“La RSS è probabilmente il gruppo paramilitare più antico e più grande del mondo. Un’organizzazione segreta e non registrata, le sue dimensioni sono sconosciute, ma stimate in circa sei milioni. Non tiene registri e non ha conti bancari. Un gruppo che possiede un’uniforme, è armato e completamente al maschile. Le donne sono ammesse solo in un’ala femminile separata”.
La realtà di questa formazione nazionalista indù – il Rashtriya Swayamsevak Sangh – è piuttosto sconosciuta nel nostro Paese, nonostante dal 2014 al governo dell’India vi sia il suo “braccio politico” – il BJP – e che le figure principali dell’esecutivo, compreso il premier Modi, vengano dalle file di questa organizzazione.
Il Bharatiya Janata Party è una creazione abbastanza recente risalente al 1980, il terzo “fronte” in cui la RSS ha costituito una associazione particolare, dopo quello studentesco e quello religioso, e prima di quello specificatamente giovanile.
La storia della RSS, la sua ideologia e i suoi metodi sono intrecciati strettamente con il fascismo in Italia ed il nazismo in Germania, esperienze politiche abbondantemente lodate negli scritti del suo ideologo Golvalkar, da cui solo molto tardivamente l’attuale dirigenza ha preso le distanze con una operazione più attinente alla “chirurgia estetica” che alla revisione teorica.
L’ammiratore della pulizia etnica nazista rimane comunque un guru anche per l’attuale premier Modi.
A differenza dei suoi emuli occidentali sconfitti nella Seconda Guerra Mondiale, la RSS è viva, vegeta e piuttosto prospera e soprattutto al potere come i nazisti in Ucraina.
Allo stesso tempo la destra suprematista eversiva e “bombarola” occidentale vede nei metodi violenti e terroristici delle RSS una fonte di ispirazione. Le parole del terrorista Andres Breivik sono assolutamente eloquenti a riguardo.
Nel 2011, in Norvegia, il terrorista suprematista bianco Andres Breivik ha trucidato 77 persone. Il lungo manifesto di Breivik descrive come sia stato ispirato da altri gruppi estremisti e nazionalisti del mondo. Riferendosi all’RSS, li ha lodati per come "dominano le strade” e “spesso protestano e attaccano musulmani […] di solito dopo che i musulmani mancano di rispetto e degradano l’induismo”. Ammirava l’RSS a tal punto – dicendo che “i nostri obiettivi sono pressoché identici” – che li ha chiamati ad una collaborazione, scrivendo: “È essenziale che impariamo l’uno dall’altro e cooperiamo il più possibile”.
Il fatto che la composita galassia dell’alt-right si riconosca nella pratica in questo manifesto dà la cifra dell’importanza di questa esperienza indiana e della sua “propaganda del fatto”, costituita da pogrom ed attentati terroristici, e recentemente della violenza squadrista contro i lavoratori in lotta.
Quello che colpisce comunque è il livello di violenza sistematica e continuata di cui è responsabile la RSS in India – di cui si parla analiticamente nel documento qui tradotto – nei confronti delle componenti della popolazione non induista – cristiani e mussulmani, in particolare – con il beneplacito delle istituzioni, che ne garantiscono l’impunità, e con l’assoluto silenzio, o meglio complicità, dell’Occidente.
La domanda sorge spontanea: perché questo livello di accettazione da parte del governo, con una modalità molto simile a quella che si è vista negli Stati Uniti con l’amministrazione Trump?
Sotto la guida di Bhagwat, oggi la RSS opera come Stato all’interno dello Stato. Cioè detiene le leve del potere politico, è lo Stato come afferma giustamente Arundhati Roy, oltre ad avere una pletora di fronti in cui agisce in maniera organizzata o, come ha bene fotografato un intellettuale oggetto della violenza del nazionalismo indù: “un serpente velenoso dalle mille teste.”
Molto importante è capire che la formazione dell’attuale classe dirigente indiana, nell’attuale accesa competizione globale, è avvenuta in seno alla RSS. Cosa che non dovrebbe far dormire sonni tranquilli, considerando che l’India è una potenza atomica spesso ai ferri corti con Pakistan e Cina, e che l’infiltrazione nei ranghi dell’esercito da parte della RSS è un processo di lungo corso.
Quello che caratterizza il passaggio di fase del capitalismo indiano attuale è proprio la coniugazione di una politica neo-liberista a favore del capitale monopolistico indiano (poco più di un centinaio di famiglie di miliardari) e internazionale, il nazionalismo indù ed una torsione autoritaria degli apparati statali.
Questo combinato disposto ha riesumato una sorta di colpa d’autore che marchia ogni oppositore che diviene vittima della macchina repressiva statale.
Prima ne hanno fatto le spese le minoranze “nazionali” e religiose, ora il movimento operaio e contadino, oltre coloro chi li sostengono – tra cui le influenti formazioni marxiste e gli intellettuali “non organici” all’attuale regime – trattati esplicitamente come nemici interni, o per usare le stesse parole di Modi: “parassiti” per chi protesta e “cospiratori” per chi li sostiene.
In sintesi, la RSS è diventata a tutti gli effetti una metastasi per l’India. Per questo ci è sembrata utile tradurre una ricognizione organica della sua storia, dei suoi sviluppi attuali e del peso complessivo nell’establishment politico e nella società.
L’autore è uno studioso di questioni sud-asiatiche e autore di Safron fascists: India’s hindu nationalist rulers.
È chiaro che il modus operandi dell’attuale esecutivo sta avendo un effetto boomerang su quella che era la base di consenso che aveva permesso la rielezione di Modi, dopo la sua prima esperienza governativa iniziata nel 2014. Il BJP aveva fomentato la divisione delle classi subalterne per linee etnico-religiose e rinfocolato il patriottismo indiano come strumento di governance delle contraddizioni sociali.
Buona lettura.
La realtà di questa formazione nazionalista indù – il Rashtriya Swayamsevak Sangh – è piuttosto sconosciuta nel nostro Paese, nonostante dal 2014 al governo dell’India vi sia il suo “braccio politico” – il BJP – e che le figure principali dell’esecutivo, compreso il premier Modi, vengano dalle file di questa organizzazione.
Il Bharatiya Janata Party è una creazione abbastanza recente risalente al 1980, il terzo “fronte” in cui la RSS ha costituito una associazione particolare, dopo quello studentesco e quello religioso, e prima di quello specificatamente giovanile.
La storia della RSS, la sua ideologia e i suoi metodi sono intrecciati strettamente con il fascismo in Italia ed il nazismo in Germania, esperienze politiche abbondantemente lodate negli scritti del suo ideologo Golvalkar, da cui solo molto tardivamente l’attuale dirigenza ha preso le distanze con una operazione più attinente alla “chirurgia estetica” che alla revisione teorica.
L’ammiratore della pulizia etnica nazista rimane comunque un guru anche per l’attuale premier Modi.
A differenza dei suoi emuli occidentali sconfitti nella Seconda Guerra Mondiale, la RSS è viva, vegeta e piuttosto prospera e soprattutto al potere come i nazisti in Ucraina.
Allo stesso tempo la destra suprematista eversiva e “bombarola” occidentale vede nei metodi violenti e terroristici delle RSS una fonte di ispirazione. Le parole del terrorista Andres Breivik sono assolutamente eloquenti a riguardo.
