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17/05/2021

Dall’università verso la città. “Vedo terra” si presenta e rilancia

Dopo quasi un mese di iniziative, iniziate il 19 aprile, si conclude l’occupazione del DisFor con una assemblea pubblica in cui viene rilanciata la lotta con la nascita di “Vedo Terra”, soggetto politico giovanile uscito dall’occupazione.

Nonostante i compagni e le compagne fossero impegnati nel trasloco dei materiali, l’aria non era quella di una smobilitazione ma si respirava invece la volontà di rilanciare.

Gli interventi nell’aula 2 del dipartimento hanno ricordato un anno di lotte, partendo dall’università e dal diritto allo studio, accorgendosi, durante il percorso, delle connessioni tra la lotta per un diverso modello di istruzione e un diverso modello di società.

La scoperta, per tante e tanti, che tutto ciò che accade al diritto allo studio è conseguente a ciò che accade in una società in cui non esistono più spazi per le classi popolari, per gli sfruttati. Contemporaneamente, l’idea che lottare è giusto, che mettersi in gioco non solo è possibile ma crea quelle connessioni e quella fratellanza in cui la solitudine, la disperazione smettono di essere elementi di rassegnazione e diventano uno stimolo per riconquistare il diritto a un futuro diverso.

Ad ascoltare tanti giovani e tutti coloro che in questo mese hanno condiviso esperienze, dibattiti, incontri, cortei e socialità. Insieme alle realtà che hanno sostenuto questa lotta con la quale Genova esce da un periodo di restrizioni con una iniziativa in grado di gettare un sasso senza nascondere la mano.

Dal DisFor occupato esce come soggetto politico giovanile genovese “Vedo Terra”. Laddove la terra da raggiungere è un approdo verso un nuovo sistema di relazioni sociali, di istruzione pubblica e popolare, di rinnovato protagonismo per chi non si rassegna ad essere sfruttato da un sistema sempre più in crisi e non in grado di rispondere se non a pochi padroni.

La terra che prima o poi verrà raggiunta, se ci sarà il coraggio di continuare a lottare tutti insieme. In un viaggio dove da oggi nasce un nuovo soggetto in grado di fungere da stimolo e catalizzatore per tutti e tutte.

Un enorme grazie a chi ha coraggiosamente portato avanti l’occupazione, ha chi ha resistito agli attacchi strumentali dei baroni, della stampa, di una politica indecente.

Vedremo terra, prima o poi. Forse non sarà semplice. Ma le cose da fare sono sempre difficili. Per il momento la partenza è di grande auspicio.

Collettivo Comunista Genova City Strike-NST

Di seguito il comunicato di ComeStudioGenova

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Perché salpare?

È tempesta intorno. Un anno di flutti che, violenti, si sono abbattuti sulla nostra imbarcazione, che già da tempo soffriva le continue ondate che provavano a sommergerla definitivamente. Ci hanno tolto tutto. Ma qualcuno nella barca era riuscito a tenere all’asciutto qualche pagina di libro, qualcuno, con qualche anno più degli altri, raccontava storie di un passato sommerso e, anche tra i più giovani, si amava passare il tempo a scambiarsi i racconti dei nonni.

Si teneva acceso un lume, tra i venti senza più nome.

Un anno di ondate più forti ci convincono: è tempo di rimettere mano al timone.

Dopo un anno di lotta, siamo attraccati tra i mari ad una terra sconosciuta. L’abbiamo ascoltata e ci siamo fatti suggerire dai suoi suoli come costruire tra i mari un mondo diverso. Vivere qui è stato, per tutte e tutti, avere un altrove dal quale guardare i temporali sui mari e capire che non sono necessari, ma c’è chi li provoca, chi soffia su venti di morte.

Perché allora salpare?

Perché un’isola non ci basta più: dobbiamo raggiungere il continente. È tempo di tentare, ora che abbiamo un equipaggio più vario, una barca più salda, saperi più vivi, di tentare un mare più duro, forzare di bolina venti contrari. Tenere un’ancora in università significa per noi tentare di restituirle il ruolo che dovrebbe avere: un contesto nel quale sia possibile prendere coscienza, realizzare autocritica, tracciare percorsi rivoluzionari.

Salpiamo da questi lidi come nuovo soggetto politico. Dobbiamo rimetterci in mare e tornare a confrontarci con le onde per poter rileggere quanto è successo, per poter riconoscerci e vedere quali vele si gonfieranno, ma abbiamo nuove consapevolezze.

Siamo vascello pirata che risale le correnti. Siamo scialuppa per compagne e compagni lasciati soli aggrappati ad un’asse nel mare, individualizzati e atomizzati, costretti a lottare tra loro anche se c’è chi sa che tutti saranno sommersi. Siamo presidio navigante capace di creare coscienza politica per queste vite precarie, per una generazione che è stata depredata della capacità di inscrivere la propria sofferenza su uno sfondo politico. Siamo ciurma che rifiuta i criteri dell’efficienza frettolosa e si affida ai tempi lunghi delle decisioni collettive, che preferisce andare alla deriva un’ora in più piuttosto che procedere in una direzione non comunemente scelta.

È tempo di salpare, nuovi mari ci attendono. Presto potremo nuovamente gridare: terra!

ComeStudioGenova

Fonte

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