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14/04/2022

“I giovani costretti a crescere più rapidamente”. Il 22 aprile dice anche questo

Il 22 aprile scioperano anche studentesse e studenti insieme agli operai, contro l’economia di guerra ma anche per rimettere in campo una alternativa per il cambiamento che sembrava rimossa da troppo tempo.

Questa generazione di studentesse e studenti è passata attraverso due anni durissimi: la pandemia, la recessione economica, due studenti morti durante l’Alternanza Scuola-Lavoro ed ora la guerra. Una realtà che ha costretto moltissimi giovani a crescere più rapidamente delle generazioni precedenti.

Abbiamo rivolto alcune domande a Tommaso Marcon, studente ed esponente di Osa (Opposizione Studentesca d’Alternativa).

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La giornata del 22 aprile con lo sciopero operaio convocato dall’USB, era stata pensata in un contesto che è stato bruscamente cambiato dalla guerra. Il paese era già dentro una pesante crisi economica e sociale ma adesso sta andando rapidamente molto peggio. Anche gli studenti di OSA hanno convocato lo sciopero per il 22 aprile. Che valutazione avete fatto come studenti cresciuti praticamente in questi anni di crisi permanente?

È vero, l’idea di una mobilitazione di studenti e operai per il 22 aprile nasce prima dello scoppio della guerra, in un contesto di crisi già di per sé pesante e che il conflitto in Ucraina – e i suoi molteplici effetti – non ha che aggravato.

La linea bellicista e guerrafondaia del governo Draghi, l’aumento delle spese militari a discapito di quelle sociali, il carovita e via dicendo confermano le ragioni della mobilitazione del 22 e dell’alleanza Studenti – Operai, protagonista di quella giornata.

Anche questo ci ha spinto a scegliere, come OSA, di indire lo sciopero studentesco per il 22, nella stessa giornata di quello operaio e della manifestazione nazionale unitaria a Roma.

Questa scelta non era scontata: avremmo potuto decidere di limitarci alla sola presenza militante al corteo pomeridiano, momento fondamentale, occasione materiale di ricomposizione politica dei due settori coinvolti, di riconoscimento, di affermazione di questa Alleanza nel paese e del suo portato politico.

Questo ci sarebbe potuto bastare; eppure, abbiamo deciso di osare ancora di più – come è nella nostra indole – e indire lo sciopero anche degli studenti, per far vivere la giornata del 22 nelle scuole e nel conflitto di massa, proprio come faranno gli operai nei magazzini, nei porti, nelle fabbriche, nei campi e nei posti di lavoro con lo sciopero operaio proclamato dall’USB.

Vogliamo che il 22 sia una giornata di lotta complessiva e diffusa nel Paese, da far vivere nelle scuole e nei posti di lavoro, capace di trovare il suo momento massimo di ricomposizione ed espressione politica nel corteo che partirà da Piazza della Repubblica a Roma alle ore 14.

Un aspetto decisamente inedito che è venuto emergendo è l’unità tra operai e studenti. Su vari striscioni avete scritto “Operai-studenti figli della stessa rabbia”. Come è nato e come sta crescendo questa alleanza di due settori significativi del blocco sociale antagonista?

Abbiamo iniziato a ragionare la costruzione dell’alleanza Studenti–Operai alla fine della prima fase del ciclo di mobilitazioni studentesche degli ultimi mesi, che potremmo chiamare la “fase romana”.

Questa si è sviluppata da ottobre a dicembre, mesi in cui c’è stata l’esplosione del fenomeno delle occupazioni con più di 60 scuole occupate a Roma e altre poche in alcune città, in cui questo fenomeno di massa sarebbe scoppiato dopo gennaio.

Ecco, alla fine di questa prima ondata di mobilitazioni, concentrata prevalentemente a Roma, abbiamo iniziato a ragionare questa alleanza, in quanto consapevoli che storicamente i movimenti studenteschi, quando non si sono relazionati con le lotte dei lavoratori, sono stati incapaci di svolgere a pieno una funzione generale di cambiamento nella società.

Abbiamo scelto però di costruire questo rapporto non con “tutti i lavoratori” genericamente intesi, bensì con lo specifico settore Operaio.

Si può dire che è stata la realtà a spingerci in questa direzione: le riforme dell’istruzione degli ultimi anni (e quelle prossime che il Ministro Bianchi si prepara ad attuare) hanno piegato e conformato la scuola alle “esigenze produttive” dei padroni e agli interessi della Confindustria.

È esattamente questa impostazione del modello scolastico italiano che porta i nostri destini, di studenti e operai, a incontrarsi inevitabilmente. L’Alternanza Scuola Lavoro, con cui noi studenti veniamo introdotti nelle aziende e sottoposti allo sfruttamento vigliacco che colpisce già gli operai, è la massima esemplificazione di cosa è oggi la scuola italiana.