Nel 2011, in Norvegia, il terrorista suprematista bianco Andres Breivik ha trucidato 77 persone. Il lungo manifesto di Breivik descrive come sia stato ispirato da altri gruppi estremisti e nazionalisti del mondo. Riferendosi all’RSS, li ha lodati per come "dominano le strade” e “spesso protestano e attaccano musulmani […] di solito dopo che i musulmani mancano di rispetto e degradano l’induismo”. Ammirava l’RSS a tal punto – dicendo che “i nostri obiettivi sono pressoché identici” – che li ha chiamati ad una collaborazione, scrivendo: “È essenziale che impariamo l’uno dall’altro e cooperiamo il più possibile”.
Il fatto che la composita galassia dell’alt-right si riconosca nella pratica in questo manifesto dà la cifra dell’importanza di questa esperienza indiana e della sua “propaganda del fatto”, costituita da pogrom ed attentati terroristici, e recentemente della violenza squadrista contro i lavoratori in lotta.
Quello che colpisce comunque è il livello di violenza sistematica e continuata di cui è responsabile la RSS in India – di cui si parla analiticamente nel documento qui tradotto – nei confronti delle componenti della popolazione non induista – cristiani e mussulmani, in particolare – con il beneplacito delle istituzioni, che ne garantiscono l’impunità, e con l’assoluto silenzio, o meglio complicità, dell’Occidente.
La domanda sorge spontanea: perché questo livello di accettazione da parte del governo, con una modalità molto simile a quella che si è vista negli Stati Uniti con l’amministrazione Trump?
Sotto la guida di Bhagwat, oggi la RSS opera come Stato all’interno dello Stato. Cioè detiene le leve del potere politico, è lo Stato come afferma giustamente Arundhati Roy, oltre ad avere una pletora di fronti in cui agisce in maniera organizzata o, come ha bene fotografato un intellettuale oggetto della violenza del nazionalismo indù: “un serpente velenoso dalle mille teste.”
Molto importante è capire che la formazione dell’attuale classe dirigente indiana, nell’attuale accesa competizione globale, è avvenuta in seno alla RSS. Cosa che non dovrebbe far dormire sonni tranquilli, considerando che l’India è una potenza atomica spesso ai ferri corti con Pakistan e Cina, e che l’infiltrazione nei ranghi dell’esercito da parte della RSS è un processo di lungo corso.
Quello che caratterizza il passaggio di fase del capitalismo indiano attuale è proprio la coniugazione di una politica neo-liberista a favore del capitale monopolistico indiano (poco più di un centinaio di famiglie di miliardari) e internazionale, il nazionalismo indù ed una torsione autoritaria degli apparati statali.
Questo combinato disposto ha riesumato una sorta di colpa d’autore che marchia ogni oppositore che diviene vittima della macchina repressiva statale.
Prima ne hanno fatto le spese le minoranze “nazionali” e religiose, ora il movimento operaio e contadino, oltre coloro chi li sostengono – tra cui le influenti formazioni marxiste e gli intellettuali “non organici” all’attuale regime – trattati esplicitamente come nemici interni, o per usare le stesse parole di Modi: “parassiti” per chi protesta e “cospiratori” per chi li sostiene.
In sintesi, la RSS è diventata a tutti gli effetti una metastasi per l’India. Per questo ci è sembrata utile tradurre una ricognizione organica della sua storia, dei suoi sviluppi attuali e del peso complessivo nell’establishment politico e nella società.
L’autore è uno studioso di questioni sud-asiatiche e autore di Safron fascists: India’s hindu nationalist rulers.
È chiaro che il modus operandi dell’attuale esecutivo sta avendo un effetto boomerang su quella che era la base di consenso che aveva permesso la rielezione di Modi, dopo la sua prima esperienza governativa iniziata nel 2014. Il BJP aveva fomentato la divisione delle classi subalterne per linee etnico-religiose e rinfocolato il patriottismo indiano come strumento di governance delle contraddizioni sociali.
Buona lettura.
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Malware Culturale: l’ascesa del RSS indiano
Malware Culturale: l’ascesa del RSS indiano
Nel 2019, il giorno di Natale, il Rashtriya Swayamsevak Sangh (RSS) ha marciato per le strade della città indiana di Hyderabad nello stato di Telangana. Armati di lathis – le spranghe di bambù e ferro utilizzati dalla polizia – i quadri in uniforme della RSS marciavano al ritmo dei tamburi e allo squillo delle trombe. Alla marcia è seguito un campo di addestramento di 3 giorni per aumentare i quasi 3.500 shakha RSS di Telangana. Ci si aspettava la partecipazione di almeno 8.000 membri, ha riferito The Indian Express.
È stata una grande dimostrazione di incredibile disciplina e precisione militare che, per alcuni, ha evocato immagini di un’altra organizzazione. “RSS oggi ha dato vita ad una massiccia marcia in stile nazista”, ha scritto Ashok Swain, professore di studi sulla pace e sui conflitti all’Università di Uppsala in Svezia.
Denunciando come la RSS fosse direttamente “ispirata dai nazisti”, la poetessa Meera Kandasamy scriveva “La loro stessa divisa militare, il loro modo di marciare […] il modo in cui si scagliano su ogni oppositore, è del tutto in linea con i fascisti".
La marcia ha attirato critiche anche per un altro motivo: tutti gli altri raduni in città furono banditi all’epoca. La popolazione di Hyderabad è musulmana al 30%, più del doppio della media nazionale. È stata una roccaforte per i raduni contro il Citizenship Amendment Act (CAA) appena approvato e il proposto Registro nazionale dei cittadini (NRC).
Tuttavia, cercando di annullare il dissenso, il governo aveva specificamente proibito le assemblee pubbliche – l’unica eccezione fatta era per i paramilitari nazionalisti indù, la RSS.
La RSS è probabilmente il gruppo paramilitare più antico e più grande del mondo. Un’organizzazione segreta e non registrata, le sue dimensioni sono sconosciute, ma stimate in circa sei milioni. Non tiene registri e non ha conti bancari. Un gruppo che possiede un’uniforme, è armato e completamente al maschile. Le donne sono ammesse solo in un’ala femminile separata. Ha anche innumerevoli organizzazioni sussidiarie per scopi speciali, tra le più importanti:
- Akhil Bhartiya Vidyarthi Parishad (ABVP), l’ala studentesca, fondata nel 1949.
- Vishwa Hindu Parishad (VHP), l’ala religiosa, fondata nel 1964.
- Bharatiya Janata Party (BJP), l’ala politica, fondata nel1980.
- Bajrang Dal, l’ala giovanile, fondata nel 1984.
Questi gruppi mantengono “legami simbiotici” con la RSS, scrivono gli storici Walter Andersen e Shridhar Damle, reclutando swayamsevaks “che hanno già dimostrato capacità organizzative nella RSS”, in un processo che garantisce un “alto grado di conformità” nelle norme comportamentali e un “alto grado di lealtà” all’organizzazione madre.
