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30/05/2021

John Carpenter - 1981 - Escape From New York (OST)

John Carpenter è uno dei registi più influenti della generazione americana degli anni '70 – decennio di rivalutazione dei cosiddetti B-movie – insieme ai coevi Brian De Palma e David Cronenberg. Con questi autori Carpenter ha sempre avuto varie caratteristiche in comune, in particolare quella di aver portato ad alti livelli un modo quasi artigianale di fare film, fatto di passione per il cinema di genere, pochi soldi e tante idee visionarie. Ma è stato soprattutto Carpenter, rivedendo con un'ottica personale i B-movie dei decenni precedenti (dai mostri della Universal ai film di fantascienza di Don Siegel e Wolf Rilla), a contribuire alla rinascita di un genere, regalandoci una serie di opere cult di enorme capacità visionaria.

Tutto questo però potrebbe non bastare a giustificare l'aura quasi mistica che avvolge il regista. Un aspetto senz'altro decisivo, che ha spinto al limite l'idea di cinema artigianale, è quello di essere stato anche l'autore delle colonne sonore di tutti i suoi film. Un risultato reso possibile dal fatto che Carpenter ha studiato musica sin dall'infanzia, grazie al padre musicista che lo ha fatto persino partecipare a diverse session con Frank Sinatra, Johnny Cash e Roy Orbison. Nonostante queste esperienze, di cui farà tesoro, John capisce presto che il suo futuro è il cinema e, forte delle sue idee chiare sin da subito, riesce a fondere la sua passione travolgente con gli studi musicali per creare qualcosa di unico.

Sia nel cinema che nella musica, Carpenter non ha mai la possibilità, né probabilmente la voglia, di realizzare opere ad alto costo, come altri registi della sua stessa generazione, partiti anch'essi con i B-movie di genere (Spielberg o Lucas, ad esempio), hanno avuto l'opportunità di fare. Questo approccio si traduce in un cinema prettamente artigianale, capace di sfornare cult-movie con budget minimi, coniugando scenari tipici del cinema di genere (horror, fantascienza) con una visione politica e sociale del tutto peculiare e alternativa (tra tutti, il film vicino alla sinistra anticapitalista "They Live" del 1988). Sul fronte delle colonne sonore, tutto ciò si traduce in musica elettronica fatta in casa, che non può rinunciare alla collaborazione di un professionista, Alan Howarth, necessaria per sopperire ai limiti tecnici di Carpenter.

Gli strumenti utilizzati da Howarth sono i sintetizzatori ARP e Prophet-5 e una drum machine Linn LM-1. A questi si aggiungono un pianoforte acustico e una o forse due chitarre elettriche. Tendenzialmente Carpenter pensa alle melodie e insieme a Howarth costruisce passo dopo passo e arrangia i brani. Nasce, quindi, una lunga e fruttuosa collaborazione, a partire dalle colonne sonore dei suoi primi film "Dark Star" (1974), "Assault On Precinct 13" (1976), "Halloween" (1978) e "The Fog" (1980), che trova il suo vertice proprio in "Escape From New York" (1981). Carpenter crea per l'occasione gli scenari di una distopia totalmente visionaria, a metà strada tra fantapolitica e fumetto. Il suo pessimismo sui destini umani non lascia spazio ad alcuna alternativa che non sia la fine di tutto. La New York degradata non è migliore del resto del mondo sopravvissuto a una guerra devastante, né di certo degli uomini che governano ciò che del mondo è rimasto. L'unico uomo diverso non è il classico "buono", ma un anti-eroe disilluso come Jena Plissken, che cerca in ogni modo di salvare se stesso ma rinuncia a salvare il mondo, ritenendolo ormai perduto per sempre.

Gli scenari oscuri (il film è interamente ambientato di notte) sono accompagnati da ritmi martellanti di elettronica e drum machine, come a scandire il tempo che continua ad avanzare verso un finale inevitabilmente disastroso. Fa eccezione il brano introduttivo, la celeberrima "Man Title". Se, a dire di Carpenter, le influenze principali di questo brano sono stati i Tangerine Dream e addirittura i Police, è impossibile non pensare a quanto importante sia stato l'ascolto delle colonne sonore dei film di genere italiani, dai Goblin a Morricone e a Micalizzi. La sintesi operata da Carpenter e Howarth è comunque perfetta: poche note di synth, un piano elettrico, un loop, una drum machine, una melodia memorabile e il gioco è fatto. Ma nonostante questo sia il brano che oggi tutti potrebbero riconoscere in pochi secondi, è probabile che non sia per questo che "Escape From New York" possa essere considerato una pietra miliare.

È nei brani successivi, infatti, che l'influenza anche musicale di Carpenter diviene davvero immensa. Quanto l'elettronica successiva debba alle sue intuizioni non è semplice dirlo. Un brano come "The Bank Robbery" è emblematico. Tutto si costruisce per aggiunta progressiva di elementi, uno dopo l'altro. Prima una cassa, poi una chitarra, poi un suono che ricorda una maracas, per andare avanti con rullanti, effetti elettronici, battiti di mani, percussioni. È una continua addizione di elementi sonori, sulle orme di esponenti del minimalismo americano come Steve Reich. Il brano tende a cambiare lentamente mantenendo una struttura sempre simile, con poche note di riferimento che si ripetono costantemente. La stessa operazione è ripetuta in altri due classici, "The Duke Arrives/The Barricades" e "President At The Train", dove semplicemente cambiano di poco le note ripetute della chitarra. Come sempre, la ripetizione crea ipnosi e i ritmi di Carpenter danno l'impressione di poter durare in eterno senza stancare mai. Addirittura in "He's Still Alive/Romero" e "Police Action" sono solo due note ribattute a creare la tensione necessaria.

Brani come "The President Is Gone" e "Romero And The President" sembrano anticipare band storiche della musica elettronica, penso ad esempio ai Boards Of Canada che è difficile immaginare senza alcune delle intuizioni di Carpenter. "Engulfed Cathedral" è un'interpretazione del preludio di Debussy "La Cathédrale engloutie (The Sunken Cathedral)", un tentativo molto rischioso che può considerarsi riuscito e ben inserito nelle immagini del film. Estremamente minimale e decisamente figli della colonna sonora di "Halloween", sono invece "Arrival At The Library" e "Across The Roof", i due momenti più legati al suono del pianoforte.

Se vi sono tracce di musica cosmica, queste vanno infine cercate nelle due versioni di "Back To The Pod", in particolare nella seconda che si accende nel momento dell'arrivo dei pazzi, e in "Descent Into New York", che ci fa cadere per la prima volta nelle tenebre di una città senza luce.

"Escape From New York OST" è pubblicato per la prima volta nel 1981 in una versione ridotta di tredici brani; nel 2000 sarà stampata la versione completa definitiva e rimasterizzata, contenente ventotto brani (di cui otto sono dialoghi tratti dal film). La recensione si riferisce alla versione completa del 2000. 

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