La puntata di Report di lunedì 17 maggio ha portato nelle case degli italiani la vicenda del traffico illecito internazionale di rifiuti dall’Italia alla Tunisia. Nel 2020 ben 282 container sono salpati dal porto di Salerno e sbarcati in quello di Sousse: un’esportazione che risulta irregolare e in violazione degli accordi internazionali sottoscritti da entrambi i Paesi.
Se in Tunisia c'è stato un terremoto politico, nel dicembre scorso, con l’arresto di ben 12 funzionari e addirittura del Ministro dell'Ambiente, in Italia solo da poco pare cominci a muoversi qualcosa, sebbene – come dimostra l'inchiesta di Report – ci sia l'ennesimo rimpallo di responsabilità tra livelli istituzionali.
Intanto da 11 mesi, 212 container sono sotto sequestro nel porto di Sousse in attesa di essere rispediti in Italia. Ognuno di essi “rischia di trasformarsi in una bomba. Ci sono perdite di liquidi, di acidi corrosivi“.
“Abbiamo incontrato telematicamente attivisti tunisini e il consigliere comunale di Sousse Sohayel Medimagh – afferma Giuliano Granato, portavoce nazionale di Potere al Popolo! – che temono che le reazioni chimiche che si sono attivate all'interno dei container possano mettere a rischio la vita delle migliaia di tunisini che vivono nelle immediate prossimità del porto di Sousse. Bisogna sbloccare la situazione prima che degeneri ulteriormente.”
Oltre alle interrogazioni sottoposte alla Regione Campania dalla consigliera M5S Muscarà, da un mese interrogazioni parlamentari giacciono sia al Senato (prima firmataria Paola Nugnes, Sinistra Italiana) sia alla Camera.
Doriana Sarli (Gruppo Misto) che l'ha depositata a Montecitorio, afferma: “Attendiamo una risposta che si fa ancor più urgente dopo le due inchieste di Rai News 24 e Irpi Media e ora di Report. I nostri Ministri nelle scorse settimane hanno incontrato esponenti dell'esecutivo di Tunisi; sappiamo che hanno parlato di migranti, ma nulla trapela su questo traffico illegale di rifiuti. Eppure stanno emergendo sempre più chiaramente le responsabilità del nostro Paese e il conto da pagare è già salatissimo, in termini ecologici ed economici.“
Granato e Sarli concludono: “Da una parte le persone non sono libere di muoversi; dall'altra l'immondizia viaggia senza problemi. Stiamo esportando non solo rifiuti pericolosi, ma un modello: il rischio, se non si agisce subito, è che altri pezzi del Mediterraneo possano trasformarsi in nuove Terre dei Fuochi. Bisogna fermare subito questo scempio. Rimpatriare l'immondizia, come chiedono gli attivisti tunisini, smetterla con queste politiche neo-coloniali e lavorare affinché il nostro Paese possa finalmente uscire dalla perenne emergenza rifiuti.“
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