Secondo MS Golwalkar, la seconda e più longeva Guida Suprema della RSS (1940-1973), la missione di questi affiliati era quella di servire “i loro ruoli specifici nei rispettivi campi”, lavorando anche come “centri di reclutamento per i Sangh dal punto di vista ideologico”. Golwalkar ordinò loro di “egemonizzare ideologicamente tutti gli altri campi”. La loro ideologia comune è l’hindutva.
La Commissione statunitense per la libertà religiosa internazionale definisce Hindutva un’ideologia “che considera i non-indù estranei all’India”. Amnesty International sostiene: “Hindutva è l’ideologia politica di una nazione esclusivamente indù.”
Una nazione esclusivamente indù è esattamente ciò su cui insiste l’attuale Guida Suprema della RSS, Mohan Bhagwat. Tra le tante occasioni in cui Bhagwat ha ribadito questa pretesa ricordiamo le sue parole dell’ottobre 2019, in cui dichiarava, a un evento che celebrava la fondazione di RSS,: “La visione e l’annuncio del Sangh riguardo all’identità della nazione, all’identità sociale di tutti noi e all’identità della natura del paese sono chiari, ben pensati e fermi sul fatto che [l’India] è hindustan, [una] nazione indù”.
Diceva inoltre: “Ero il capo della RSS anche nel 2009, ma non erano così tante le persone venute ad ascoltarmi. Oggi ci sono più persone e l’influenza dell’RSS è aumentata in vari settori".
In effetti, l’RSS è cresciuta – o meglio – è divenuta una metastasi.
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L’RSS sperava di diventare “il nucleo attorno al quale la società stessa si sarebbe rafforzata e avrebbe trovato la sua coesione”, spiega il giornalista Hartosh Singh Bal. Era destinata a fornire le fondamenta per il paese diventando un gruppo predominante con le mani in pasta in ogni aspetto della vita in India.
Sotto la guida di Bhagwat, oggi la RSS opera come stato all’interno dello stato. Si tratta essenzialmente di un governo ombra. È più di questo, sostiene il romanziere Arundhati Roy. “Non più uno stato ombra o uno stato parallelo, è lo Stato”, scrive. “Giorno dopo giorno, vediamo esempi del suo controllo sui media, sulla polizia, sulle agenzie di intelligence. Preoccupa il modo in cui sembri esercitare una notevole influenza anche sulle forze armate”.
Ci sono voluti decenni di silenziosa sedimentazione per l’RSS, per raggiungere questo livello di controllo sociale e politico. Per molto tempo, l’apparato paramilitare è stato impegnato a lavorare a livello statale.
Nel 2002, ad esempio, Roy riferiva che “la polizia, l’amministrazione e i quadri politici a tutti i livelli” erano stati “sistematicamente penetrati” nello stato del Gujarat. È qui che Modi si è fatto le ossa per la prima volta come politico del BJP. È anche dove la RSS ha condotto il suo primo pogrom del 21° secolo, che l’ex leader del VHP ha definito un “esperimento di successo che si ripeterà in tutto il paese”.
“La tradizionale potenza muscolare del BJP è sempre stata la RSS”, sosteneva un ex ambasciatore degli Stati Uniti in India. “L’RSS può sopravvivere senza il BJP, ma il BJP non può esistere senza l’RSS. Questo collega indissolubilmente il BJP all’agenda hindutva (nazionalista indù) della RSS. Se il BJP non facesse risuonare il corno hindutva, l’RSS non mobiliterebbe più gli elettori indù.
Oggi, tuttavia, il ruolo della RSS è molto più ampio della semplice mobilitazione degli elettori. Non fornisce solo militanti per aiutare a vincere le elezioni – ma tira le fila dei funzionari eletti del partito. L’avvocato indiano AG Noorani definisce il BJP “una creatura della RSS”, aggiungendo: “Senza di esso il BJP crolla". Non solo la RSS fornisce i muscoli, i quadri che costituiscono la manovalanza indispensabile durante le elezioni, ma anche i migliori funzionari.
L’ossatura stessa della leadership del paese riflette chiaramente questo. Nel 2014, quando Modi ha assunto l’incarico di Primo Ministro per la prima volta, 41 membri del gabinetto su 66 persone che costituivano il governo avevano un passato nella RSS. Prima di rimescolare il gabinetto nel 2017, il BJP ha tenuto per la prima volta una “riunione di coordinamento cruciale” con l’RSS. Oggi, 38 ministri su 53 – quasi il 75 per cento – provengono dalla RSS.
Tra questi il famigerato duo del Primo Ministro Narendra Modi e del Ministro degli Interni Amit Shah. I due si incontrarono nel 1982, quando Modi aveva 31 anni e Shah 17; divennero partner inseparabili e salirono al potere attraverso le fatiche della RSS. Shah, che ora è presidente del BJP, funge da luogotenente di Modi e probabile successore.
Altri membri del gabinetto con un passato nella RSS includono: il Ministro della Difesa Rajnath Singh; il Ministro dei Trasporti Nitin Gadkari; il ministro dello sviluppo delle risorse umane Ramesh Pokhriyal (responsabile dell’istruzione); e Ravi Shankar Prasad, che è ministro sia delle comunicazioni, sia della legge e della giustizia.
Con così tanto potere nelle loro mani, le critiche ai paramilitari sono diventate quasi un atto di sedizione anti-nazionale. “Qualsiasi forma di dissenso, o tentativo di mettere in discussione le opinioni della RSS, del BJP o del Primo Ministro Narendra Modi, è ora inquadrata come una minaccia per l’integrità nazionale”, scrive Hartosh Singh Bal. “In effetti, l’idea della nazione si è confusa con l’ideologia, il partito e l’individuo”.
Al centro dell’ideologia della RSS c’è l’idea che solo gli indù hanno un diritto di nascita in India e quindi il paese dovrebbe essere un Rashtra (nazione) indù. Tecnicamente, il gruppo oggi insegna che un Rashtra indù non è qualcosa per cui lavorare tanto quanto è solo un dato di fatto della realtà. Credono che l’India sia già una nazione indù.
Un ideologo della RSS ha recentemente sostenuto, ad esempio, che Hindutva “è un aggettivo della nazione, non un obiettivo”, affermando: “La nazione indù è un aggettivo appropriato nel contesto geo-culturale”.
Tuttavia, poiché la Repubblica dell’India è ufficialmente una democrazia secolare, assicurarsi le fondamenta di quella che credono sia già una nazione indù richiede un’azione legislativa e giudiziaria.
“Quando il BJP è salito al potere nel 2014, il suo sciovinismo indù è stato tenuto al guinzaglio”, scrive il giornalista Kenan Malik. Tuttavia, “una clamorosa seconda vittoria” ha dato a Modi “la licenza di perseguire politiche di esclusione senza ritegno”.
Da maggio 2019, il regime di Modi si è mosso con la velocità di una blitzkrieg per implementare la piattaforma della RSS. Tutti i più alti profili del BJP e le azioni più controverse da allora sono punti chiave dell’agenda RSS:
- Revoca dell’articolo 370 della Costituzione indiana, e conseguente smantellamento dello Stato a maggioranza musulmana dello Jammu e Kashmir dal suo status semi-autonomo.
- Via libera alla costruzione di Ram Mandir – un tempio indù – su terreni contesi nella città di Ayodhya nello stato dell’Uttar Pradesh.
