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19/05/2021

“C’è stato un enorme rifiuto dei partiti che hanno governato per 30 anni in Cile”

In Alerta Spoiler abbiamo parlato con Dauno Totoro, candidato alla Convenzione nel distretto 10 e dirigente del Partito dei Lavoratori Rivoluzionari, sulle recenti elezioni in Cile dello scorso fine settimana.

Trascrizione/traduzione dell’intervista.

Dopo essere stato dentro la campagna elettorale in Cile, qual’è una prima analisi di quello che lascia questa elezione?

I grandi sconfitti sono stati i partiti tradizionali della destra, che non hanno ottenuto un terzo della Costituente per poterne bloccare le iniziative. La destra che cercava di ottenere un terzo dei seggi, perché un terzo dà la possibilità di bloccarne le attività. Questa è una delle trappole del processo costituente

Per prendere qualsiasi decisione all’interno della Assemblea Costituente si richiedono i due terzi dei costituenti. La destra è arrivata lontana da questo terzo ottenendo poco più del 20% dei seggi. L’altro conglomerato che ha governato negli ultimi 30 anni, la ex Concertacion e il centro sinistra neoliberista hanno ottenuto addirittura poco meno del 15%.

C’è stato un enorme rifiuto verso i partiti che hanno governato per 30 anni e sono stati messi in discussione dalla ribellione. Credo che il fatto che ci sia stata un’astensione importante, di quasi più del 50%, dimostra anche che la gente è stufa e d’altro canto anche le molte candidature indipendenti che sono entrate nella Costituente, oltre il 40%, sono espressione di questa stanchezza verso i partiti tradizionali. E in questo contesto è anche importante il buon risultato che abbiamo ottenuto noi del Partito dei Lavoratori Rivoluzionari.

C’è relazione tra il numero dei voti del plebiscito e l’elezione di sabato e domenica?

Sì, è stata un poco minore. Se non sbaglio nel Plebiscito sono andate a votare circa 7 milioni e 500 mila persone e questa volta circa un milione meno. Ma anche così è un numero molto maggiore delle ultime municipali, che è il metro di misura, perché anche allora si eleggevano sindaci e consiglieri.

Il peso dei candidati indipendenti è un’altra delle questioni che compare con forza nel bilancio e come cosa che sarà difficile da governare, immagino, per il regime, per entrambe le fazioni, per i governativi e per i settori dell’opposizione. Ieri sera nelle analisi che faceva la televisione cilena si menzionava parecchio questo tema come un fatto che non è chiaro e non si sa bene che direzione prenderà e in che modo inciderà nello scenario politico in Cile.

Certo c’è incertezza perché è un fatto veramente inedito, per prima cosa, che ci sia una Assemblea Costituente e, secondo, che questa sia composta per circa il 40% da candidati "indipendenti”. È vero che alcuni indipendenti sono stati eletti in un settore di destra, più legati a settori imprenditoriali. Ma è anche vero che neanche con questo settore le destra riesce ad avere quel terzo di cui parlavo. Perciò è una situazione abbastanza difficile da governare.

Ora bisogna vedere come si sviluppa, d’altro canto, mi pare che la situazione esprima il fatto che c’è una rabbia enorme verso i partiti. Non per nulla, come ti dicevo, tre settimane fa, si stava discutendo di nuovo sull’uscita di Piñera, c’è stato uno sciopero dei portuali per esigere il ritiro del 10% delle pensioni affinché i lavoratori potessero avere delle risorse per affrontare la crisi, e ci sono state mobilitazioni. Insomma c’era un contesto molto convulso in questo senso.

Il governo di Piñera stava cercando di ottenere una propria maggioranza per la Costituente e poter quindi controllare al massimo la dinamica che c’è nella Costituente. Che ne pensi? In che modo i risultati colpiscono quest’obiettivo?

È una sconfitta molto dura per il governo, per la destra, perché non hanno perso chiaramente solo nella Costituente, come già detto, ottenendo appena il 20%, ma anche per i sindaci. Non ho ancora il dato esatto, ma anche Municipi molto importanti, che da sempre sono stati sotto il controllo della destra, li hanno persi. Come per esempio quello di Santiago Centro, Nuñoa, Viña del Mar, che sono Municipi molto importanti qui in Cile.

E questo praticamente indebolisce ancora di più la coalizione di un governo che ha solo il 9% di approvazione e che è praticamente a terra.

Uno dei suoi candidati presidenziali, perché tra tre mesi ci sono le elezioni presidenziali e dei deputati, e che inoltre è uno dei referenti della coalizione, Mario D[……] , ha detto che “siamo stati castigati noi che abbiamo governato in questi ultimi 30 anni”.

È stato evidente che si è trattato di un voto contro quei partiti, includendovi anche la ex Concertacion, in cui il partito più a destra della Concertacion, la Democrazia Cristiana, che è un partito golpista e profondamente neoliberista, che è stato asse chiave della passata transizione, che ha avuto presidenti negli anni ’90, ha ottenuto solo 2 costituenti. Cioè ha significato una sconfitta enorme per la stessa Democrazia Cristiana.

