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18/05/2021

Palestina. Questa volta è diverso

Mentre scrivo, il palazzo in cui vivo qui a Gaza continua a tremare. Sopra di noi, gli aerei da Guerra israeliani F-16 ci colpiscono con una raffica di bombe che sembra infinita.

Sto scrivendo in mezzo a un rapido flusso di eventi in via di sviluppo, quindi è certo che quando questo articolo verrà pubblicato, molte cose potrebbero essere cambiate, ma sto provando ad evidenziare gli aspetti generali di questo attuale ciclo di escalation in Palestina.

L’escalation incomincia a Gerusalemme durante il mese di Ramadan, con una serie di provocazioni da parte delle autorità israeliane di occupazione.

La prima in questa serie fu la decisione d’impedire ai palestinesi di riunirsi a Bab al-Amoud (la porta di Damasco) a Gerusalemme, a fine aprile. Questo scatenò una serie di proteste che alla fine forzarono Israele a revocare l’ordine.

Un’altra provocazione – in corso – che ha attirato l’attenzione internazionale, sono gli ordini di espulsione contro famifìglie palestinesi da Sheikh Jarrah che i tribunali israeliani hanno concesso a coloni israeliani.

Una terza provocazione israeliana è stata l’assalto alla moschea Al Aqsa durante la preghiera nella mattina di venerdì 7 maggio. Le forze israeliane spararono lacrimogeni e pallottole di metallo rivestite di gomma sui fedeli, causando oltre 200 feriti.

In una quarta provocazione, i coloni annunciarono che il 10 maggio avrebbero marciato attraverso Gerusalemme per celebrare il Giorno di Gerusalemme. L’intenzione era di marciare vicino alla moschea di Al Aqsa.

Questa Marcia è degenerata in una quinta provocazione la mattina del 10 maggio mentre, per la seconda volta in una settimana, le forze israeliane assalivano al Aqsa, attaccando i fedeli in preghiera all’interno e saccheggiando il luogo sacro. Più di 300 palestinesi sono stati feriti.

Un’ondata di rabbia

Queste provocazioni sono proseguite per tutto il Ramadan, ed hanno causato un’ondata di rabbia che è dilagata tra i palestinesi in tutta la loro patria. Proteste sono scoppiate ad Haifa, Jaffa, Ramallah e Gaza.

A Gaza, i manifestanti hanno chiesto l’intervento delle Brigate Qassam, l’ala armata di Hamas. I palestinesi a Gaza hanno fortemente sostenuto la necessità di una risposta rapida da parte delle fazioni della resistenza per reagire alle violazioni a Gerusalemme.

Ho letto centinaia di messaggi di attivisti sui social media che chiedevano ad Hamas perché ritardava a dare una risposta. Tassisti e negozianti, persone comuni in genere: tutti ponevano la stessa domanda.

Alla fine, Qassam emise un avvertimento che le truppe israeliane avevano due ore per evacuare Al Aqsa, levare l’assedio del murabitoun – i fedeli che rimangono sul posto tutto il giorno per proteggerlo con la loro presenza – e rilasciare i prigionieri.

Alla scandenza del termine, Israele non aveva risposto, e Qassam slanciò una raffica di razzi verso Gerusalemme.

L’esercito israeliano rispose bombardando la città di Beit Hanoun nel nord della Striscia di Gaza.

Nove persone, inclusi tre bambini, furono uccise mentre si preparavano a rompere il digiuno.

I combattenti per la libertà di Gaza continuarono a rispondere al fuoco ed Israele ampliò i bombardamenti includendovi le abitazioni.

L’aviazione israeliana ha distrutto una serie di torri residenziali che accolgono anche decine di uffici di media e stabilimenti commerciali.

Israele ha attaccato anche uffici della polizia ed una serie di edifici governativi, tutti obiettivi civili.

Perché è diverso

L’attuale escalation si distingue per il fatto che il popolo palestinese ha chiesto una risposta alle pratiche dell’occupazione israeliana. Hamas, nel rispondere, è considerato eroico.

Non c’è giudizio pubblico o denuncia della decisione di Hamas di agire, anche quando i cittadini pagano il prezzo più alto dell’aggressione israeliana, perdendo i propri cari e le proprie case.

È chiaro a Gaza che i palestinesi continuano a credere fermamente nella resistenza come via per la liberazione dall’occupazione.

Questo ciclo di lotte è significativo anche perché è venuto come risposta alle continue violazioni a Gerusalemme.

Tutti le precedenti fasi delle escalation di Hamas sono state provocate dall’aggressione israeliana alla Striscia di Gaza. Così, quando Gerusalemme ha chiesto l’aiuto di Gaza, e Gaza si è alzata per difendere Gerusalemme, questo ha amplificato il senso di crescente unità nazionale palestinese e liberato Gaza dal suo isolamento.

Sia a Gaza che altrove in Palestina, i palestinesi combattono contro l’occupazione, i cui attacchi e violazioni li colpiscono dappertutto.

Questa escalation è stata caratterizzata anche da un crescente spirito ribelle all’interno delle fazioni della resistenza. La cancellazione della Marcia del “Giorno di Gerusalemme” è stata una prima vittoria.

La realtà di sofferenza e tragedia è sempre presente nelle aggression israeliane a Gaza. Eppure, questa volta, l’escalation sembra significativa, sembra eroica.

La gente di tutta la Palestina aveva disperatamente bisogno di qualcuno che la facesse sentire sostenuta e difesa. I palestinesi hanno bisogno di sentire che non stanno pagando il prezzo da soli. E’ quindi estremamente significativo che la resistenza sia esplosa in tutta la Palestina storica.

Israele è stato impegnato a distruggere l’identità palestinese, specialmente nelle città, città e villaggi deliberatamente deprivati economicamente all’interno dei confini del 1948 –le aree in cui quell’anno fu dichiarato lo Stato d’Israele, durante la Nakba, la pulizia etnica della Palestina.

Le proteste di massa in quelle aree, il fuoco alle stazioni di polizia e la sostituzione della bandiera israeliana con quella palestinese, tutto sembra una nuova rivincita dello spirito palestinese.

I palestinesi sono ancora profondamente radicati nella propria terra, attaccati alla loro identità, il loro profondo senso di unità è più significativo di qualsiasi altro fattore che possa dividerli, e la loro capacità di sopravvivere al terrore d’Israele ed ai crimini mai cessano di stupire.

Israele ha un possente arsenale di missili, e in un tentativo di recuperare la dignità persa davanti alla resistenza palestinese, Israele continua a commettere crimini contro i civili a Gaza.

Sì, il potere israeliano non assicura né legittimità né stabilità. Il progetto sionista in Palestina è estraneo a questa terra, e tutti gli sforzi di neutralizzare o espellere la presenza palestinese sono falliti da più di 70 anni.

Il popolo palestinese può indebolirsi, ma non morirà. Ha la volontà di combattere fino alla fine e alla vittoria certa.

Ahmed Abu Artema è uno scrittore che vive a Gaza e ricercatore al Center for Political and Development Studies.

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