- Approvazione del Citizenship Amendment Act, che rende la religione la base per acquisire la cittadinanza indiana.
- Proposizione di un registro nazionale dei cittadini, che richiederebbe a ogni residente indiano di dimostrare la propria cittadinanza.
Nell’Uttar Pradesh, dove circa 20 persone sono morte solo nei primi giorni di proteste, il primo ministro del BJP Yogi Adityanath promise di “vendicarsi” dei manifestanti. Il suo voto di “vendetta” si manifestò nella violenza mirata contro i musulmani in tutto lo stato.
In seguito all’adozione del CAA nel dicembre 2019, le strade dell’India sono state teatro di proteste di massa che chiedevano la sua abrogazione e si opponevano all’introduzione della NRC. Si tratta, in sostanza, di proteste contro l’attuazione dell’agenda dell’RSS.
I manifestanti hanno dovuto affrontare una feroce repressione. Quasi 70 persone sono morte. Innumerevoli video mostrano masse di manifestanti pacifici che si infrangono come onde sugli scogli mentre la polizia li carica e inizia a brutalizzare casualmente le persone.
La polizia di Adityanath è accusata di aver condotto un giro di vite in stile militare nei quartieri musulmani “con la polizia che ha aperto il fuoco sui civili, picchiato bambini, vandalizzato proprietà”. Intorno a mezzanotte sono entrati nelle case musulmane per minacciare donne e bambini a meno che non rivelassero la posizione dei membri maschi della famiglia.
Ci sono notizie documentate che adolescenti musulmani sono stati prelevati dalla polizia e sottoposti a torture emotive, psicologiche e fisiche per ore o giorni alla fine – e, in un incidente, un avvocato musulmano di 73 anni è stato arrestato, portato in questura e picchiato, mentre gli agenti minacciavano di distruggere la sua famiglia, gettarli tutti in prigione a “marcire a vita”, e “stuprare sua moglie”.
In tutta l’India, la polizia sta brutalizzando i manifestanti. Quando la violenza è scoppiata a Delhi alla fine di febbraio 2020, la polizia è stata accusata di abbattere le porte delle case musulmane e trascinare gli occupanti fuori per consegnarli alla folla. Sono stati filmati mentre picchiavano un mucchio di giovani musulmani coperti di sangue, mentre li costringevano a cantare l’inno nazionale.
Una delle vittime è morta a causa del linciaggio. In un altro caso, un uomo che si è unito alla lapidazione dei musulmani afferma che poiché stavano esaurendo le pietre, “la polizia ne ha portate alcune e ci ha detto di lanciarle”.
È stata la peggiore violenza comune a colpire Delhi dal genocidio sikh del 1984 e, in pochi giorni, ben oltre 50 persone – per lo più musulmani – sono morte in quello che la giornalista Mira Kamdar chiama pogrom. “Alle folle che prendevano di mira un singolo gruppo religioso è stato permesso un libero linciaggio, non controllate dalla polizia”, scrive Kamdar. “Questa è la definizione di pogrom.”
Mentre questa folla nazionalista indù, aiutata e sostenuta dalla polizia e inizialmente istigata da un politico del BJP, dominava le strade, la loro violenza era ampiamente attribuita alla RSS che, come si è visto a Hyderabad il giorno di Natale, ha perfezionato l’arte di dominare le strade.
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La violenza è l’inevitabile risultato del dominio delle strade da parte della RSS. Negli ultimi decenni, la comunità internazionale lo ha sempre più riconosciuto. Le Nazioni Unite hanno messo in guardia contro la militanza degli “estremisti indù” attratti dall'”ultranazionalismo”, impegnati nello “sfruttamento politico della religione” per perpetrare violenza contro cristiani e musulmani. Amnesty International e Human Rights Watch hanno entrambi avvertito che l’escalation della violenza contro le minoranze religiose è condotta dalla RSS e dalle sue filiali.
Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha descritto l’RSS come un gruppo “estremista”, avvertendo che il Sangh è stato “implicato in episodi di violenza e discriminazione contro cristiani e musulmani” – e, nel 2018, la Central Intelligence Agency ha classificato il VHP e Bajrang Dal come “organizzazioni religiose militanti”.
Il tipo di violenza in cui l’RSS – e il movimento nazionalista indù da loro sostenuto – comprende assassinii, bombardamenti e persino pogrom contro cristiani, musulmani e chiunque si opponga alla sua agenda xenofoba.
Nel 2017, ad esempio, il giornalista Gauri Lankesh è stato abbattuto dai proiettili di un assassino nazionalista indù che, dopo il suo arresto, ha dato una confessione ed è stato collegato all’omicidio di altri due intellettuali anti-RSS. Lankesh era noto per aver chiamato la RSS “un serpente velenoso dalle mille teste” e sapeva di rischiare di essere ammazzato per questo.
Un anno prima della sua morte, disse: “Viviamo in tempi in cui i seguaci di Modi e la brigata Hindutva accolgono gli omicidi […] e celebrano la morte […] di coloro che si oppongono alla loro ideologia, al loro partito politico e al loro leader supremo Narendra Modi. […] Lasciate che vi assicuri, sono desiderosi di chiudermi la bocca, in qualche modo”.
Gli attentati terroristici entrano anche nel ricco portfolio di violenze della RSS. Dal 2006 al 2008, ad esempio, un’ondata di attentati con ordigni esplosivi ha colpito obiettivi musulmani in tutta l’India, uccidendo centinaia di persone negli Stati di Haryana, Maharashtra, Rajasthan e Telangana.
Uno dei peggiori incidenti è stato l’attentato al Samjhauta Express, il “treno dell’amicizia” che corre tra India e Pakistan. Settanta persone sono morte. L’indagine sugli attacchi ha coinvolto, tra gli altri, un operaio della RSS a tempo pieno di nome Swami Aseemanand che, in interviste ai media, ha affermato che la violenza era stata ordinata direttamente dal capo della RSS Mohan Bhagwat.
Aseemanand disse che Bhagwat era d’accordo sulla sua disponibilità a “fare qualche violenza in nome degli indù”, ma aggiunse “non collegarlo al Sangh. […] Se lo farai, allora la gente non dirà che abbiamo commesso un crimine per commettere un crimine. Sarà collegato all’ideologia. Questo è molto importante per gli indù. Per favore, fallo. Hai le nostre benedizioni.”
I pogrom anti-minoranza sono una delle tattiche più provate e affidabili della RSS; infatti, la RSS è collegata a più di una dozzina di massacri di questo tipo. Nel 1947, la RSS era penetrata in tutte le principali aree del subcontinente e vantava fino a mezzo milione di membri.
I britannici se ne stavano andando, il subcontinente era diviso, e il Maragià di Jammu e Kashmir dovette scegliere se unirsi al Pakistan o all’India o rimanere indipendente. Mentre vacillava, il capo della RSS gli fece visita per fargli pressione affinché si unisse all’India. La sua visita seguì il lancio di un pogrom approvato dallo stato in cui le truppe del Maragià si unirono alla RSS per massacrare i musulmani di Jammu.
Alla fine, il numero totale di persone uccise era catastroficamente elevato. Secondo le stime di Lowball, il bilancio delle vittime è di 20.000. Nel 1948, però, il Times of London affermò che “237.000 musulmani furono sistematicamente sterminati”.
