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22/04/2022

Italia - Un “buco nero” per i giovani, soprattutto per le ragazze

La presentazione del Rapporto Bes 2021 (Benessere Equo e Sostenibile) dell’Istat ha confermato che l’Italia è al primo posto in Europa per presenza di Neet, ossia di giovani che non studiano e non lavorano. E il fenomeno è in crescita in modo particolare per le ragazze.

Il nostro Paese mantiene uno sgradevole primato per l’alto numero di questo particolare segmento di giovani, tra 15 e 29 anni, che non sono più inseriti in un percorso scolastico o formativo e neppure impegnati in un’attività lavorativa, noti come Neet, Not in Employment, Education or Training.

Nel 2021, tra i giovani di 15-29 anni, il 23,1% (quasi uno su quattro) non studia né lavora. È un dato in calo rispetto al 2020, quando avevano raggiunto il 23,7%, ma con un incremento di 1,6 punti percentuali rispetto all’anno precedente la pandemia. Tra le donne il 25% non fa formazione né lavora (erano il 25,8% nel 2020), mentre tra gli uomini sono il 21,2%, erano il 21,8% nel 2020.

Le differenze regionali rimangono elevate e ricalcano la divaricazione tra il Nord e il Meridione. Le regioni con la quota più elevata di Neet sono la Puglia (30,6%), la Calabria (33,5%), la Campania (34,1%) e la Sicilia (36,3%).

Nonostante la diminuzione dell’indicatore rispetto al 2020, l’Italia continua a posizionarsi ancora molto al di sopra degli altri paesi europei. Inoltre nel nostro Paese – a differenza di quanto avvenuto negli anni più duri della crisi economica, quando per effetto del maggiore incremento tra i giovani maschi le due componenti di genere si erano avvicinate – durante la prima fase della pandemia sono soprattutto le ragazze tra i 15 e i 19 anni a peggiorare di più con un forte incremento dell’incidenza di Neet, che le allontana dai corrispondenti giovani maschi.

Nel primo trimestre del 2021 inoltre si osserva una seconda fase di incremento dell’incidenza dei Neet, più in Italia che nel resto della Ue (rispettivamente +0,6 punti e +0,1 punti rispetto al trimestre precedente) e, nel nostro Paese, più forte tra le femmine che tra i maschi (+1,0 punti rispetto a +0,2 punti).

L’ultimo dato europeo disponibile per il confronto, riferito al terzo trimestre 2021, mostra che, complessivamente, rispetto all’inizio del 2019, in Ue l’incidenza di Neet ha ripreso a calare ma con velocità differenti: più velocemente per le giovani e i giovani in Spagna (rispettivamente -2,6 e -1,1 punti percentuali nel terzo trimestre 2021 rispetto al primo trimestre 2019), più lentamente in Italia (rispettivamente -0,7 e -0,1 punti).

Non sembrano quindi bastare i nomi pomposi come Next Generation Eu per invertire una tendenza alla regressione sociale del paese, soprattutto per le nuove generazioni. Del resto andando a mettere il naso nel PNRR si vede bene che le priorità indicate dal governo e dalle classi dirigenti europee sono altre. Non hanno una idea di futuro perché hanno ipotecato il presente con le loro devastanti e inservibili ricette competitive e neoliberiste.

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