la famosa lettera della Bce che nell’agosto 2011 costrinse il governo di Silvio Berlusconi ad anticipare di un anno il pareggio di bilancio, con una manovra lacrime e sangue che ne accelerò l’uscita di scena, era stata scritta a Roma, e non a Francoforte, sede della Banca centrale europea».

Tremonti, che allora era ministro dell’Economia, non ha mai indicato il nome dell’autore, ma per molti era chiaro che si riferisse a Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia e già designato alla presidenza della Bce, con il quale ha sempre avuto un rapporto pessimo. Un’ipotesi suffragata dal fatto che in calce alla lettera vi erano due firme: del presidente uscente della Bce, Jean-Claude Trichet, e di Draghi, suo successore.

Ora però c’è un fatto nuovo, che rimette tutto in discussione: nel suo recente pamphlet («Berlusconi deve cadere. Cronaca di un complotto»), Renato Brunetta racconta alcuni retroscena inediti di quella vicenda, di cui fu testimone diretto, e sostiene che Tremonti non accusava Draghi, bensì lo stesso Brunetta, allora ministro della Funzione pubblica, nonché consigliere economico di Berlusconi.

Oldani riferisce inoltre che Berlusconi chiama «Draghi al telefono, gli dice che ha saputo della lettera, che a informarlo è stato il ministro Brunetta, che è lì al suo fianco», e ha «compreso benissimo i termini della questione: vale a dire che la Banca centrale europea avrebbe continuato ad acquistare nostri titoli sul mercato, raffreddando l’incendio speculativo, solo se noi avessimo dato delle risposte aggiuntive in termini di politica economica, di rigore e di riforme».

Più avanti: «Draghi dall’altra parte del telefono conferma e il presidente Berlusconi me lo passa. Io: ‘Ciao Mario’. Mario Draghi è un mio vecchio collega di università, mi conferma esattamente le indicazioni, gli intendimenti e mi dice che in Banca d’Italia a questa lettera (ormai era chiaro che di ciò si trattava) stava lavorando Daniele Franco. ‘Lo chiami?’, mi dice. Ma certo».

Poi avviene un incontro tra Brunetta e Daniele Franco. L’ex ministro nel governo Berlusconi IV, nuovamente chiamato al governo da Draghi di nuovo come ministro della Funziona Pubblica racconta: «Era mio studente alla facoltà di statistica all’università di Padova all’inizio degli anni Settanta, quando anch’io ero molto giovane. Appena rientrato al ministero lo chiamo, e dopo dieci minuti era già da me in piedi con delle carte in inglese in mano».

La famosa bozza della lettera firmata Bce. «Non so ancora oggi dove quelle carte fossero state materialmente elaborate, se in sede Bce o in altra sede, magari a Palazzo Koch (sede della Banca d’Italia; ndr). So che Franco me le illustra, dandomi sostanzialmente la linea guida del documento che poi sarebbe stato conosciuto come ‘la’ lettera della Banca centrale europea al governo italiano».

La storia è poi nota. Adesso abbiamo un ulteriore conferma: il governo Draghi si pone in continuità con quella storia drammatica per l’Italia. Si configura come un governo che vuole cancellare l’ultimo residuo di sovranità rimasto a Roma.

L’obiettivo è quello di ingabbiare permanentemente l’Italia con il tristemente noto vincolo esterno. Poco importa per loro che proprio certe scellerate politiche abbiano prodotto il disastro attuale amplificato dalla pandemia. Nessuno li chiamerà a rendere conto.

Specialmente adesso che sono tutti insieme appassionatamente al governo da Brunetta a Di Maio passando per Draghi e Franco, gli autori del golpetto che nel 2011 rovesciò il governo Berlusconi IV aprendo la strada alla macelleria sociale del governo tecnico guidato da Mario Monti. Una sciagura per l’Italia di cui ancora adesso se ne pagano le conseguenze.

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