Nel 1969, il Gujarat fu colpito da “le peggiori rivolte comunali che il paese avesse visto dopo la Divisione”. Pochi mesi dopo che la RSS tenne una manifestazione di tre giorni nel Gujarat, perorando la causa della “Nazione indù”. Spinse così una folla di persone della RSS e di altri gruppi nazionalisti ad attaccare i musulmani in tutto lo stato. Ufficialmente, più di 400 furono uccise; ufficiosamente, il bilancio delle vittime è 2.000.
I successivi due decenni portarono a una serie di massacri. Dal 1970 al 1989, le rivolte in Bihar, Gujarat, Maharashtra e Uttar Pradesh lasciarono migliaia di musulmani morti. La RSS protestò costantemente per la sua totale innocenza, ma testimoni e indagini coinvolgevano tutti i paramilitari e le sue filiali.
Alla fine, tuttavia, la RSS era abbastanza potente da poter giocare a carte scoperte.
La moschea Babri si trovava nella città di Ayodhya fin dai primi anni del 1500. A metà degli anni ’80, tuttavia, il VHP lanciò una campagna per recuperare il terreno su cui sorgeva la moschea, sostenendo che fosse il luogo in cui nacque la divinità indù Ram.
Presto, il BJP si unì formalmente alla campagna, con il presidente del partito LK Advani a guidare la carica. Nel dicembre 1992, centinaia di migliaia di persone si radunarono intorno alla moschea per ascoltare i discorsi di Advani e di altri leader del BJP. Scatenata dalla loro retorica infuocata, la folla iniziò a demolire la moschea. Poi sono arrivati i pogrom.
La violenza anti-musulmana si diffuse in tutta l’India settentrionale e durò fino al nuovo anno. Il bilancio delle vittime è stato di 3.000. Nessuna violenza è stata spontanea. Secondo un’indagine delle Nazioni Unite, i Sangh “si sono infiltrati nella folla”, hanno pianificato la distruzione della moschea e “hanno causato la morte di manifestanti musulmani, […] il saccheggio delle case e dei negozi musulmani”, e la violenza diffusa che ne seguì.
Il governo indiano rispose vietando brevemente RSS, VHP e Bajrang Dal ma, nel 1998, il BJP salì al potere nazionale per la prima volta con Advani come Vice Primo Ministro.
Il BJP deteneva ancora il potere nazionale quando Modi fu eletto primo ministro del Gujarat nel febbraio 2002. Tre giorni dopo, lo Stato fu inghiottito da una carneficina. Un treno bruciò, uccidendo 59 pellegrini indù di ritorno da Ayodhya. Modi lo dichiarò immediatamente un atto di terrorismo architettato dal Pakistan.
I corpi carbonizzati furono trasportati per le vie della capitale dello stato e consegnati al VHP. Poi il sangue cominciò a scorrere. Per tre giorni, la folla corse furiosa attraverso il Gujarat. Più di una dozzina di città hanno assistito a gravi episodi di violenza. Alla fine, fino a 2.000 (o più) musulmani giacevano morti.
Testimoni oculari affermano che gli aggressori erano armati di liste che riportavano obiettivi musulmani. Alcune delle folle erano persino guidate da legislatori statali del BJP che distribuivano armi alla gente. I sopravvissuti dicono che, quando hanno fatto appello alla polizia per chiedere aiuto, a volte gli è stato detto: “Non abbiamo l’ordine di salvarvi”. Testimoni sostengono che la polizia ha persino sparato contro le vittime.
Poco dopo la fine della violenza, un ministro dello stato del BJP (e membro della RSS) fece chiarezza su quanto stava accadendo. Disse ai media che lui – insieme ad altri funzionari dello Stato e della Polizia – era stato convocato per un incontro a casa di Modi la prima notte del pogrom. Gli fu ordinato di andare in licenza, in modo che la folla potesse “sfogare la propria frustrazione”.
Un alto ufficiale di polizia, in seguito, ha confermato i sospetti. Inoltre, diverse inchieste di giornalisti indiani hanno scoperto la complicità di più leader della RSS, VHP e BJP che si vantavano di aver partecipato alle violenze o del fatto che Modi avesse dato loro tre giorni per fare quello che volevano.
Uno dei più recenti pogrom anti-minoranza si è verificato nel 2008. Quando un leader del VHP fu assassinato a Odisha, il gruppo incolpò la comunità cristiana locale. Le folle guidate da un legislatore statale del BJP iniziarono ad assaltare case cristiane, chiese e persino orfanotrofi.
Circa 100 o più cristiani furono ammazzati e decine di migliaia divennero sfollati nei campi di soccorso. Più tardi, il primo ministro di Odisha dichiarò senza mezzi termini: “I membri di RSS, VHP e Bajrang Dal furono coinvolti nella violenza”.
Non sorprende che la RSS sia responsabile di una violenza così scioccante, considerando i suoi legami ideologici con il fascismo europeo.
Nel 2011, in Norvegia, il terrorista suprematista bianco Andres Breivik ha trucidato 77 persone. Il lungo manifesto di Breivik descrive come sia stato ispirato da altri gruppi estremisti e nazionalisti del mondo. Riferendosi all’RSS, li ha lodati per come “dominano le strade” e “spesso protestano e attaccano musulmani […] di solito dopo che i musulmani mancano di rispetto e degradano l’induismo”.
Ammirava l’RSS a tal punto – dicendo che “i nostri obiettivi sono pressoché identici” – che li ha chiamati ad una collaborazione, scrivendo: “È essenziale che impariamo l’uno dall’altro e cooperiamo il più possibile”.
L’ammirazione di Breivik per l’RSS è abbastanza naturale considerando che la correlazione tra fascismo occidentale e nazionalismo induista risale alle origini paramilitari degli anni ’20.
L’ideologia politico-religiosa nazionalista dell’Hindutva è stata prima articolata da VD Savarkar, il fratello di uno dei 5 fondatori dell’RSS. Uno dei co-fondatori è BS Moonje, mentore di un altro co-fondatore, KB Hedgewar, che divenne la prima Guida Suprema dell’organizzazione paramilitare.
Tutti e tre – Savarkar, Moonje e Hedgewar – erano anche leader di Hindu Mahasabha, un partito politico religioso nazionalista fondato nel 1915. Abbracciavano l’idea che, per citare Bal, il subcontinente “ha visto un inesorabile declino dal suo glorioso passato Hindu”. Convinti che perdere i contatti con questo passato ha reso gli indiani “preda facile per gli invasori stranieri, che siano questi musulmani o inglesi”, si sono posti l’obiettivo di “riportare in auge questo passato antico”.
Nel far ciò, hanno spinto l’idea che essere indiano sia essere indù. Così, qualsiasi cosa o chiunque non fosse indù rappresentava l'oppressione degli indù. La vera libertà per gli indù può essere raggiunta solo riconoscendo il subcontinente come ciò che è sempre stato da tempi immemori: una nazione indù. Mentre questi tre coltivavano il movimento nazionalista indù in India, prendevano ispirazione da – e sono stati anche in contatto diretto con – il crescente movimento fascista in Italia e Germania.
