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29/05/2021

I social ci rubano anche il diritto all’odio

Tempo fa Facebook mi ha sanzionato per “aver violato gli standard della community in materia di incitamento all’odio”.

E di cosa si trattava? Era un’immagine che documentava le conseguenze di un raid aereo israeliano su Gaza. Da allora chiunque avesse pubblicato qualcosa di analogo, credo, avrà ricevuto un avviso simile a quello che ho ricevuto io.

Quelle immagini suscitano, a un tempo, compassione, pietas, per le vittime ed odio, tantissimo, odio per i carnefici. Almeno in me e non me vergogno affatto, anzi, ne vado fiero.

Ricordo che il movimento pacifista ed antimperialista mondiale contro la guerra in Vietnam si nutrì delle immagini che arrivavano dal teatro di guerra, raccolte da coraggiosi cameramen e fotografi direttamente sul campo e che documentavano le atrocità compiute dagli yankees sui civili e le conseguenze dei bombardamenti con il napalm sui villaggi dei contadini.

Chi non ha mai visto quella foto in cui si vedono dei bambini seminudi scappare piangenti dalle fiamme del loro villaggio messo a fuoco dai caccia statunitensi. È un immagine iconica stampata nell’immaginario collettivo di miliardi di persone che documenta l’orrore delle guerre imperialiste in cui ormai si prendono di mira prevalentemente i civili con l’obiettivo di fiaccare lo spirito di un popolo intero.

E fin tanto che sovietici ed americani non entrarono nei lager con telecamere e macchine fotografiche, il mondo non aveva avuto nemmeno il vago sentore dell’immenso orrore dei campi di sterminio nazisti.

Non fu così anche per le immagini che ci giunsero dagli orrori di Hiroshima e Nagasaki?

Ebbene, qui siamo davanti ad una megacensura che si nasconde dietro lo scudo ambiguo e ipocrita del politically correct che ha bandito “l’odio” dalla spazio pubblico e dai social.

Due piani, che da alcuni anni a questa parte, tendono sempre più a confondersi e a sovrapporsi e dovrebbe essere oltre modo chiaro il pericolo di questa involuzione per chiunque abbia a cuore la democrazia sostanziale e la libertà di espressione.

Secondo il filosofo rumeno Emil Cioran “Storia e Odio: il secondo è il motore della prima [...] È l’odio a far andare le cose avanti quaggiù, a impedire che la Storia resti a corto di fiato. Sopprimere l’odio significa privarsi di eventi. Odio ed evento sono sinonimi...”.

Quasi tutto il Novecento è stato un secolo di grandi lotte sociali, di grandi conquiste e soprattutto, il “secolo breve” è stato il secolo della lotta di classe, fin tanto che la sbornia edonista e la caduta del muro di Berlino non aprirono quel buco nero che qualcuno si spinse a chiamare “fine della storia”.

Il Novecento è stato il secolo delle guerre, delle rivoluzioni e, soprattutto, è stato il secolo dell’odio di classe. E per dirla con Cioran, per fermare il motore della Storia bisognava trovare il modo di modo di spegnere l’odio.

Ed ecco che un social da due miliardi e mezzo di utenti si fa interprete ed esecutore di questa eterna aspirazione dei potenti i quali sanno benissimo che l’odio è un’arma potente ed un pericolo costante per tutti i regimi perché l’odio non lo spegni, l’odio cova, si accumula e, prima o poi, esplode.

E, allora, teniamo a mente la lezione di Edoardo Sanguineti: “Bisogna restaurare l’odio di classe. Perché loro ci odiano, dobbiamo ricambiare. 

Loro sono i capitalisti, noi siamo i proletari del mondo d’oggi: non più gli operai di Marx o i contadini di Mao, ma tutti coloro che lavorano per un capitalista, chi in qualche modo sta dove c’è un capitalista che sfrutta il suo lavoro.

A me sta a cuore un punto. Vedo che oggi si rinuncia a parlare di proletariato. Credo invece che non c’è nulla da vergognarsi a riproporre la questione.

È il segreto di pulcinella: il proletariato esiste. È un male che la coscienza di classe sia lasciata alla destra mentre la sinistra via via si sproletarizza. Bisogna invece restaurare l’odio di classe, perché loro ci odiano e noi dobbiamo ricambiare.

Loro fanno la lotta di classe, perché chi lavora non deve farla proprio in una fase in cui la merce dell’uomo è la più deprezzata e svenduta in assoluto?”
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