Le armi nucleari tattiche sono state costruite per essere usate senza provocare necessariamente una risposta nucleare strategica.
L’uso in una zona limitata e periferica non è impensabile e la risposta potrebbe essere altrettanto periferica e limitata.
E l’Europa, di fronte alle superpotenze nucleari, è periferia.
Pensate davvero che di fronte a un attacco nucleare alla base di Sigonella, gli Usa attaccherebbero Mosca, mettendo a rischio la loro esistenza, e non si limiterebbe a distruggere una qualche base russa in Bielorussia?
Lo stesso vale per le armi chimiche e biologiche.
Quale presidente americano sarebbe disposto a mettere a rischio la sicurezza delle sue città per fermare la desertificazione di qualche fiorente regione europea?
In guerra non esistono limiti. Tutte le armi che possono essere usate, senza scatenare l’olocausto finale, vengono usate.
E, a parte Inghilterra e Francia che potrebbero dare una risposta strategica, il resto dell’Europa è sostanzialmente disarmata.
Terreno di conquista e di sperimentazioni.
I suoi popoli sono sacrificabili, le sue nazioni insignificanti sul piano strategico.
Non sono attori come nei due conflitti mondiali precedenti, ma comparse.
L’Europa verrà ucrainizzata.
Gli americani ci manderanno tutte le armi che servono a difenderci, perfino qualche battaglione di nazisti dell’Illinois che si asserraglieranno nei sotterranei del Vaticano, disposti a vendere cara la pelle.
Ognuno alla fine penserà a salvare la propria casa e a tenere la guerra lontana dal proprio cortile.
Rimarranno solo montagne di macerie e di morti.
Ma queste sono solo fantasticherie.
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