Gli eventi si sono mossi rapidamente negli anni ’20 e ’30. Nel 1921, l’anno successivo alla fondazione del partito nazista, Adolf Hitler ne divenne il leader. Lo stesso anno, in Italia, Benito Mussolini fondò il Partito Nazionale Fascista. Nel 1922, Mussolini compì con successo la Marcia su Roma. L’anno successivo, Hitler fallì nel suo tentato golpe a Monaco, venne arrestato e iniziò a scrivere il Mein Kampf.
Lo stesso anno, Savarkar pubblicò il suo manifesto, Hindutva, nel quale mirava a ridefinire quella indù non come una comunità religiosa, ma come una comunità etno-nazionalista – una “Razza Indù”.
Nel tentativo di trasformare il subcontinente indiano in un etno-stato indù – per gli indù, e solo per gli indù – ha prospettato la sua visione per riunificare la “razza indù”. L’India non deve “perdere la forza nata dalla coesione nazionale e razziale”, scrisse. Il popolo indù deve essere “fuso e saldo in un intero indivisibile, finché la nostra razza non sarà consolidata, forte e affilata come l’acciaio”. Insistendo che il “sangue comune” è l’essenza della nazionalità, scrisse: “noi indù siamo una nazione per, principalmente, il nostro sangue comune”.
Due anni dopo, nel 1925, Hitler pubblicò il Mein Kamp, nel quale dichiarava: “ciò che definisce un popolo, o, per essere più corretti, una razza, non è la lingua, ma il sangue. […] Il sangue comune sta in un Reich comune”. Ossessionato dal proteggere la coesione nazionale e razziale tedesca, si è prefissato di “fondere e saldare il popolo tedesco in un intero indivisibile forte e affilato come l’acciaio”.
Nell’aprile del 1925, Hitler fondò la Schutzstaffel (Squadra di Protezione) – o SS – per proteggere la purezza razziale di una Germania di tedeschi; nel settembre 1925, in India, Hedgewar e la sua schiera fondarono la Rashtriya Swayamsevak Sangh (Organizzazione Nazionale Volontaria) – o RSS.
Hedgewar insistette che il subcontinente dovesse chiamarsi “Hindustan”. Definendola una “nazione di indù”, lo comparava ad una “Germania di tedeschi”. Lo scopo del Sangh, disse, era “rendere realtà le parole ‘Hindustan di indù’”. Dichiarando che “la cultura indù è il respiro vitale dell’Hindustan”, sosteneva che l’unico modo per proteggere l’”Hindustan” era “prima di tutto nutrire la cultura indù”. Se la cultura indù dovesse “perire” e “la società indù cessare di esistere” in “Hindustan”, mette in guardia, non sarebbe più una nazione ma un semplice “accrocco geografico”.
Era convinto che ci fosse un rischio enorme che ciò potesse accadere. Avvertendo che la “società indù” affrontava “attacchi giornalieri dai forestieri”, diceva che l’unica soluzione fosse “organizzare l’intera società indù”. Il “vero cammino” per la “salvezza nazionale” era “nient’altro che l’organizzazione”, disse. “La razza indù si può salvare solo tramite tale organizzazione. […] È per adempiere a questo onere di proteggere la società indù che è nato il Rashtriya Swayamsevak Sangh”, dichiarò Hedgewar.
Questo “squadrone di protezione” si impegnò per instillare nella gioventù indiana l’idea che, come scrisse successivamente Golwalkar, “offrire tutto sè stessi, anche i propri possedimenti più cari, sull’altare della madre patria è il primo e fondamentale dovere di ogni figlio di questa terra”.
Dall’inizio, il gruppo paramilitare ha inseguito i giovani per accrescere le proprie fila, un pattern continuato per decenni. Shah e Advani, per esempio, sono entrambi entrati a 14 anni. Modi, dal canto suo, è entrato a otto anni. “Le prime reclute del Sangh furono studenti di età tra i 12 e 15 anni”, scrive Hartosh Singh Bal. “Quando arrivò il momento per loro di iscriversi all’università, Hedgewar li incoraggiò a studiare fuori da Nagpur e di espandere la portata dell’RSS.
La formazione impartita negli shakhas rifletteva le necessità delle giovani reclute avvicinate da Hedgewar, ma la sua spinta rimase inalterata anche con il crescere dei militanti”.
Uno di questi militanti era Golwalkar, che era sulla ventina e appena uscito dall’università quando si è unito allo shakha originale dell’RSS a Nagpur nei primi anni ’30. A quel punto i nazisti erano già diventati il secondo partito in Germania, mentre Mussolini stava già guidando l’Italia come dittatore da una decade. Colpito dalle notizie sulle istituzioni fasciste italiane, il mentore di Hedgewar, Moonje, guardò all’Occidente come ispirazione.
Nel 1931, Moonje concluse un lungo tour nell’Italia fascista incontrando il Duce. Applaudendo al fascismo per aver aver ideato il “concetto di unità del popolo”, disse a Mussolini che era molto colpito dai gruppi fascisti italiani, non aveva “alcuna esitazione” a lodarli pubblicamente, e concluse: “Ogni nazione in crescita o aspirante tale ha bisogno di tali organizzazioni. L’india in particolare ne ha bisogno per la rigenerazione militare”.
Avendo osservato “le loro attività con i miei occhi in tutti i dettagli”, ha elogiato come le organizzazioni fasciste italiane abbiano promosso “la rigenerazione militare in Italia” e ne ha tratto che “l’India, in particolare l’India induista, necessita di tali istituzioni per la rigenerazione militare degli indù”. Credeva, però, che un’istituzione del genere esisteva già. Prendendo atto che “la nostra organizzazione, Rashtriya Swayamsevak Sangh di Nagpur sotto il Dr Hedgewar, è tale istituzione”, Moonje decise di spendere il resto della propria vita per “svilupparla ed estenderla”.
Nel suo ritorno in India, sostenne che i leader nazionalisti indù “dovrebbero imitare i movimenti giovanili tedeschi e le […] organizzazioni fasciste italiane”, dichiarando: “Sono perfettamente idonee per essere introdotte in India, adattandole alle condizioni particolari”. Due anni dopo, nel 1933, i nazisti salirono al potere in Germania, Hitler divenne dittatore, e il primo campo di concentramento fu costruito.
Nel frattempo, in India, Golwalkar fu nominato segretario dello shakha di Nagpur e gli fu assegnata la gestione del Campo di Addestramento degli Ufficiali dell’RSS, l’istituzione atta a formare i pracharak, lavoratori a tempo pieno che formavano la spina dorsale dell’organizzazione.
La neonata organizzazione aveva già preso l’attenzione dell’occupante Impero Britannico, i cui servizi segreti avvertirono che “i Sangh sperano di essere per l’India di domani, ciò che oggi sono i fascisti per l’Italia e i nazisti per la Germania”. Le dichiarazioni di Moonje continuarono a rinforzare quella conclusione. In un incontro con Hedgewar, suggerì che il subcontinente avesse bisogno di “un indù come dittatore, come […] Mussolini e Hitler nell’Italia e Germania di oggi”.
In Germania, intanto, il regime di Hitler introdusse le leggi di Norimberga, secondo le quali i cittadini avrebbero dovuto avere “sangue tedesco” e privò ebrei e altri della loro cittadinanza. La persecuzione politica degli ebrei si trasformò presto in violenza fisica.
