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23/05/2021

Cile - Niente facili trionfalismi; ottimismo, ma meditato

Prima di tutto, ecco alcune dichiarazioni a caldo, subito dopo i risultati usciti dalle urne di queste mega-elezioni in cui si doveva votare sia per l’elezione dei membri della Assemblea Costituente, sia per l’elezione dei governatori (la prima nella storia del Cile) e anche dei sindaci di molti Municipi.

Piñera (presidente del Cile): “In queste elezioni la cittadinanza ha inviato un chiaro e forte messaggio al governo e anche a tutte le forze politiche tradizionali. Ci stiamo sintonizzando adeguatamente con i desideri e le richieste della cittadinanza. Siamo interpellati da nuove espressioni e nuove leadership.”

Mario Desbordes (Renovacion Nacional. Partito di destra): “Noi del centrodestra dobbiamo accettare con umiltà questo risultato. Non c’è dubbio che stiamo vivendo una sconfitta, tutti, trasversalmente. Una sconfitta che ci deve far riflettere. Non siamo stati capaci di interpretare la maggioranza dei cittadini, che stava chiedendo cambiamenti, che si è mobilitata, che ha dato segnali con una maggioranza schiacciante a favore dell’’Approvo’. E non siamo stati capaci di interpretarla, per diverse ragioni. Non c’è dubbio che una serie di errori commessi probabilmente come coalizione di governo hanno avuto un impatto sulle elezioni.”

Alvaro Elizalde (Partido Socialista): “Come partito ringraziamo perché […] continuiamo ad essere il partito con più seggi delle forze di opposizione. Però con umiltà dobbiamo segnalare che è uno sforzo che si deve fare con collaborazione, logica costruttiva. Pertanto si deve stabilire uno spazio di dialogo e coordinamento con le altre forze e anche con gli indipendenti, che rappresentano idee di cambiamento, affinché queste idee diventino realtà nella Assemblea Costituente. Il processo costituente è stato possibile perché le cilene e i cileni sono scesi in piazza.”

Daniel Jaude (Partido Comunista. Sindaco del municipio di Recoleta): “Il governo oggi deve capire che ormai non può continuare a pensare in ‘minimi comuni’. Deve cominciare a pensare alle necessità che ha il popolo del Cile. Deve iniziare il dialogo, deve prendere iniziative concrete e fare appello ad approvare e speriamo arrivi a patrocinare l’iniziativa dell’imposta sui super ricchi, l’iniziativa ‘royalty minerario’. Iniziative che oggi stanno ancora aspettando un supposto dialogo, un supposto accordo che già sappiamo come sono.”

Francisca Linconao (candidata costituente per il popolo Mapuche): “Mi rivolgo a tutti i costituenti dei seggi riservati [ai popoli originari]. Ho vinto con molti voti. Lavoreremo insieme per poter andare avanti e scrivere la nuova Costituzione. Grazie.”

Dafne Concha (Leader sociale settore educazione. Eletta consigliera nel Municipio di Santiago dove ha vinto la comunista Irací Hassler): “Abbiamo voluto la nuova Costituzione per lasciarci alle spalle la dittatura di Pinochet. Ma questa non si lascia alle spalle solo con un cambiamento costituzionale. Deve cambiare il potere. Dobbiamo prenderci il potere. E il potere si prende in tutti gli spazi e dappertutto.

Abbiamo lottato per Santiago, che era uno spazio difficile, complesso, ma oggi possiamo dire con soddisfazione che abbiamo avuto una vittoria che mette all’angolo la destra.

Questo non vuol dire solo che la destra è all’angolo, ma vuol dire che il nostro progetto, che è un progetto unitario uscito con l'unità dei quartieri e dei territori, di unità politica e sociale, è possibile. È un cammino percorribile. Perciò posso dire che mi sento orgogliosa e ringrazio uno per uno tutti quelli che si sono uniti in questo progetto collettivo. Vinceremo perché è necessario vincere.”


Nelle dichiarazioni del governo e della destra, maliziosamente, ma non troppo visto che El Mercurio suggerisce la stessa “soluzione” di “cinquant’anni fa”, potremmo leggere le classiche lacrime di coccodrillo (già pronte ad asciugarsi appena possibile...) di coloro che hanno optato per il pugno duro, anche con palesi violazioni ai diritti umani, quando il popolo reclamava nelle piazze per dignità, pane e salute.

Il Partito Patriotas por Chile arriva addirittura ad invitare i militari in pensione a “mettersi i pantaloni”, cioè a comportarsi da “maschi” iscrivendosi al partito per agire come patrioti di tutte le destre unite prima che il peggio arrivi.

Il peggio naturalmente sono questi cambiamenti ancora in embrione e guadagnati a furor di popolo con veri morti, feriti e prigionieri sul campo dal 18 ottobre del 2019. Ad ascoltarli sembrano una caricatura, ma sono veri...

Nella dichiarazione del Partito Socialista, invece, si vedono i soliti ammiccamenti populisti in un estremo tentativo di cavalcare, o almeno di non essere lasciati totalmente fuori dal processo di rinnovamento che si prospetta. Come sempre pronti per tutte le stagioni. Un gioco di parole cileno li chiama “sociolistos”, cioè soci pronti per tutti. Niente di più appropriato.

La dichiarazione post elettorale di Daniel Jadue, del Partito Comunista, non sembra particolarmente combattiva, o forse vuole solo essere concreta, e invita il governo al dialogo su alcune proposte già in cantiere, anche se non sembra fiducioso, giustamente, sulla reale disponibilità del governo ad accordi e dialogo. Jadue è ormai ufficialmente il candidato presidenziale alle elezioni del 21 novembre 2021 per il Partito Comunista.

La rappresentante Mapuche, Francisca Linconao, si rivolge agli altri popoli originari dando disponibilità a lavorare insieme, visto che solo il 17% dei seggi della Assemblea Costituente sono stati riservati all’insieme di tutti i popoli originari.

Questa percentuale di seggi è molto inferiore a quella che avrebbe dovuto essere in proporzione al numero totale degli appartenenti alle popolazioni originarie. Questa decisione palesemente iniqua aveva creato forte malcontento nei popoli originari.

La Linconao avrà il compito, non facilissimo, di accostare a questo processo costituente i diversi popoli originari molti dei quali non sembrano, finora, troppo convinti dell’onestà di questo percorso e dei risvolti che potrà avere nei loro confronti.

Combattiva e determinata la neo consigliera Dafne Concha che insiste sull’unità e la lotta, che ha dato i risultati attualmente conseguiti sia per quanto riguarda l'Assemblea Costituente, sia per le elezioni Amministrative.

Approfondiamo ora il discorso sul processo costituente. Il tavolo previsto si è rovesciato. Sembrava scontato che le forze tradizionali avrebbero avuto la maggioranza nello scacchiere dell'Assemblea Costituente e invece è stato il contrario.

Non solo tutti i partiti, e soprattutto le destre, hanno perso, ma anche alcuni movimenti sociali che da tanti anni sono in piazza lottando quotidianamente, come Ukamau (movimento per il diritto all’abitare con forte connotazione anti neoliberista) con Doris Gonzales che ha presentato un articolato programma complessivo davvero degno di nota**, NO+AFP (contro il sistema dei fondi pensione privati) con Luis Mesina, il 8M Coordinamento femminista, il Coordinamento delle vittime dei Diritti Umani.

Questi movimenti sociali però non hanno saputo/potuto impostare liste sufficientemente forti da superare gli ostacoli imposti dal particolare modello elettorale cileno (imposto anche questo come trappola salvavita da parte delle destre) nelle votazioni per l'Assemblea Costituente.

I partiti della sinistra, che avrebbero potuto collaborare inserendoli nelle loro liste come indipendenti e dando loro priorità, non l’hanno fatto. E quindi sono rimasti fuori. Questi movimenti sono stati un elemento chiave nel determinare le condizioni che hanno costretto il governo e i partiti tutti a cedere e concedere (anche se l’hanno fatto con intento proditorio) che iniziasse il processo costituzionale, ma, purtroppo, non ne faranno parte. Solo Maria Rivera, della Defensoria Popular, ottiene un seggio nella Costituente.

La maggioranza acquisita da parte delle istanze indipendenti non tradizionali, fa sì che l'Assemblea Costituente possa dotarsi di un proprio Regolamento che (contrariamente a quanto previsto e auspicato dai maneggioni dei partiti, governativi e non, che hanno firmato l’accordo del 15 novembre 2019) la renda realmente sovrana nelle decisioni, quindi una vera e propria Assemblea Costituente.

Questo era stato l’auspicio e la possibilità che parecchi mesi fa*, con lungimiranza, lo storico Sergio Grez aveva fatto balenare per un futuro che, in quel momento, non sembrava affatto roseo e che aveva portato molti compagni a decidere di ignorare il processo costituente e quindi di non andare a votare neanche al plebiscito per l’approvazione di una nuova Costituzione in ottobre del 2020.

La maggioranza, definitivamente negata alle destre in queste ultime elezioni, dovrebbe dare la certezza di poter finalmente garantire per costituzione il diritto all’acqua e l’esistenza di popoli originari, tra le altre cose essenziali richieste dalla popolazione in lotta.

Ma l’ottimismo non deve far chiudere gli occhi su tutti gli scenari che si presentano concretamente in questo importantissimo e difficile processo costituente, che, comunque, è di per sé una gran bella vittoria per il solo fatto di essere stato avviato. Infatti ci sono circa 48 seggi andati a costituzionali indipendenti, cioè non iscritti ad alcun partito, dei quali però non si conosce l’ideologia, il modello socio economico al quale aspirano e le reali tendenze da cui prendono le mosse.

Di questi 48 ce ne sono circa 22/23 eletti nella Lista del Pueblo che sono persone che vengono fuori dalla Plaza Dignidad e si può quindi presupporre che siano vicine a modelli di sinistra, ma la destra potrebbe anche convincerne una parte, in alcune discussioni, a votare con loro, ottenendo così il famigerato 1/3 che darebbe la possibilità del veto articolo per articolo.

Ce ne sono poi circa 11 della lista No Neutrales che sono in parte di centro destra vicini alla chiesa cattolica, e qualcuno di centro sinistra. Questa situazione di eventuali negoziati che potrebbe presentarsi, rende quindi fragile qualsiasi certezza.

Qua di seguito le prime due delle tre interessanti interviste fatte da Telesur a Victor Orellana sociologo ricercatore dell’Universidad de Chile direttore della Fondazione Nodo XXI, a Sergio Grez Toso storico e professore dell’Universidad de Chile, e Andres Solimano economista Presidente del Centro Internacional de Globalizacion y Desarrollo.

*****

Redattore di Telesur: quanto è vicino il Cile a seppellire la Costituzione di Pinochet, visti i risultati di queste mega elezioni?

Victor Orellana: Ci sono argomenti per essere ottimisti. Moderatamente ottimisti. Voglio solo segnalare che la partecipazione elettorale non è stata così alta come ci si poteva aspettare. Cioè, un settore importante del popolo cileno non ha concorso nel processo e questo lascia quanto meno qualche dubbio.

C’è una situazione eterogenea. Ci sono settori popolari che vanno a votare e altri meno, e questo è oggetto di analisi [...]. Un fatto è che hanno fatto crollare la politica tradizionale, soprattutto la destra, ma anche la ex Concertacion, non bisogna dimenticarlo. Sono state molto colpite.

Quello che emerge è un insieme di forze nuove disperse, diverse e con un alto grado di frammentazione, ma, se si fa la somma aritmetica di quelli che si dichiarano anti neoliberisti, e che sono favorevoli a sotterrare l’eredità neoliberista di Pinochet, sono la maggioranza.

Ora bisogna trasformare questa situazione, che si presta ad un ottimismo ragionevole, in una costruzione efficace. E questo è molto complesso perché bisogna organizzare una forza sociale che sta nelle piazze e che è molto, molto scettica verso le istituzioni. Perciò metto l’accento su questo, perché c’è tanta popolazione cilena che non è andata a votare non certo per pigrizia, ma perché ha la convinzione che ormai il voto non funziona. Quindi questa Costituente sarà sottoposta a una fortissima pressione sociale.

C’è una grande aspettativa sociale di cambiamento, perciò hanno una enorme responsabilità le forze che compongono questa Costituente, forze democratiche, progressiste, e di sinistra, per arrivare ad un’intesa comune. Però questo non sembra affatto facile. Anche questo fenomeno, molto interessante da studiare, delle forze nuove indipendenti come per esempio la Lista del Pueblo, che ha una composizione abbastanza eterogenea, e che non ha potuto costruire un’organizzazione con i movimenti sociali che esprimono gli ultimi 15 anni, per esempio il movimento femminista ecc.

Sarebbe quindi una grande sfida per le forze popolari cilene, per questo insisto su un punto di vista di moderato ottimismo. Stiamo avanzando verso una giusta direzione. Il popolo cileno sta costruendo la propria storia.

Approfondiamo la questione degli “indipendenti” che sono una delle novità che si sono presentate nella vittoria di queste mega elezioni. La destra non ha ottenuto il terzo sufficiente per il diritto di veto, ma ci sono 48 indipendenti che in parte potrebbero essere condotti dalle destre verso la loro parte ed ottenere per questa via il diritto di veto. Può succedere?

Sergio Grez: Sono tra quelli che sono contenti, ma con una dose di attenzione a certi fenomeni che connotano questi risultati. Senza alcun dubbio si tratta di una sconfitta strepitosa della destra tradizionale cilena, quella che ha appoggiato la dittatura di Pinochet e che è tornata a governare due volte dopo il 1990, o meglio dal 2010, con i due governi di Sebastian Piñera.

Allo stesso tempo queste elezioni marcano un regresso molto grande dei partiti politici della vecchia Concertacion con la coalizione che ha governato ininterrottamente dal 1990 al 2010.

E, come terzo elemento, [...] si è prodotta un’irruzione appariscente molto significativa, incoraggiante, potremmo dire, di alcune forze politiche ancora molto disperse, molto eterogenee, ma che si collocano in questo minimo comune denominatore che può essere l’anti neoliberismo. Tanto degli indipendenti, e questo è l’elemento forse più interessante, come pure di alcuni partiti politici tradizionali o nuovi che si collocano nella stessa prospettiva.

In questo contesto bisogna fare un analisi rispetto agli indipendenti. A dire il vero questo è un orizzonte molto variopinto. Sono pienamente d’accordo con l’analisi fatta dalla vostra corrispondente da Santiago del Cile, Paola Grandich. Bisogna fare un’analisi molto più raffinata sulla composizione, l’orientamento e l’atteggiamento definitivo che adotteranno questi indipendenti nella Costituente.

Perché ci sono vari tipi di indipendenti. E non mi riferisco solo all’ideologia o al posizionamento politico di questi indipendenti, ma anche alla forma in cui sono stati eletti ed elette alla Costituente queste persone. Perché ci sono indipendenti eletti in liste composte esclusivamente da indipendenti, ma ci sono anche indipendenti che sono stati messi in quota dai partiti politici tradizionali e non tradizionali. C’è persino un indipendente che e andato in maniera assolutamente autonoma, fuori dalle liste, che si è presentato in quanto persona.

E poi l’altro elemento, come dicevo prima, altrettanto importante, di tipo tecnico, negli indipendenti troviamo posizioni politiche assolutamente differenti. Non sono la stessa cosa, per esempio, la Lista del Pueblo, che ha, grosso modo, una tendenza di sinistra, anche se la sua composizione è senza dubbio eterogenea, e la Lista de Independientes No Neutrales che sono una specie di liberali progressisti, tra i quali forse la destra potrebbe trovare alleati di circostanza per bloccare determinate posizioni nella futura Costituente o farne approvare altre.

E la stessa cosa potremmo dire della strategia che potrebbe usare la destra tradizionale...

Cioè, Sergio, quando parliamo di indipendenti bisogna fare molta attenzione e non metterli tutti insieme come un unico conglomerato come fanno molti media, se interpreto bene le sue parole.

Sergio Grez: Assolutamente. C’erano diverse liste di indipendenti che addirittura erano in competizione tra loro. Perciò, evidentemente, gli indipendenti non sono una forza politica. Ci sono correnti diverse, differenti tendenze politiche, e sicuramente distinte posizioni all’interno del mondo dei delegati costituzionali che sono indipendenti.

Nel momento in cui si presenteranno le discussioni per la futura Costituzione è probabile che gli assi della discussione siano variabili, cambino a seconda dei temi. Ed è probabile che questo attraversi anche alcune frange di delegati e delegate che sono stati eletti attraverso i partiti politici. Il panorama è alquanto complesso.