È così che abbiamo iniziato a costruire questa alleanza, forti anche della ripresa di una diffusa conflittualità operaia. Il primo passo è stato quello dell’assemblea operaia a fianco dei lavoratori Bertani a Livorno, il 14 gennaio, da cui è stata lanciata la mobilitazione operaia per il 29 gennaio a Livorno. Da lì, come OSA, abbiamo iniziato a fare le prime assemblee studentesche nei territori con delegati USB, iniziando a ragionare l’alleanza studentesco – operaia in vista della data del 29.

Il 21 gennaio è poi morto Lorenzo Parelli, studente 18 enne, schiacciato da una putrella di acciaio mentre si trovava in un’azienda in provincia di Udine per il suo ultimo giorno di Alternanza Scuola Lavoro.

Le mobilitazioni studentesche che si sono da subito generate in tutta Italia contro l’Alternanza Scuola Lavoro, peraltro passate alla cronaca per la feroce repressione poliziesca che gli studenti hanno subito, non hanno che confermato la validità della piazza del 29 e dell’alleanza che si andava profilando a partire da quel corteo.

È infatti da lì che si sono moltiplicate le iniziative di convergenza fra studenti e operai, nei picchetti fuori dai magazzini alle assemblee di istituto nelle scuole, dagli interventi operai alle assemblee nazionali studentesche a quelli di studenti nelle assemblee operaie, e via dicendo. I momenti sono stati molteplici e variegati.

Una cosa però va detta: non avremmo potuto cominciare a costruire questo rapporto senza la solida relazione costruita negli anni fra l’USB e OSA. È questo il cemento dell’alleanza, il fattore fondamentale che permette e completa l’equazione.

Gli studenti sono stati in primo piano nelle mobilitazioni sull’emergenza ambientale e durante la pandemia di Covid. Poi la brutalità del sistema dominante li ha colpiti con i due ragazzi morti durante gli stage o l’alternanza scuola lavoro. Che effetto ha avuto la morte di questi due ragazzi sulle mobilitazioni studentesche?

Le morti di questi due ragazzi hanno caratterizzato il ciclo di mobilitazioni studentesche degli ultimi mesi; in particolare, quella di Lorenzo Parelli ha segnato un prima e dopo nelle proteste.

L’impatto emotivo per la vicenda ha fortemente colpito gli studenti, portando a una loro maggiore partecipazione alle proteste, inizialmente esplose solo a Roma ma che a seguito di questo evento si sono estese a tutta Italia.

Non secondario è stato il ruolo della repressione dello Stato e la conseguente mediatizzazione delle violenze poliziesche di piazza: questo ha obbligato gli studenti a un salto di qualità politico ma, diventando le mobilitazioni studentesche oggetto di dibattito pubblico nel paese, si è anche mostrata la potenzialità del conflitto come arma di riscatto e di emersione dalla situazione di insofferenza in cui ci troviamo, con cui esercitare una funzione di cambiamento nella società.

Il vero dato importante segnato dalla morte di Lorenzo però è stata la radicalizzazione della protesta, non tanto nelle pratiche quanto dal punto di vista politico. Infatti gli studenti che si sono mobilitati in tutta Italia a seguito di questo evento drammatico lo hanno fatto assumendo come propria la richiesta di abolizione dell’Alternanza Scuola Lavoro (ASL).

Questo ha rappresentato un avanzamento significativo del movimento degli studenti. La nostra organizzazione è nata nel 2018 ponendo alla base della sua proposta politica l’abolizione diretta, senza riserve, dell’Alternanza.

Ci siamo dovuti scontrare, da quando siamo nati, non solo con l’accettazione passiva dell’ASL da parte degli studenti, ma anche e soprattutto con le posizioni di diverse realtà studentesche volte a legittimare questo progetto barbaro, chiedendo la “Buona Alternanza” (come nel caso delle strutture giovanili legate alla CGIL), oppure proponendo una retribuzione dell’Alternanza; posizione economicista di chi è incapace di comprendere la funzione di asservimento anche ideologico allo sfruttamento che ha questo progetto.

In questo senso, le mobilitazioni che negli ultimi mesi si sono caratterizzate per la richiesta di abolizione hanno significato un notevole passo avanti perché hanno messo in discussione senza ambiguità il progetto cardine della Scuola Azienda, fatto su commissione diretta della Confindustria, in linea con i diktat dell’Unione Europea.

Infine, pensiamo che oggi sia l’abolizione dell’Alternanza Scuola Lavoro il terreno privilegiato su cui si gioca la ricomposizione fra studenti e operai.

Non è solo un elemento di riconoscimento, con la vicenda terribile delle morti sul lavoro, della nostra comune condizione di oppressi e sfruttati, ma molto di più.