Nel 1928, il primo pogrom nazista contro gli ebrei – noto come Kristallnacht, o “notte dei cristalli” – fece quasi 100 morti, mentre decine di migliaia di ebrei furono deportati nei campi di concentramento. Eppure, mentre i nazisti ponevano le basi per l’olocausto, Savarkar sostenne che la sua idea di nazione indù fosse legittimata dalla predominanza di una maggioranza razziale nella Germania nazista.
“Una nazione è formata dalla maggioranza che la abita”, disse meno di un mese prima della Kristallnacht. “Cosa è successo agli ebrei in Germania? Essendo una minoranza sono stati allontanati”. Dichiarò inoltre che i musulmani indiani – “come gli ebrei in Germania” – erano inadatti ad assimilarsi nella società nazionale perché, a suo dire “identificavano sè stessi e i loro interessi” più “con i musulmani fuori dall’India che con i propri vicini indù”. Concluse, “se noi indù diventiamo forti in India, presto questi musulmani... dovranno fare la fine degli ebrei tedeschi”.
Nel marzo del 1939, dopo l’annessione dell’Austria da parte dei nazisti, che si preparavano a occupare la Cecoslovacchia, il movimento nazionalista indù elogiò pubblicamente l’adozione di Hitler dell’arianesimo.
L’Hindu Mahasabha, con presidente Savarkar, dichiarò: “l’ideale della Germania di risveglio della cultura ariana, la glorificazione della svastica, l’assunzione degli insegnamenti vedici e l’ardente sostegno alla tradizione della civiltà indo-germanica sono accolte dai religiosi e sensibili indù con la gioiosa speranza che […] la crociata della Germania contro i nemici della cultura ariana risvegli tutte le nazioni ariane del mondo e porti gli indù a ripristinare la propria gloria perduta”.
Sette mesi più tardi, poche settimane dopo l’inizio della Seconda Guerra Mondiale con l’invasione della Polonia del settembre 1939 da parte dei nazisti, Moonje si lamentò che “i musulmani stanno dimostrando di essere una spina nel fianco”. Dichiarò che li “dovremo combattere” e implicò che “l’RSS potrebbe tornare utile” a tale scopo".
Nel frattempo Golwalkar era stato nominato come secondo in comando dell’RSS. La sua influenza ideologica sul gruppo si espanse assieme alla sua autorità. Lo stesso anno pubblicò il suo manifesto, Noi o La Nostra Nazione Determinata, come lo definiscono Andersen e Damle: “la prima dichiarazione sistematica dell’ideologia dell’RSS”.
Oggi, Golwalkar è celebrato come il guru dell’RSS. Come dice Narendra Modi: “Fino alla sua morte, dal 1940 al 1973, viaggiando in continuazione per l’India, Guruji si è dedicato anima e corpo al suo lavoro di crescita dell’RSS”.
Come gli altri padri fondatori del movimento nazionalista indù, il Guru dell’RSS elogiò esplicitamente i movimenti fascisti europei. Golwalkar ha esaltato l’Italia di Mussolini per aver risvegliato “l’antica idea della Razza Romana di conquistare l’intero territorio attorno al Mediterraneo” e celebrato come “l’antico Spirito della Razza, che ha portato le tribù germaniche a conquistare l’intera Europa, sia risorto nella Germania moderna con il risultato che la Nazione necessariamente persegue gli obiettivi predeterminati dalla tradizione dei suoi antenati razziatori”.
Aggiunse inoltre: “Così anche per noi: il nostro Spirito della Razza si è nuovamente destato. […] Lo Spirito della Razza si sta risvegliando. Il mondo vedrà la potenza della rinata Nazione indù che colpirà i propri nemici con il suo possente braccio. […] Lo Spirito della Razza chiama. La coscienza nazionale si infiamma e noi indù ci raduniamo di fronte allo Stendardo Indù, la Bhagwa Dhwaj [la bandiera zafferano], e restiamo ferrei nella nostra determinazione di devastare le forze nemiche”.
Credeva che i fascisti europei avevano legittimato il diritto di definire la nazionalità con la razza e dimostrato che “ogni Razza” possiede “il diritto inalienabile di estromettere dalla propria Nazione” chiunque avesse “tradito” contemplando aspirazioni diverse da quelle della “Razza Nazionale”.
Definendo come “Razza Nazionale” la “Razza Indù”, dichiarò: “Solo gli indù hanno vissuto qui come figli di questa terra”. In altre parole, solo gli indù avevano diritto a dimorare in India. Il Paese poteva prosperare solo, pensava, avanzando una dottrina di esclusione razziale.
“Nell’Hindustan, la terra degli indù, vive e dovrebbe vivere la Nazione Indù”, scrisse. Nella sua testa, tutti i non-indù avevano due opzioni: “Farsi assimilare nella Razza Nazionale adottandone la cultura, o vivere alla sua mercè finché la razza nazionale glielo permetta, e lasciare il Paese alla volontà della razza nazionale”.
I convertiti dall’induismo, insistette, hanno abbandonato “lo spirito di amore e devozione per la nazione” e sono succubi di una “lealtà divisa” invece che di una “integra e assoluta lealtà alla nazione”. La conversione era, disse, “non solo un caso di cambio di fede, ma un cambio di identità nazionale”.
Dichiarò che gli unici “patrioti nazionalisti” sono coloro che aspirano a “glorificare la razza e la Nazione indù” – tutti gli altri erano “traditori” che si erano uniti al “campo del nemico” e lasciato la propria “madre-patria nel fango”.
Dichiarò che tutti i non-indù come i cristiani e i musulmani erano “minacce interne”. Descrivendoli come membri di “razze straniere”, intimò di “rinunciare al proprio carattere mentale straniero per fondersi nella coscienza comune della nostra vita nazionale”.
Dichiarando che sarebbero dovuti essere privati della nazionalità se si fossero rifiutati di fondersi nella “via della vita indù”, scrisse: “Le razze straniere in Hindustan devono adottare la cultura e lingua indù, devono imparare a rispettare e riverire la religione indù, non devono avere ideali se non quello della glorificazione della razza e cultura indù, o possono rimanere nel Paese, totalmente subordinati alla Nazione Indù, rivendicando nulla, meritevoli di nessun privilegio, men che meno trattamenti di favore – neanche i diritti civili”.
Infine Golwalkar implicò che la violenza sarebbe potuta essere la necessaria soluzione finale al problema dei non-indù residenti in India. Denunciando il giudaismo come “una fede intollerante”, scrisse: “Per mantenere la purezza della razza e della sua cultura, la Germania ha sconvolto il mondo estirpando dal paese le razze semitiche – gli ebrei. Si è manifestato così il punto più alto dell’orgoglio razziale”.
Concluse dicendo che la Germania aveva dato il buon esempio mostrando come fosse “impossibile” per diverse “razze e culture assimilarsi in un tutt’uno”. Così, dichiarò che la linea politica nazista verso gli ebrei era “una buona lezione per noi in Hindustan, da impararne e trarne giovamento”.
