In nessuna delle società post-rivoluzionarie, in cui esiste un “socialismo realizzato”, il mercato e il valore sono realmente scomparsi o sono stati aboliti. Karl Marx lo aveva previsto e nei suoi testi va oltre la rivoluzione comunista e, guardando al futuro, riformula 30 anni di riflessioni ed esperienze, alla luce della Comune di Parigi.
Il filosofo tedesco lo fa partendo dalla prima critica allo Stato borghese, per poi concentrarsi sul successivo programma del Manifesto del 1847-1848, e poi ancora “Le lotte di classe in Francia”, fino alla “Critica dell’economia politica”.
Marx è consapevole ed è convinto che l’umanità si stia avviando verso un periodo di grandi sconvolgimenti rivoluzionari ed è in grado di descrivere con grande lucidità il processo di transizione dal capitalismo al comunismo, chiamato anche “periodo di transizione”.
Queste anticipazioni avranno un impatto sulla società del tempo e sulla secolare storia del movimento comunista in diversi paesi.
La “Critica al programma Gotha” fu l’ultimo grande prodotto teorico scritto da Karl Marx per un intervento politico immediato.
Tale intervento era diretto alla fazione Eisenach del movimento socialdemocratico in Germania, con la quale Marx ed Engels avevano forti contatti.
Ma fu nella primavera del 1875, due anni e mezzo dopo quel settembre 1872, che il Congresso dell’Aja prese la decisione di trasferire in America il Consiglio Generale della Prima Internazionale. Questo cambiamento è coinciso, infatti, con la fine di quell’esperienza.
Ormai la Comune di Parigi era stata schiacciata e il movimento rivoluzionario era stato quasi distrutto in Francia; allo stesso tempo, le tendenze democraticiste ed economiciste stavano prendendo piede in Inghilterra. In altri paesi, inoltre, la dissidenza dei Bakuniniani aveva colpito duramente l’organizzazione. Mentre in Germania il movimento operaio era rimasto arretrato, diviso e chiuso nella sua ristrettezza nazionale.
Nonostante ciò, la fazione madre di Eisenach, che come detto era abbastanza vicina a Marx ed Engels, aveva registrato il suo primo successo elettorale nel 1874. Questa vicinanza, che sarebbe culminata nell’unificazione dell’ala di Lassalle, non impedì a Marx di rinunciare alla sua vecchia e amara avversione e critica nei confronti di Lassalle, uno scrittore e politico tedesco morto anni prima, che aveva conosciuto i due pensatori tedeschi e dai quali si era separato ideologicamente per la sua proposta politica considerata troppo moderata, soprattutto se confrontata con le idee rivoluzionarie di Marx.
Il programma di Erfurt, infatti, “decorò” il Partito socialdemocratico con il marxismo di Kautsky, che però aveva banalizzato le idee di Marx. Engels al riguardo ha criticato il programma di Erfurt, ma semplicemente rilevando la mancanza di alcune rivendicazioni politico-economiche, senza rifiutare, anche in qualche modo legittimando, l’ispirazione marxista del testo, nonostante non contenesse più nulla dell’impostazione iniziale di Marx, che ha attraversato il processo rivoluzionario, il principio fondamentale della Critica.
Engels criticò anche l’idea della trasformazione pacifica del vecchio assolutismo, ma queste critiche, così come erano state formulate, furono poi riprese dal democratismo dell’epoca.
In effetti, la Critica circolava da anni nell’ambiente socialdemocratico russo, ma non ricevette un peso speciale e riapparve in Germania nel 1922, in reazione alla rivoluzione russa dell’ottobre.
Infatti, Lenin dice che solo quando i capitalisti saranno scomparsi e non ci saranno più classi, cioè in una società comunista, lo Stato cesserà di esistere, si estinguerà e si potrà davvero parlare di libertà.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento