Qui il suo video appello a Barack Obama, per chiederne la liberazione.
Ma ci sono state diverse altre occasioni per la grande artista per prendere posizione esprimendo la sua appartenenza di sinistra. Una testimonianza di questa ispirazione Carla Fracci la affidò a Repubblica il 5 dicembre 2003. Riportiamo di seguito l’articolo di Andrea Montanari.
Carla Fracci, lei figlia di un tranviere, cosa pensa della protesta che ha bloccato Milano? «Che hanno fatto bene. Altrimenti nessuno si sarebbe accorto di loro. Sono sempre stati la mia famiglia».In un’altra occasione la Fracci si scagliò contro l’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, per difendere i lavoratori dell’Opera.
Ma hanno violato le regole. «Costretti perché nessuno li ascoltava. È giusto che aspettino da due anni? Ha idea di che cosa costa vivere a Milano da quando c’è l’ euro? Tutto costa almeno il doppio».
Giustifica anche la protesta “selvaggia”? «Due anni per una famiglia con figli sono un’eternità. Una volta c’era una parola di cui sono orgogliosa e che fa parte della mia infanzia: proletariato. Oggi purtroppo non la usa più nessuno».
Cioè? «è il proletariato che ha sempre alimentato la nazione. Ci dovrebbe essere più rispetto. Se questa classe sociale si ferma la nazione cade. Oggi, invece, tutti se la sono presi con i tranvieri, ma si sono accorti di loro solo quando si sono fermati».
In che senso? «Un tranviere lavora dalle 3 di notte fino a tutto il giorno. A Natale, a Pasqua e la domenica. Avete visto le loro buste paga?»
Era così anche all’epoca di suo padre? «Il primo cappottino l’ho avuto di stoffa rivoltata, ma la nostra era una famiglia dignitosa. Oggi la situazione è cambiata: in peggio».
Un ricordo? «Quando studiavo danza alla Scala, la sala prove dava ancora sulla piazza. Durante le lezioni sapevo che mio padre passava alla stessa ora con il tram. Lo riconoscevo dal campanello e mi commuovevo».
I “duri” dell’Atm saranno davanti all’Arcimboldi per la Prima della Scala. «Fanno bene. Purtroppo sono a Los Angeles, ma idealmente sarò con loro».
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