“Alla morte di Golwalkar, nel 1973, il Sangh Parivar per come lo conosciamo oggi era praticamente pronto”, scrive Bal. Non solo la sua ideologia continua a essere colonna portante dell’RSS, ma il suo volto sovrasta le manifestazioni paramilitari. Quando il gruppo ha marciato per le vie di Hyderabad nel dicembre del 2019, l’immagine inghirlandata di Golwalkar era montata su jeep e scortata da interminabili file di swayamsevak in uniforme.
L’attuale capo dell’RSS, Mohan Bhagwat, crebbe in una famiglia di attivisti dell’RSS. Suo padre era uno “stretto collaboratore” sia di Hedgewar che di Golwalkar. Lui stesso diventò un pracharak appena due anni dopo la morte di Golwalkar. Il Primo Ministro Modi, dal canto suo, si unì all’RSS negli anni ’50 e divenne pracharak nel 1971 sotto la guida di Golwalkar. Numerosi altri a capo dell’attuale movimento nazionalista indù sono stati cresciuti, politicamente parlando, da Golwalkar.
Nell’attuale età dell’informazione, però, l’RSS è molto più cauto su come articola pubblicamente la propria ideologia. La guida dell’organizzazione paramilitare ha cambiato ripetutamente la propria posizione sugli scritti del proprio Guru. Così, nel 2006, l’RSS ha formalmente rinnegato Noi o La Nostra Nazione Determinata, dichiarando che non rappresenta “la visione del maturo Guruji né dell’RSS”.
Eppure già negli anni ’50, gli studiosi vi si riferivano come alla “Bibbia” del Sangh e negli anni ’70, i leader più anziani dell’RSS asserivano che fosse stato scritto per dare una “base scientifica” alle rivendicazioni per una nazione indù. Il disconoscimento è apparso come niente più che una mera questione di immagine pubblica. Il libro era così “brutalmente sincero”, sostiene Noorani, che “c’è stato un tentativo disperato da parte dell’RSS di allontanarsene”.
Il disconoscimento fu accompagnato dalla riaffermazione del secondo libro di Golwalkar, Alcuni Pensieri, pubblicato nel 1966. Eppure quel libro rispecchia perfettamente la retorica xenofoba di Noi, dove l’unica grande differenza – in vista delle circostanze storiche – è che Golwalkar ha omesso la pomposa celebrazione del fascismo europeo.
Nel 2018, l’RSS cambiò nuovamente la propria posizione, annunciando che non accettava più Alcuni Pensieri nella sua interezza perché “non può rimanere valido in eterno”. Bhagwat dichiarò che gli unici scritti di Golwalkar che l’RSS ancora considera autorevoli sono quelli che ha selezionato e ripubblicato nel libro MS Golwalkar: La Sua Visione e Missione.
Questo approccio selettivo rappresenta ciò che Bal definisce “un gioco di prestigio tipico del Sangh”. Mentre abbandona la definizione dei non-indù come “traditori”, per esempio, il libro lamenta che alcuni indiani hanno “persino cambiato la propria religione” e adottato “la religione degli stranieri”.
“L’essenza della nostra nazione è spirituale”, scrive Golwalkar. “Senza il fondamento del dharma, il nostro Paese non ha futuro”. Affermando che “i principi viventi della società indù sono i sistemi viventi di questa nazione”, proclama: “In breve, questa è una nazione indù”.
Mentre dichiarazioni simili sono già abbastanza per rivelare l’impegno ininterrotto dell’RSS verso la visione xenofoba di Golwalkar, la sua rinnovata attenzione all’immagine pubblica significa che sono passati i giorni in cui i suoi ideologi lodavano apertamente i fascisti europei o chiamavano i non-indu “traditori” e membri di “razze straniere” che devono essere privati dei loro diritti.
“Il substrato oscuro dell’ideologia dell’RSS – la sua visione di un nazionalismo culturale basato sull’esclusione delle minoranze – è stato levigato per il pubblico”, scrive Bal. Oggi, più che dettagliare esplicitamente la propria ideologia, l’RSS si concentra ad affinare la propria immagine pubblica e controllare come è percepita.
Di conseguenza, Bhagwat annuncia: “Diciamo che la nostra è una Rashtra Indù. Rashtra Indù non significa che non c’è spazio per i musulmani. Il giorno in cui si dirà che i musulmani non sono i benvenuti qui, il concetto di Hindutva cesserà di esistere”.
Certe dichiarazioni ispirano i commentatori a discutere quale nuova via percorrerà l’RSS e fornisce munizioni ai difensori dell’RSS per attaccare i critici. Ignorano, ovviamente, che Bhagwat nel contempo dice che non c’è spazio per i musulmani in India e che l’India è una nazione indù. Continua inoltre ad avanzare il concetto centrale di Hindutva: che essere indiano significa essere indù.
Così sostiene: “L’induismo non è una forma di culto o una lingua. L’induismo è il nome di un’eredità culturale che appartiene a tutti coloro che vivono in India”. La parola “Hindu”, dice, “è l’identità del popolo di questa regione, non la sua religione”.
Nel frattempo l’influenza di Golwalkar continua a predominare sull’RSS e i suoi membri. Quando Bhagwat parla alle manifestazioni di massa dell’RSS, lo fa sempre schierato davanti a un’enorme, spesso adornata foto di Golwalkar – la cui effige è apposta sui muri della sede di Nagpur dell’RSS. Modi nomina Golwalkar tra i suoi principali ispiratori, definendolo una “gemma” e “davvero un grand’uomo” il suo “onorevole Guru”.
Amit Shah ha encomiato “Guruji Golwalkar” come “colui che ci ha motivati […] a servire Maa Bharati [Madre India]”.
Shah, il promotore del CAA e l’NRC, è unico nella sua inclinazione a gettare la cautela al vento e – alla faccia della reputazione internazionale – adotta apertamente una retorica palesemente genocida. Così, per esempio, ha recentemente descritto gli immigrati irregolari musulmani come “infiltrati” e “termiti”. Shah crede che sia necessario proteggersi da – per citare Hedgewar – gli “attacchi giornalieri” di questi “forestieri”.
Con Shah alla testa, non è una sorpresa che persone come Arundhati Roy avvertano che l’insieme CAA/NRC “assomiglia inquietantemente alle Leggi di Norimberga del Terzo Reich”.
Qual è il futuro dell’RSS?
La dirigenza riporta che sta crescendo a ritmi “senza precedenti”. “Deve continuare a crescere”, ha dichiarato Hedgewar. “Il nostro obiettivo può essere raggiunto solo se l’organizzazione cresce continuamente e rapidamente”.
È cresciuto così rapidamente che Bhagwat, nel 2018, dichiarò che può “approntare personale militare in tre giorni, mentre all’Esercito servono 6-7 mesi”. Infatti, prendere il controllo dell’apparato militare indiano sembra essere il suo prossimo obiettivo principale. In Uttar Pradesh ha aperto la prima “Scuola Militare” per “addestrare bambini a diventare i prossimi ufficiali delle forze armate”.
Qualsiasi cosa riservi il futuro, una cosa è ovvia: oggi in India, sotto il regime dell’RSS, la visione fascista dei padri fondatori del movimento nazionalista indù si sta implementando velocemente con conseguenze fatali e, più a lungo detterà legge, più gravi saranno queste conseguenze.
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