Victor, componenti importanti della vita sociale cilena (No+AFP ecc.) sono rimaste fuori dalla Costituente. Che è successo?

Victor Orellana: La composizione storica della lotta contro il neoliberismo è complessa in Cile. Si potrebbe dire che ci sono tre componenti principali.

C’è una componente che viene dalla resistenza contro la dittatura, che è quel settore di popolo ribelle che in qualche modo è rimasto critico verso la transizione durante gli anni ’90, quando la transizione comincia a prendere già chiaramente una strada di carattere neoliberista. Qua ci sono il Partito Comunista, altre esperienze di sinistra, alcuni attori sociali legati al vecchio Stato sopravviventi a questa esperienza neoliberista che in quel momento ebbero in qualche modo a resistere contro la privatizzazione dei servizi pubblici durante i governi civili della transizione.

Una seconda componente sono i Coordinamenti, le Assemblee, che emergono dagli anni 2000 in poi che proporranno istanze più socialmente ampie, ma anche più inorganiche, più porose per la nuova società cilena, che vanno sulle lotte per l’educazione, le pensioni e femministe. Queste sono quelle che si esprimono in grandi Coordinamenti come per esempio il Coordinamento No+AFP.

C’è poi una terza componente che inizia con l’esplosione sociale vera e propria. E queste sono altre frazioni sociali, nuove, che si uniscono alla lotta. Forse avevano partecipato anche prima alle lotte, ma si uniscono ora in maniera molto più decisa alla lotta sociale anti neoliberista.

Queste tre componenti sommate, che non hanno ancora una soluzione sociale e politica unitaria, quello che è il vecchio dilemma politico dell’unità del popolo. Sono queste frazioni popolari più nuove, che si sono incorporate più di recente, quelle che si esprimono alla grande adesso.

Quello che succede ora quindi è che, in qualche modo, i Coordinamenti come quelli che tu hai menzionato, rimangono a metà tra queste due organizzazioni. Da una parte i Coordinamenti sono un errore dei partiti politici della sinistra politica che si raggruppano nel Patto Apruebo Dignidad, che è il Frente Amplio più il Partito Comunista.

Questi partiti non mettono nelle loro liste privilegiate la figura dei Coordinamenti sociali e questo fa sì che i Coordinamenti cerchino in altre parti al di fuori dei partiti, mentre in realtà i Coordinamenti avevano fatto parte di quelle lotte e non c’era alcuna ragione per questa divisione. Però i Coordinamenti non esprimono i settori emergenti nell’esplosione sociale. Quindi la situazione è molto sui generis.

Alcuni Coordinamenti si integrano, ci sono compagne dei Coordinamenti che faranno parte della Costituente, non giocheranno la loro carta più importante nella zona centrale di Santiago. Quello che succede è che queste tre componenti di lotta e di identità anti liberista non trovano soluzione entrando nel fenomeno della Lista del Popolo. Il fenomeno degli indipendenti ha favorito questo.

Ora, in ogni caso, la cosa più importante per quelli che compongono quest’assemblea è la pressione sociale alla quale saranno sottoposti in questo processo. Direi che la cosa più importante non sono tanto quelli che stanno dentro la Costituente, quanto la società che sta fuori dalla Costituentee e si vedrà in che modo premerà e determinerà il comportamento dell'Assemblea attraverso la lotta sociale.

In questa forza popolare infatti sta la possibilità per evitare ad esempio che la destra, a partire dai suoi tentacoli, pur avendo subito una sconfitta elettorale, si riprenda facilmente, non bisogna far finta di non vederlo. Solo la forza popolare mobilitata impedirà che la destra coopti la Costituente attraverso gli indipendenti finanziati dagli imprenditori [...] o con parte delle poche figure della Concertacion tradizionale che sono riuscite ad entrare nella Convenzione.

Pertanto mi pare che l’accento debba essere posto sul come questi Coordinamenti si attivano e continuano nella lotta e come riescono ad avere un dialogo ed un’azione insieme a questi altri settori popolari. Questo credo che sia il grande compito che ha la forza avanzata progressista cilena. Troveranno azioni e progetti unitari, perché uscire dal neoliberismo non sarà facile e non si possono applicare le ricette del passato. Bisogna inventare. Avere molta creatività.

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