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25/04/2022

Viva il 25 aprile giù le mani dal 25 aprile

Il partito unico guerrafondaio si è impadronito del 25 aprile e dichiara ufficialmente fascista o complice dei fascisti chiunque non si arruoli nella guerra in Ucraina. Oggi, invece che semplicemente scrollare le spalle con disprezzo verso questa accusa falsa e ridicola, vorrei rispondere seriamente ad essa. Non tanto perché creda di convincere i fanatici della guerra, ma per rendere più chiara la loro malafede.

L’Ucraina è stata sicuramente aggredita dalla Russia, e ovviamente ha il diritto di difendersi, non ci possono essere giustificazioni per Putin ed il suo governo, non si invade e bombarda nessun paese, per nessuna causa. Questo è un punto fermo. Ma il diritto alla difesa deve valere per tutti.

Lo avevano l’Iraq di Saddam Hussein, la Serbia di Milosevic, la Libia di Gheddafi, l’Afghanistan dei Talebani, e altri stati aggrediti dalla NATO.

Il diritto a difendersi, che non è certo quello di trasformare questa difesa nella terza guerra mondiale, è naturale in uno stato invaso militarmente da un altro, ma questo non implica che si sostenga il regime e l’ideologia dello stato aggredito. Per questo il paragone tra la guerra Ucraina e la Resistenza Partigiana italiana è un falso storico e una mistificazione politica, che aggrava la guerra e minaccia la NOSTRA democrazia. Almeno per queste ragioni.

1) I nostri Partigiani erano ribelli all’occupazione nazista e al collaborazionismo fascista, erano cioè volontari che a rischio della vita rifiutavano la leva obbligatoria della Repubblica Sociale di Mussolini. In Ucraina contro la Russia c’è un esercito regolare, potentemente armato e istruito dalla NATO, che si fonda sulla leva obbligatoria e sulla legge marziale per tutti i maschi da 18 a 60 anni.

2) Anche se fra essi c’erano monarchici fedeli al re e allo Stato sabaudo, la grande maggioranza dei Partigiani era repubblicana e voleva una rottura e non la continuità con lo stato precedente. Essi non si battevano solo per la Patria invasa, ma per UN’ALTRA Patria, diversa da quella che era stata l’Italia fino ad allora. Cioè la lotta partigiana era contro l’invasione, per una democrazia antifascista, per la giustizia sociale, per il cambiamento rispetto al passato.

La guerra ucraina è sì contro gli invasori, ma per difendere lo stato ed il potere come si sono definiti dopo il colpo di stato del 2014, senza alcuno degli obiettivi politici e sociali della Resistenza, anzi con il rifiuto di essi nel nome di un nazionalismo sempre più estremo.

3) L’Ucraina NON è una democrazia. Dopo il colpo di stato del 2014 sono stati messi fuorilegge i comunisti e le sinistre e le carceri si sono riempite di prigionieri politici. Squadroni della morte hanno ucciso giornalisti scomodi e dissidenti. Soprattutto si è imposta al paese una sola identità etnica ed è stato cancellato ogni pluralismo: russi, ungheresi, slovacchi, rom sono stati privati delle loro autonomie e hanno visto soppresso persino il diritto alla lingua madre. Sono state varate leggi etniche per definire l’identità dei veri ucraini.

Zelensky era stato eletto nella speranza che cambiasse qualcosa, soprattutto rispetto alla estrema corruzione del regime del suo predecessore Poroshenko. Ma il potere degli oligarchi e delle milizie armate dalla NATO alla fine gli ha imposto di non cambiare nulla.

Oggi il capo del principale partito di opposizione moderata, con molti parlamentari, è in carcere ed è vietata l’attività politica di ogni partito tranne quello di Zelensky. I servizi segreti arrestano ogni persona sospetta di attività anti patriottica, nessuno può esprimere opinioni diverse da quelle del governo pena l’arresto o l’uccisione sommaria.

Se pensiamo alla vita democratica delle zone liberate dai Partigiani durante la guerra, ad esempio la Repubblica di Montefiorino, e la confrontiamo con quella dell’Ucraina di oggi non c’è nulla, ma proprio nulla in comune.

4) Essere antifascisti nel senso che questa parola ha ancora oggi da noi, nell’Ucraina attuale è impossibile senza rischiare persecuzioni o peggio. L’equivalente del nostro 25 aprile, il 9 maggio, è stato abolito come festa e sostituito dal 14 ottobre, che celebra il nazionalismo ucraino, compreso Stepan Bandera, fascista antisemita collaborazionista dei nazisti e assassino di ebrei e polacchi. I nazisti di Azov e bande armate simili sono parte integrante del sistema di potere ucraino. Sarebbe come se da noi diventasse festa nazionale al posto della Liberazione il 24 maggio, data dell’entrata dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale, esaltando il nazionalismo dei Savoia, di D’Annunzio, di Mussolini. Oppure se il 2 giugno, nel nome della riconciliazione nazionale e dell’anticomunismo, si celebrasse anche la Repubblica di Salò.

5) Il governo ucraino rivendica giustamente il principio dell’autodeterminazione dei popoli, ma lo nega totalmente alle popolazioni della Crimea e del Donbass, contro le quali è in una feroce guerra dal 2014. Uno degli obiettivi dichiarati della guerra in corso è la riconquista di tutti quei territori. Gran parte della Resistenza Italiana non aveva nulla a che fare con il nazionalismo sciovinista dei sacri confini.

6) Il principale risultato della della Resistenza italiana è stato la Costituzione repubblicana antifascista. Non c’è nulla nell’Ucraina di oggi che faccia pensare che una vittoria contro i russi porti ad un risultato simile.

Naturalmente tutto questo non assolve il governo russo dalla condanna per l’aggressione bellica in corso. Né tantomeno definisce la Russia come una democrazia antifascista. La sola soluzione alla guerra non è la vittoria di uno dei due contendenti, ma un compromesso che apra la via al disarmo e alla pace.

Il punto però è che i guerrafondai di casa nostra, non vogliono trattative ma vogliono vincere la guerra, anche a costo della terza guerra mondiale. Essi non accettano nessuna condanna della Russia che non sia accompagnata dalla esaltazione della NATO e del regime ucraino. Chi non parla come loro è accusato di essere filo Putin. Perché?

Perché i guerrafondai vogliono difende il potere della NATO di intervenire in armi in altri paesi, senza che nessun altro compia imprese simili. Vogliono il monopolio della guerra, non la fine della guerra.

In secondo luogo esaltano il regime autoritario e nazionalista ucraino perché per essi la democrazia è solo una parola che copre il diritto dell’Occidente bianco di affermare il proprio potere ed i propri interessi nei confronti del resto del mondo.

Non a caso tutti costoro reagiscono indignati se si fa loro presente che il popolo arabo di Palestina ha lo stesso identico diritto degli ucraini di difendersi dall’occupazione militare di un’altra stato. Ma per i guerrafondai occidentali ciò che vale per la Russia non vale per Israele; e viceversa.

Il 25 aprile è festa della Liberazione, prima di tutto dalla guerra e dal fascismo. Ognuno può viverla come vuole, ma nessuno può imporre ad altri di trasformare la festa dei Partigiani in quella della Forze Armate, di stravolgere Bella Ciao nella Canzone del Piave.

Il 25 aprile ci ha dato l’articolo 11 della Costituzione, il ripudio della guerra, e manifestare per quel ripudio contro i guerrafondai mi pare la migliore coerenza partigiana.

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