Davvero bizzarro intervento del giornalista Cotroneo sul giornale Domani, creatura neonata di una vecchia volpe del capitalismo italiano come Carlo De Benedetti. Infatti Cotroneo, in un suo recente articolo, persiste nell’inammissibile comparazione tra l'inchiesta Lava Jato in Brasile e Mani Pulite in Italia, parallelo giustamente rigettato dai protagonisti di quest’ultima, a cominciare da Gherardo Colombo.
Com’è noto il promotore di Lava Jato, il giudice Sergio Moro, è stato recentemente oggetto di una reprimenda del Tribunale supremo brasiliano per il carattere del tutto strumentale e politicamente mirato della sua indagine contro Lula da cui ha preso spunto la ben nota persecuzione giudiziaria.
Moro, come rivelato dal sito The Intercept, ha ordito una trama politico-giudiziaria destinata a mettere fuori combattimento quello che era il più quotato concorrente alla carica di presidente del Brasile, riuscendovi e concorrendo così alla nefasta elezione di Bolsonaro, che lo aveva prontamente ricompensato nominandolo Ministro della Giustizia.
La vicenda è stata chiarita da vari libri che dovremmo leggere tutti, a partire da quello dedicato al fenomeno del lawfare in genere, curato dagli avvocati di Lula, la cui traduzione italiana sarà prossimamente pubblicata a cura del Centro di Ricerca ed Elaborazione per la Democrazia, che dedica al caso Lula un capitolo di cruciale importanza.
Mentre vengono così definitivamente chiariti di fronte all’opinione pubblica brasiliana e internazionale i veri retroscena della persecuzione giudiziaria contro Lula, Cotroneo, in modo assolutamente e ridicolmente estemporaneo continua a sostenere, senza ovviamente portare lo straccio di una prova, che Lula non sarebbe comunque innocente e che quindi in fondo Moro aveva ragione.
Ignaro o, peggio ancora, consapevolmente intenzionato a non tenere conto della verità sul caso, Cotroneo non si rassegna e continua, con ostinazione degna di miglior causa, a perorare la colpevolezza di Lula e la bontà della sedicente Mani Pulite brasiliana e del suo creatore ad usum Bolsonari, il già biasimato giudice Moro.
Cotroneo non nega, né potrebbe in alcun modo farlo, che le accuse rivolte contro Lula si siano rivelate pienamente infondate, e neanche il carattere evidentemente politico dell’operazione volto a toglierlo di mezzo. Eppure il giornalista insiste sul fatto che in quanto capo del PT, Lula “non poteva non sapere” dei finanziamenti illeciti che sarebbero stati dati a personaggi vicini al partito.
Accusa estremamente vaga e infondata al pari delle altre. Di fronte a un tanto evidente sprezzo del ridicolo occorre quindi chiedersi cosa ci sia dietro l’ostinazione colpevolista di cui Cotroneo dà prova.
In buona sostanza, al di là dei paragoni tirati per i capelli con Mani Pulite e dell’evidente volontà di continuare nonostante tutto a tirare secchiate di fango sul più popolare presidente brasiliano della storia, il bizzarro intervento di Cotroneo e di Domani sembra in realtà rispondere a un’angoscia che cova negli animi dei capitalisti italiani, a partire dal ben noto De Benedetti, che finanziano questo giornale, peraltro non diffusissimo tra le larghe masse.
Quella che, per riprendere le parole rivelatrici dello stesso Cotroneo, alla fine il popolo brasiliano voterà in stragrande maggioranza per Lula dato che “qualsiasi brasiliano, ricco o povero, ricorda che dal 2002 al 2010 viveva assai meglio di adesso”.
Un’angoscia che abbiamo visto serpeggiare già in altre redazioni di altri, ancora più titolati, giornali italiani. Come La Repubblica che proprio nei giorni della strage di manifestanti a Cali e in altre città colombiane, intervistava la ministra degli esteri del governo responsabile delle stragi in questione.
O del suo “esperto” in questioni latinoamericane, l’ex ministro venezuelano ed esponente dell’opposizione antichavista più estrema, il signor Moisés Naim, che nella stessa pagina evocava il pericolo di un nuovo “populismo” latinoamericano.
Un’angoscia insomma che non ha a che vedere soltanto con Lula, e con la quale la farsesca riproduzione Made in Brasil di Mani Pulite non c’entra in realtà praticamente nulla. Un’angoscia che vedremo crescere e diffondersi oltremodo dopo i risultati delle elezioni recenti in Cile e di quelle che si annunciano tra poco in Perù.
La paura, degna di ogni capitalista che si rispetti, che l’America Latina si sottragga alle grinfie del capitale. È legittimo averla da parte vostra, per carità, signor De Benedetti e signor Cotroneo. Ma, per altrettanta carità, lasciate stare Mani Pulite, che è stata una cosa seria.
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