Nel quadro di un processo elettorale molto particolare, anche per l’impatto dovuto alle mobilitazioni iniziate nel 2019, credo che queste elezioni possono aver generato delle illusioni di cambiamento. Che contraddizioni vedi in questo aspetto?

Certo. L'Assemblea Costituente nasce come tentativo per sviare la pressione e la forza che era dispiegata nelle strade per la ribellione popolare del 2019, per dare un’uscita istituzionale attraverso questa Assemblea che contiene una serie di trappole, come quella dei due terzi. Ora bisogna vedere come si sviluppa questa cosa perché ha generato una aspettativa importante in gran parte della popolazione.

Il problema è che continueranno ad essere operanti anche i poteri reali e le istituzioni di questo Stato e di questo regime ereditato dalla dittatura militare. Cioè la Costituente discuterà e opererà mentre continuano ad essere vigenti le istituzioni come la presidenza della Repubblica, con Piñera a capo, che è in uscita tra pochi mesi, la stessa Camera dei Deputati che è praticamente incaricata di far sì che tutti i piani del governo passino scaricando i costi della crisi sui lavoratori, lo stesso sistema Giudiziario che mantiene carcerati i prigionieri politici della rivolta…. ecc.

Perciò bisognerà vedere come si sviluppano queste cose e che ci sia anche lì un colpo contro le aspettative perché evidentemente qua in Cile si è messo fortemente sotto scacco il modello, come le AFP, o Salute/Mercato, questioni che si sono acutizzate ora con la pandemia e con la recessione economica.

Questi stessi poteri continueranno ad operare quotidianamente anche mentre la Costituente li metterà in discussione. Questo può generare un contesto in cui dobbiamo capire come prepararci visto che continuiamo ad essere in mezzo a una pandemia e a una recessione.

Continuando con le elezioni. Il buon risultato di Lester Calderón, candidato regionale a governatore per la regione di Antofagasta per il Partito dei Lavoratori Rivoluzionari. Com’è stata la vostra campagna e come valuti questi dati che hanno visto eletto Lester che è un candidato operaio dirigente sindacale della regione di Antofagasta?

Sì. Per noi l’elezione di Lester è stata un grande trionfo in termini elettorali. Evidentemente non è stato eletto governatore, ma ha ottenuto 21 mila voti, che è una grande, grande votazione, per di più nella capitale mineraria del Paese. E ha dimostrato con forza un’alternativa dei lavoratori, anticapitalista, rivoluzionaria.

In questo momento Lester starà dirigendosi verso il suo posto di lavoro che è la fabbrica di esplosivi Orita, dove è dirigente sindacale. È anche espressione dell’importante votazione che abbiamo ottenuto a livello nazionale.

È la prima volta che partecipiamo presentando 10 candidati  in 5 città del Paese e stiamo a oltre 52 mila voti. Quello che è più importante è che si mostra che c’è un settore importane anticapitalista che vuole con chiarezza togliere Sebastian Piñera, riprendere il cammino delle mobilitazioni per ottenere quello che chiediamo e mantenere alta la bandiera della ribellione e abbiamo presentato candidature di lavoratori e lavoratrici che pure hanno ottenuto votazioni consistenti, come per esempio [….] che nel settore lavoratrici delle pulizie nella zona Centro Santiago ha ottenuto 2000 voti e [….] del settore Salute che ha ottenuto oltre 3000 voti.

Questo ha mostrato un’indipendenza dei lavoratori e ci aiuta a prepararci per quello che viene. Oggi crediamo che bisogna riprendere il cammino delle mobilitazioni, lottare, avanzare, cercare di ottenere spazi di coordinamento, di organizzazione per affrontare questo governo, la pandemia e i costi della crisi affinché non la paghino i lavoratori, ma i grandi imprenditori.

Mi sembra che tutte queste importanti conquiste elettorali sono un punto d’appoggio per continuare questa lotta. Per esempio ad Antofagasta abbiamo avuto l’elezione di una consigliera, Natalie Sanchez, che è per noi un grande trionfo nella regione mineraria.

Con che mezzi si affronta la campagna elettorale? Lo Stato fornisce spazi? Si opera sui social?

La campagna presenta le stesse trappole del processo elettorale. In televisione noi abbiamo avuto solo un secondo, in cui sono riuscito solo a dire “Fuori Piñera”, in Antofagasta hanno potuto dire “Vota Lavoratori”.

Ovviamente la campagna si è condotta attraverso il giornale La Izquierda e i social quando era più difficile la situazione sanitaria, e poi organizzando decine di lavoratori e lavoratrici, amici e amiche che hanno fatto parte di quest’alternativa integrandosi alla dirigenza in Arica, Antofagasta, Valparaiso, Santiago, Temuco. Che sono stati con noi nelle strade portando avanti l’alternativa, perché oggi, davanti alla sconfitta dei partiti tradizionali è necessaria un’alternativa rivoluzionaria che proponga, dalle piazze, di conquistare tutto quanto richiesto e di buttare giù questo regime ereditato da Pinochet.

È attraverso questa strada che otterremo quanto richiesto dalla maggioranza lavoratrice del Paese.

Dauno, ti ringraziamo e ci congratuliamo con tutta la militanza del PCR per i risultati nelle elezioni.

Grazie a voi.

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