La notizia che i portuali di Livorno e quelli di Napoli – allertati dai portuali di Genova – non avrebbero eseguito operazioni di carico di armamenti sulla nave israeliana Asiatic Islands destinata al porto di Ashdod, nei giorni scorsi ha fatto il giro del mondo con articoli comparsi sui giornali di molti paesi.
A loro si sono uniti anche i portuali di Ravenna, i quali hanno fatto sapere che gli operatori portuali, “si rifiuteranno di essere complici nell’alimentare una guerra che sta mietendo soprattutto vittime civili in quel tremendo teatro di guerra”.
In Italia sui mass media la notizia – fatte le dovute eccezioni tra cui il nostro giornale – è circolata relativamente. Ma soprattutto è stato tenuto nascosto “l’incidente diplomatico” con Israele innescato dalla sacrosanta indisponibilità dei lavoratori portuali a rendersi complici della mattanza israeliana verso il popolo palestinese.
I portuali italiani si sono rifiutati di caricare la nave israeliana dopo aver ricevuto informazioni sul carico e sulla sua destinazione da The Weapons Watch, una rete antimilitarista con sede a Genova che monitora le spedizioni di armi nei porti europei e del Mediterraneo. Già in passato un problema analogo si era presentato al porto di Genova nei confronti di due navi che dovevano imbarcare armamenti destinati alla guerra scatenata dall’Arabia Saudita contro i ribelli Houthi nello Yemen.
Alcuni giornali israeliani però hanno svelato dei retroscena di cui in Italia non si è avuto notizia. Quando i portuali aderenti ai sindacati italiani – in particolare l’Usb e SiCobas – si sono rifiutati di caricare “attrezzature di sicurezza” su una nave che avrebbe dovuto arrivare in Israele, l’Histadrut (il sindacato sionista ndr) ha deciso in risposta di impedire il trattamento di tutte le navi nel porto di Haifa che movimentano merci italiane in Israele.
A questo punto sono dovuti intervenire il Ministero dei Trasporti e l’Ambasciata italiana in Israele e l’Ambasciata israeliana in Italia per cercare di sbloccare e risolvere la crisi.
Ma il segnale è arrivato chiaro e forte: tra i lavoratori non troverà alcuna complicità chi usa le armi per massacrare le popolazioni, né in Palestina né in Yemen, né da parte di Israele né da parte dell’Arabia Saudita.
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