Ma anche voi non vi siete accorti che in Italia in questi giorni si è votato e ha vinto una coalizione di Renzi, Berlusconi, Lega, in rappresentanza dell’alta finanza, di Confindustria e dei centri di potere dell’Unione Europea?
No, perché questo è quello che viene da pensare se si vede la lista di ministri presentata ieri da Draghi. Che l’uomo dell’establishment europeo, quello che nel 2011 ci impose tagli e austerità e che non ebbe pietà per la Grecia, che rappresenta gli interessi delle grandi imprese e delle multinazionali non fosse venuto a liberare le lavoratrici e i lavoratori, o a investire sul servizio pubblico e redistribuire la ricchezza lo potevano immaginare tutti...
Ma che questo governo fosse così a destra, che recuperasse personaggi del calibro di Brunetta, Gelmini, Carfagna, alla faccia delle tanto sbandierate “competenze” e “meritocrazia”, è qualcosa che dovrebbe indignare tutti, a partire da quel 33% di elettori 5 Stelle che votò nemmeno tre anni fa contro tutto questo.
La verità è che Draghi ha dovuto fare un compromesso con le forze politiche per trovare voti in Parlamento, e questo compromesso è anche sociale: fra una classe imprenditoriale multinazionale e finanziaria ben integrata nei meccanismi e nei vincoli dell’UE e della NATO, e la piccola e media borghesia che vuole partecipare alla spartizione del Recovery Fund.
Ecco quindi un governo dove la tecnocrazia liberista confindustriale si unisce agli zombi della politica, dove torna la destra senza neppure la fatica di raccogliere voti.
Un governo maschilista e a trazione nordista, che lascia il Sud alle mafie.
Un governo dove la transizione ecologica è affidata all’industria militare e i diritti di autodetetminazione saranno negati da chi rappresenta posizioni oscurantiste e di negazione della laicità.
Un governo nato sull’onda dell’emergenza sanitaria e che invece non ha dedicato un solo momento della sua costruzione ad affrontarla, mentre mancano i vaccini e la pandemia imperversa.
Tornano i peggiori avversari della scuola e del lavoro pubblici, mentre la gestione del Recovery è affidata a chi vuole altre privatizzazioni.
Tornano grazie ai gruppi dirigenti dei partiti del passato governo Conte che hanno mostrato tutta la loro pochezza, il loro trasformismo, la loro sostanziale inutilità.
Questo governo è un pericolo per la democrazia perché nasce in un contesto di servilismo politico e mediatico pressoché unanime, con la sola finta opposizione di una estrema destra, in realtà vicina socialmente e politicamente a tutti gli obiettivi del governo Draghi.
Oggi pesa come non mai la mutilazione del sistema politico italiano, dal quale da tempo è esclusa la rappresentanza degli interessi sociali popolari e la critica al dominio del mercato e degli affari.
In questo momento di svolta per il paese sentiamo la necessità e l’urgenza di ricostruire questa rappresentanza e di unire tutte le forze sociali e politiche intenzionate a lottare contro il governo Draghi e tutto ciò che rappresenta.
Nei prossimi giorni saremo impegnati in ogni iniziativa di mobilitazione che faccia sentire un NO popolare al governo Draghi. Per arrivare a costruire una opposizione e un’alternativa in grado di cambiare davvero le cose.
Il nostro paese, la nostra gente, merita di più di tutto questo!
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