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05/04/2021

Spiati Ong e giornalisti per gli sbarchi dei migranti

Il ministero degli Interni (ma prima di Salvini, ndr) ordinava di spiare i giornalisti che si occupavano degli sbarchi dei migranti sulle coste italiane e la procura di Trapani ha fatto altrettanto. La vicenda è esplosa con fragore.

Fonti del ministero di Giustizia, hanno fatto sapere che la ministra Marta Cartabia, ha disposto accertamenti sull’inchiesta della Procura di Trapani sulle Ong, nell’ambito della quale sarebbero stati intercettati – secondo notizie di stampa – anche diversi giornalisti.

Non solo conversazioni telefoniche intercettate, a loro insaputa, tra i giornalisti e le loro fonti confidenziali, ma anche l’indicazione dei loro movimenti. Si tratta di migliaia di pagine della polizia giudiziaria, tra Sco (Servizio centrale operativo, ndr), Squadra mobile di Trapani e Capitaneria di Porto, nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Trapani che ha chiuso le indagini iniziate tra il 2016 e il 2017. Ossia il periodo nel quale al Ministero degli Interni c’era Marco Minniti del Pd e non il vituperato Salvini.

Il dato sul piano politico non è irrilevante. Abbiamo detto spesso che Minniti e Salvini erano due facce della stessa medaglia. Il primo ha solo agito meno rumorosamente del secondo ma con la stessa mentalità e gli stessi obiettivi. La stessa inchiesta che ha portato alla rimozione di Mimmo Lucano da sindaco di Riace era stata richiesta durante il periodo Minniti. Non solo. I dati sui blocchi degli sbarchi di migranti sulle coste italiane, sono assai superiori durante il doppio mandato dell’attuale ministra degli Interni – Lamorgese – che durante il mandato ministeriale di Salvini. Sono solo scomparsi dalle banchine portuali e dalle piazze le Sardine e affini che contestavano solo Salvini invocando l’apertura dei porti.

Le rivelazioni diffuse dal quotidiano Domani, sono esplose come una bomba politica ancor prima che giudiziaria.

L’ordine di indagare sulle Ong partì infatti dal Viminale ma a cavallo tra il 2016 e il 2017, mettendo in moto indagini nelle quali sono state ascoltate le conversazioni di numerosi giornalisti, scrive il quotidiano Domani proseguendo la controinchiesta che ha permesso di scoprire le anomalie delle indagini partite in Sicilia.

Nel dicembre del 2016, il Presidente del Consiglio Renzi si dimette e viene formato il governo Gentiloni. Al ministero degli Interni si insedia Marco Minniti. Ma nel giorno del cambio di ministro – scrive Andrea Palladino – dal ministero era già partita una informativa il cui oggetto è: “l’attività di analisi dei flussi migratori in Italia”. L’informativa è indirizzata allo Sco, ovvero all’ufficio di polizia giudiziaria che gestirà l’intera inchiesta di Trapani.

Dopo avere indicato le Ong come “fattore di attrazione”, viene precisato che è stata avviata “un’attività di raccolta informazioni circa le modalità di salvataggio dei migranti in mare, svolte dalle navi di proprietà delle Ong”. Nell’informativa vengono segnalati quattro casi di sconfinamento nelle acque libiche, da parte di alcune organizzazioni umanitarie: Moas e Medici senza frontiere.

Intanto a Trapani scattano le intercettazioni che non risparmiano i giornalisti. Si tratta di Nancy Porsia, a lungo monitorata anche negli spostamenti, e poi Francesca Mannocchi (L’EspressoPropaganda); Sergio Scandura (Radio Radicale), Claudia Di Pasquale (Report–Rai3) e Nello Scavo (Avvenire), Antonio Massari (Il Fatto), Fausto Biloslavo (Il Giornale),

“Quell’informativa del Ministero dell’Interno – sostiene Domaniha fatto da base alle successive indagini della polizia, che a loro volta hanno alimentato le inchieste delle procure”. Anche per questa ragione Walter Verini (Pd) presidente del Comitato parlamentare per la tutela dei giornalisti minacciati, annuncia iniziative sulla vicenda dei giornalisti d’inchiesta intercettati per mesi, con violazione della privacy, del segreto professionale e della tutela delle fonti”.

La Federazione europea dei giornalisti (Efj) ha annunciato “la richiesta di spiegazioni immediate alla Procura di Trapani su questa massiccia violazione della riservatezza delle fonti giornalistiche. Il caso è stato segnalato alla Piattaforma del Consiglio d’Europa per la protezione del giornalismo”.

Questa volta è riuscito a battere un colpo anche presidente dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Verna, il quale ha dichiarato che: “Siamo di fronte allo sfregio del segreto professionale la vicenda relativa all’inchiesta della Procura di Trapani sulle Ong, leggendo le cronache appare di estrema gravità e merita una mobilitazione non solo della categoria che l’Ordine dei giornalisti promuoverà”.

Secondo il quotidiano britannico The Guardian si tratta di uno dei più gravi attacchi alla stampa nella storia italiana. Tra i giornalisti intercettati risulta esserci anche il corrispondente del Guardian, Lorenzo Tondo.

Fonte

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