Se è vero che questo progetto è di vitale importanza per i padroni perché è su di esso che si basa la riproduzione di una società in cui vige lo sfruttamento, e in cui chi lo subisce ne è addomesticato, lottare uniti, studenti e operai, contro l’Alternanza Scuola Lavoro significa andare molto oltre la semplice richiesta di abolizione, significa iniziare a mettere in discussione un intero modello di società ingiusta e sbagliata.

È così che possiamo avere una funzione generale di cambiamento dello stato di cose presenti. Questo ruolo spetta a noi, studenti e operai, uniti.

Alla fine di due anni durissimi è arrivata anche la guerra. Gli studenti come stanno valutando e vivendo una fase come questa ipotecata dalla guerra che ormai sta coinvolgendo sul piano materiale, politico ed ideologico il nostro paese?

A questa domanda non esiste una risposta univoca. Lo spaesamento, la confusione e l’assenza di prospettive sono ormai da tempo i leitmotiv della “generazione Covid”, perennemente disorientata e abbandonata.

L’operazione di arruolamento all’interventismo bellicista voluta dal governo Draghi ad oggi, sugli studenti, non sta riuscendo. Come nella società tutta, del resto.

Al contempo però non abbiamo registrato nelle ultime settimane una disponibilità diffusa alla mobilitazione degli studenti contro la guerra, come invece c’era stata in altre occasioni.

Questo, probabilmente, è il riflesso della complessità della situazione e di questa guerra, non la “classica” asimmetrica fra le potenze imperialiste occidentali e una potenza regionale minore, ma una scesa in campo diretta della Russia – e del suo importante apparato bellico e militare – contro gli interessi NATO e la sua espansione ad Est.

Non è detto però che questa disponibilità alla mobilitazione non maturi col passare del tempo.

Il carovita, l’indirizzamento dei fondi agli armamenti e non all’istruzione, il rischio concreto di conflitto nucleare, insieme all’arroganza sfacciata con cui il governo Draghi conduce la guerra interna a chi si pone in alternativa alle sue politiche, sono contraddizioni che gli studenti non ignorano ed è da queste che si può sviluppare una mobilitazione di massa contro la guerra.

Lo sciopero studentesco che abbiamo indetto per il 22 ha, come punto centrale, l’opposizione alle politiche di guerra di Draghi, UE e NATO. Il 22 sarà dunque per noi un primo banco di prova, per testare le possibilità e le forme di costruzione di un movimento studentesco contro la guerra.

La possibilità di riunirci in piazza con i lavoratori che a Genova e a Pisa hanno bloccato le armi può essere un punto di forza fondamentale anche per noi studenti: gli operai si stanno dimostrando la vera avanguardia nel paese nell’opposizione ai piani di guerra del Governo Draghi, riuscendo a coinvolgere e far mobilitare con loro più vasti settori della società, incluso quello studentesco. Anche in questo caso, l’Alleanza Studenti – Operai dimostra la propria forza e potenzialità

Dopo anni di letargo e pensiero debole, il conflitto operaio e studentesco sembra aver ritrovato dentro la crisi – e la sua acutizzazione con la guerra – una funzione, una identità di classe e una aspirazione al cambiamento che sembravano rimosse.

I lavoratori aeroportuali di Pisa e i portuali di Genova hanno bloccato il traffico di armi costruendo intorno a loro una alleanza sociale molto ampia. A distanza di decenni dai momenti alti del movimento operaio, possiamo dire che quando prendono l’iniziativa gli operai hanno nuovamente la capacità di unire intorno a sé un blocco sociale più ampio?

Certo, assolutamente sì. Gli operai, per la loro posizione nella società e nel processo produttivo, possono svolgere una funzione generale fondamentale per il cambiamento della realtà, riunendo attorno alla propria mobilitazione diverse parti della società proprio per questo.

Non ci dimentichiamo degli studenti però: anche loro hanno avuto nella storia una funzione politica di cambiamento importante, soprattutto nella messa in discussione del modello di società complessivo. Le mobilitazioni giovanili sui temi dell’ambiente degli ultimi anni e della scuola degli ultimi mesi ci dicono – anche – questo.

Oggi non siamo sicuramente in un momento alto del conflitto di classe, sia dal punto di vista studentesco che operaio; anzi, tutt’altro. La costruzione della nostra alleanza è però oggi fondamentale perché sul campo, mobilitandoci negli ultimi mesi e anni, abbiamo dimostrato la potenzialità della nostra forza.

Se oggi la nostra proposta politica saprà infilarsi nelle contraddizioni del sistema e legarsi alla rabbia di tutti gli oppressi, la nostra forza, da potenziale, si potrà trasformare in forza reale, capace di cambiare tutto.

Proviamoci: non abbiamo nulla da perdere.

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